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Autismo a Messina: si apre il centro, ma alla festa manca chi l’ha preteso col suo dolore. Pino Currò ha vinto ma manca il suo nome

- 06/06/2025
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Quasi come un miracolo si conclude uno degli iter amministrativi messinesi più complessi, dolorosi e farraginosi che Messina ricordi. Il 16 giugno prossimo l’ASP, con l’IRCCS, l’Ordine dei Medici e molti altri si apprestano a tagliare finalmente il nastro del Centro Diurno per l’Autismo a Messina : l’unica cosa di cui non vi è traccia è l’intitolazione a Pino Currò. Un padre di persona autistica morto ancor prima di vedere risolto il suo sogno di un centro diurno a Messina. Di lui non vi è traccia nella nota stampa dell’ASP che ne annuncia l’apertura.

“Finalmente”. Quindi, è questa la parola che aleggia, carica di anni di speranze e frustrazioni, sull’inaugurazione del nuovo centro diurno per l’autismo di Messina, che aprirà i battenti il 16 giugno. Un evento che per le istituzioni rappresenta una “giornata storica”, ma che per centinaia di famiglie suona più come la fine di un’odissea. Una festa a cui, tragicamente, non tutti i protagonisti di questa battaglia potranno partecipare.

Questo non è solo il racconto di un taglio del nastro, ma un’interrogativo sul perché si sia dovuto attendere così a lungo e sulle cicatrici che questa attesa ha lasciato, incarnate nella storia di chi ha combattuto fino all’ultimo respiro senza poter vedere il risultato.

Un Calvario Lungo Otto Anni

L’iter per dare a Messina un centro diurno pubblico per l’autismo è un monumento all’inerzia burocratica. La sua storia affonda le radici in un Accordo di Programma del 14 aprile 2017. Quell’intesa, firmata da Comune di Messina, CNR e IRCCS Centro Neurolesi “Bonino Pulejo”, prevedeva la creazione di un ambizioso “Bio-Parco delle Intelligenze e delle neuro-fragilità” nell’ex Istituto Marino di Mortelle. Un progetto magnifico sulla carta, che però, per anni, è rimasto lettera morta.

Il primo, grande ostacolo, emerge solo con il tempo: nell’accordo originale mancava il soggetto attuatore fondamentale, l’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP), l’unica titolata a gestire un servizio sanitario di quella portata. Una svista che ha paralizzato il progetto per un lustro, tra rimpalli di responsabilità e una palude politica che ha inghiottito le speranze delle famiglie. Solo nel giugno 2022, dopo pressioni costanti, si è arrivati a un tavolo tecnico per modificare quell’accordo, ma il tempo perso non sarebbe tornato indietro.

Il Volto della Battaglia: La Storia e il Dolore di Pino Currò

Questa odissea ha un volto e un nome che più di ogni altro ne riassume il dramma: Pino Currò. Anima dell’associazione “Il Volo”, padre coraggioso di un ragazzo autistico, Pietro questo centro lo ha sognato, preteso e sudato, ma non lo vedrà mai. È scomparso prima che il traguardo fosse tagliato, consumato da una battaglia che era diventata la sua ragione di vita.

Pietro ha speso gli ultimi anni della sua esistenza a combattere contro i muri di gomma della burocrazia e dell’indifferenza. Le sue denunce pubbliche, gli appelli sui giornali, le proteste silenziose erano cariche del suo dolore personale di padre, un dolore che aveva saputo trasformare in una battaglia collettiva per il diritto alla cura di tutti. Ha incontrato politici, bussato a ogni porta, descritto con lucidità le difficoltà insormontabili di una famiglia con un figlio autistico in una città senza servizi adeguati. Ha raccontato l’umiliazione di dover cercare altrove ciò che dovrebbe essere un diritto garantito a casa propria.

Dopo la sua prematura scomparsa, la comunità e le altre associazioni avevano chiesto a gran voce che il nuovo centro portasse il suo nome. Un gesto simbolico, un doveroso risarcimento morale per l’uomo che aveva sacrificato tutto per quella causa. Un appello, ad oggi, rimasto inascoltato. La mancata intitolazione del centro a Pietro Currò è una seconda beffa, un’amnesia istituzionale che ferisce tanto quanto il ritardo.

La sua assenza all’inaugurazione del 16 giugno è la rappresentazione più crudele del fallimento dello Stato. È la prova tangibile che, quando i diritti vengono concessi troppo tardi, la vittoria ha sempre un sapore amaro.

I “Viaggi della Speranza”: il costo pagato dalle famiglie

Mentre Pietro Currò combatteva la sua battaglia, centinaia di altre famiglie vivevano lo stesso dramma. Senza un centro pubblico, l’unica alternativa è stata la fuga. Un esodo silenzioso e costoso verso i centri convenzionati della provincia, o, per chi poteva, verso altre regioni. “Abbiamo perso anni preziosi,” denuncia una madre. “Anni che nessuno ci restituirà”.

La mancanza di un polo pubblico ha creato una profonda disuguaglianza sociale, lasciando indietro i più deboli.

Ora la sfida è onorare la sua memoria

Il 16 giugno, a Mortelle, si celebrerà dunque una vittoria. Ma sarà una vittoria mutilata, che porta le cicatrici di una battaglia estenuante. L’apertura del centro è un punto di partenza, non un arrivo. La vera sfida inizia ora: garantire che funzioni a pieno regime, che sia all’altezza delle speranze che ha generato.

La città di Messina e le sue istituzioni hanno il dovere morale di chiedere scusa. E il modo migliore per farlo non è con i discorsi di circostanza, ma assicurando che quel “finalmente” si traduca in un servizio impeccabile ed eterno. Per onorare la memoria di chi, come Pino Currò, ha lottato fino all’ultimo respiro senza poter vedere il giorno della vittoria.

BASILE