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Cardiochirurgia Pediatrica: perché non svelare subito il “segreto di Schifani”? La morte di Cristian a Palermo e le radici della protesta dei genitori dei pazienti di Taormina

- 23/06/2025
Cardiochirurgia Pediatrica del Mediterraneo

La battaglia dei genitori di Taormina si fonda sulle criticità del reparto di Palermo, certificate da un’inchiesta dopo la morte di un bambino. Tra medici “spettatori”, silenzi istituzionali e il gioco politico di Schifani e De Luca, la cronaca di un’eccellenza che si vuole sacrificare per un progetto pieno di dubbi e paure.

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Cardiochirurgia Pediatrica del Mediterraneo. Si insiste nel voler trasferire a Palermo i pazienti di Taormina, che è un centro vitale di eccellenza riconosciuta per tutto il Sud Italia. Mentre la politica, da Schifani a De Luca, tace sulla misteriosa “soluzione”, la domanda è una: perché la burocrazia vale più della vita?

Perché il presidente della Regione, Renato Schifani, non mette fine a quest’agonia? Perché il suo nuovo alleato, il sindaco di Taormina Cateno De Luca – trasformatosi da feroce accusatore a messaggero “fulminato sulla via di Damasco” – custodisce una presunta “soluzione” come fosse il segreto di Fatima? Se esistono trattative o tempi tecnici, perché Schifani non si presenta di persona a rassicurare quelle famiglie, invece di mandare, anche se tardivamente, il suo “avatar” che, stando ai video poi quasi del tutto spariti dai social, finisce per perdere la pazienza con una madre in lacrime?

Questo è quel che dovrebbe accadere. Che ci auspicheremmo ma che ad oggi non accade, mentre succede, invece, che un Cateno De Luca perda la pazienza e lasci il colloquio con chi soffre e dispera, quasi sbattendo la porta e con le lacrime di una madre che si sfoga davanti ad una telecamera che in pochi hanno riportato (Anzi, il video dell’incontro di De Luca con i genitori, è proprio sparito! Rimpiazzato su molti luoghi giornalistici social con una formale intervista proprio al “portavoce” del presidente Schifani).

L’annuncio di “una soluzione” misteriosa non basta. Certo che non basta. Perché l’appello dei genitori dei bambini assistiti, curati, salvati dal CCPM di Taormina, la loro tenace disperazione, ha radici che si affondano non solo nel disagio di dover coprire chilometri in più. Per i figli si fa questo e altro, e questi papà e mamme lo stanno ampiamente dimostrando. Il presidio deriva da un filo tragico e indissolubile che lega la morte di un bambino di 7 anni ed il futuro della cardiochirurgia pediatrica in Sicilia. Quel filo ha svelato una verità scomoda: il “nuovo” polo di Palermo, designato come il futuro, è una struttura gravata da criticità certificate e dall’ombra di un’inchiesta. E il centro di Taormina, un’eccellenza condannata a chiudere, non è solo un presidio locale, ma un faro di speranza per l’intera Sicilia orientale, per la Calabria e per molte altre famiglie del Sud Italia che vi si rivolgono per la sua conclamata competenza.

LA STORIA DELLA FINE DI CRISTIAN e LE DUE INCHIESTE PALERMITANE

Tutto nasce con una morte: quella di Cristian morto ad aprile 2024 nel reparto di Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedale Civico di Palermo dopo un calvario di cinque mesi e tre interventi. E da quella struggente e dura lettera che i suoi genitori, Pietro e Gabriella, scrissero per rompere l’assordante silenzio. Quando i riflettori non si erano accesi sul reparto che dovrebbe assorbire e sostituire quello di Taormina. Fermo restando che Schifani non si è ancora “sbottonato”.

“Nostro figlio è stato ricoverato per un intervento e ne ha subiti tre, più quattro cateterismi e svariati drenaggi” – scrissero i genitori, denunciando di non aver mai ricevuto spiegazioni chiare. “Ad oggi non sappiamo chi abbia operato nostro figlio. Non abbiamo mai visto né parlato con nessuno dell’equipe del San Donato di Milano [con cui il reparto è in convenzione, ndr], non abbiamo mai parlato con un chirurgo dopo gli interventi”. La denuncia culmina nel racconto degli ultimi istanti di vita del bambino: “Al momento del decesso non vi era nessun medico di guardia, ma solo un infermiere e siamo stati confortati e aiutati unicamente dalla signora delle pulizie. Abbiamo visto nostro figlio morire da solo, abbandonato da chi avrebbe dovuto assisterlo”. Le parole dei genitori di Cristian non sono, ancora oggi, solo il racconto di una tragedia personale, ma un atto d’accusa circostanziato che ha dato il via a tutto. Hanno descritto un reparto allo sbando, un’assistenza inadeguata e un’angosciante mancanza di risposte.

