
Prima le dimissioni del ministro Sangiuliano per il caso Boccia, poi l’inchiesta del Fatto Quotidiano sul “sistema” del suo ex consulente Longo per proteggere la Borgonzoni. Due scandali diversi, ma un unico filo conduttore: la gestione opaca del potere e i rapporti ambigui tra politica e comunicazione.

ROMA – C’è un filo nero che lega le stanze del Ministero della Cultura da quasi un anno. Un filo fatto di lotte di potere, nomine controverse, dimissioni eccellenti e, da ultimo, un presunto sistema di “addomesticamento” della stampa.
Quella di Fabio Longo, consulente di Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla Cultura, non era solo una generica promessa, ma un’offerta concreta, con tanto di cifre ed enti di riferimento. L’inchiesta del Fatto Quotidiano che ha travolto il Ministero della Cultura e ha portato alle dimissioni del consulente Fabio Longo, svela un “metodo” che va oltre l’immaginabile, gettando un’ombra pesantissima sui rapporti tra una parte della politica e il mondo dell’informazione.
Al centro di tutto, le azioni di Longo, allora consulente della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni. La vicenda, come ricostruito dal quotidiano, non è un caso isolato, ma un vero e proprio sistema per crearsi una rete di giornalisti “amici”, la cui benevolenza sarebbe stata comprata a suon di incarichi finanziati, di fatto, con soldi pubblici.
Chi è Fabio Longo: l’ombra messinese della Sottosegretaria
Ma chi è Fabio Longo, l’uomo al centro di questo scandalo? Originario di Messina, Longo non è un nome nuovo negli ambienti della politica e della comunicazione. Da anni si muove come consulente strategico, un “uomo-ombra” abile nel tessere relazioni tra il territorio siciliano e i palazzi romani. Politicamente cresciuto nell’area del centrodestra messinese, ha consolidato il suo rapporto con la Lega fino a diventare uno dei più fidati consiglieri di Lucia Borgonzoni, per la quale curava ufficialmente i “progetti speciali” e i rapporti con i territori. Un ruolo di fiducia che, alla luce dell’inchiesta, assume contorni decisamente ambigui, suggerendo un’attività di relazioni esterne andata ben oltre i confini istituzionali.
Il Giornalista “Amico”: Scudo per la Borgonzoni, Arma contro il Ministro

Ma l’amicizia era a senso unico e, soprattutto, strumentale a una vera e propria guerra di potere interna al Ministero. Il patto di “protezione” per la Borgonzoni era infatti accompagnato dal via libera per attaccare il suo diretto superiore, l’allora Ministro Gennaro Sangiuliano. In questo modo, il giornalista “amico” sarebbe diventato, consapevolmente o meno, un soldato in una faida combattuta interamente dentro i palazzi del potere.
Uno scandalo che svela un uso disinvolto delle risorse pubbliche ed un sistema volto al tentativo di corruzione del ruolo dell’informazione. Gli incarichi in enti e fondazioni ministeriali, che dovrebbero essere assegnati per merito e competenza, venivano apparentemente usati come “merce di scambio” per ottenere vantaggi politici personali. Inoltre, quel che emerge è come Il tentativo non era solo quello di influenzare la stampa, ma di reclutarla, trasformando il suo ruolo di controllore in quello di complice o, peggio, di sicario su commissione.
Dal caso Boccia e Sangiuliano fino alla Borgonzoni contro Giuli. Longo ancora una volta nella bufera.
Ma per capire lo scandalo che oggi travolge, nuovamente, il consulente messinese Fabio Longo e la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, bisogna fare un passo indietro, a quando il Ministero finì al centro delle cronache per un’altra vicenda: quella che portò alle dimissioni del Ministro Gennaro Sangiuliano.
Atto Primo: le Dimissioni di Sangiuliano e il “Caso Boccia” (Settembre 2024)
La prima tempesta si è abbattuta sul Ministero a fine estate 2024. L’allora ministro Gennaro Sangiuliano fu costretto a dimettersi in seguito a una violentissima polemica legata alla figura dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia e alla sua mancata nomina a consulente. Una vicenda di accuse, smentite e messaggi infuocati che mise in grave imbarazzo il governo e che si concluse con l’uscita di scena del ministro. Insieme a lui, come da prassi, decaddero tutti i suoi più stretti collaboratori. Tra questi, anche il consulente per i territori Fabio Longo, che, come dichiarò all’epoca alla stampa, concluse il suo incarico con la fine del mandato del suo ministro di riferimento.
Atto Secondo: il “Metodo Longo” e la Guerra Interna (Giugno 2025)
Sembrava una storia chiusa, ma l’inchiesta di questi giorni del Fatto Quotidiano, firmata da Thomas Mackinson, ha scoperchiato un retroscena inquietante, mostrando cosa accadeva prima e durante quelle tensioni.
Un Sistema Malato che si Rigenera
Le due vicende, seppur distinte, dipingono un quadro desolante. Il caso Sangiuliano-Boccia ha mostrato la fragilità e le dinamiche personalistiche nella gestione delle nomine ministeriali. Il caso Longo-Borgonzoni, venuto alla luce dopo, svela il “lato oscuro” della comunicazione politica: il tentativo di usare risorse e posizioni di potere per neutralizzare la critica e pilotare l’informazione.
Le dimissioni di Longo, arrivate dopo la pubblicazione dell’inchiesta, e le nette prese di distanza della Borgonzoni sono le conseguenze immediate. Ma il problema resta sistemico. La vicenda solleva una domanda fondamentale: come è possibile che un consulente, la cui posizione è legata a un ministro, operi per minare la figura di quello stesso ministro in favore di un altro esponente politico dello stesso governo?
Questo scandalo, più che un episodio isolato, appare come il sintomo di una patologia radicata nel modo di concepire il potere. Un sistema dove la lealtà non è verso lo Stato, ma verso la propria corrente o il proprio referente politico, e dove la stampa, indebolita dalla precarietà, rischia di diventare un’arma impropria in guerre combattute interamente dentro i palazzi.
Il Ministro, al momento della chiusura del nostro articolo in Sicilia, non ha inteso replicare.

NOTA di Redazione: L’articolo è stato aggiornato rispetto alla precedente versione nella quale era riportata una informazione che non è risultata corrispondente ai fatti e priva di fondamento. Ci scusiamo con i lettori e con l’interessato.