LE CARENZE E LE DISATTENZIONI

Quel grido non è rimasto inascoltato. La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, ancora oggi in corso. E l’Assessorato regionale alla Sanità ha inviato gli ispettori. Il risultato delle loro verifiche ha aperto un vaso di Pandora, confermando che dietro la tragedia del piccolo Cristian si celava un sistema con falle strutturali profonde. Le criticità messe nero su bianco sono pesantissime:

Mancanza di Personale Qualificato: La relazione ha evidenziato una significativa carenza nell’organico. Mancavano figure professionali mediche e infermieristiche ritenute indispensabili per il corretto funzionamento di un reparto ad alta complessità. La convenzione con il San Donato prevedeva la presenza di due cardiochirurghi esperti per casi complessi, ma nei primi due interventi di Cristian Trapani (ottobre/novembre 2023) non erano presenti medici del San Donato, come riportato nell’inchiesta che fu seguita da La Repubblica di Palermo. Repubblica ha documentato che i chirurghi del San Donato erano “solo osservatori” in sala, pronti ad intervenire ma non attivamente coinvolti.

Carenze su equipe e organico: Il responsabile del reparto, designato tramite convenzione, non è stato ufficialmente nominato a causa di un concorso annullato dal TAR; è emerso un grave problema riguardante il chirurgo che guidava l’équipe interna. Al momento del suo incarico a Palermo, era già sotto processo nel Regno Unito per molestie sessuali nei confronti di una collega e, in seguito, è stato radiato dal sistema sanitario britannico. La sua nomina a Palermo era stata inoltre annullata dai tribunali amministrativi (TAR e CGA) su ricorso del secondo classificato al concorso, ma era rimasto in servizio con un contratto libero professionale. Oggi il ruolo è affidato ad interim a un chirurgo vascolare del Civico.

Attrezzature e Materiali Insufficienti: Gli ispettori hanno rilevato la mancanza di materiali sanitari, di strumentazioni adeguate e di attrezzature di supporto, definite “non all’altezza delle necessità cliniche”. Un reparto che, sul piano tecnologico, presentava gravi lacune.

Spazi e Posti Letto Non Conformi: Anche gli ambienti fisici sono stati giudicati inadeguati. Il numero di posti letto attivati era inferiore a quello previsto dal progetto di rilancio del polo palermitano, minando la capacità ricettiva della struttura.

Assenza di Sistemi di Tracciabilità: È stata riscontrata la totale mancanza di un sistema per tracciare prestazioni e materiali, un obbligo previsto dai piani sanitari per garantire qualità e sicurezza, e per prevenire errori, infezioni o sprechi.

L’INCHIESTA DELLA MAGISTRATURA: Stato Attuale

La Procura della Repubblica di Palermo ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo subito dopo la denuncia dei genitori per accertare eventuali responsabilità penali nella morte del piccolo Cristian.

Allo stato attuale, l’inchiesta risulta ancora in corso. Non sono stati resi pubblici avvisi di conclusione delle indagini né eventuali richieste di rinvio a giudizio o di archiviazione. La magistratura sta proseguendo con gli accertamenti, che in casi di presunta colpa medica sono spesso lunghi e complessi e richiedono consulenze tecniche specialistiche (come l’autopsia e l’analisi delle cartelle cliniche) per valutare la correttezza delle procedure mediche e chirurgiche adottate.

LE RAGIONI DI MAMMA E PAPA’

Cardiochirurgia Pediatrica del Mediterraneo

le criticità emerse a Palermo dopo la morte di Cristian hanno bloccato tutto. La sfiducia generata da quell’inchiesta è diventata il principale ostacolo all’idea di smantellare Taormina. Come si può chiudere un centro che funziona, che salva vite e che è un punto di riferimento per migliaia di famiglie, per trasferire tutto in una struttura le cui carenze sono state certificate da un’ispezione ufficiale e sulla quale pende l’ombra di un’inchiesta per omicidio colposo?

È per questo motivo che la vita del CCPM di Taormina è stata nuovamente prorogata, questa volta fino al 31 luglio 2025. Una decisione presa non per un improvviso riconoscimento del suo valore, ma per l’impossibilità di affidare i piccoli pazienti a un reparto, quello di Palermo, che non ha ancora dimostrato di possedere i requisiti minimi di sicurezza e funzionalità.

Cardiochirurgia Pediatrica del Mediterraneo

La battaglia dei genitori riuniti in presidio a Taormina non è, quindi, una semplice difesa del proprio “orticello”. È una lotta fondata su fatti documentati. La loro resistenza si nutre dei verbali degli ispettori e della paura, più che legittima, di affidare i propri figli a una struttura che ha mostrato di non essere pronta. Mentre la giustizia fa il suo lento corso per Cristian, il suo tragico sacrificio è diventato, involontariamente, lo scudo che protegge l’esistenza di un altro ospedale e la speranza di centinaia di altre famiglie.

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