
Ci rivogliamo al DG di ASP dottor Giuseppe Cuccì nella speranza che la sua buona e quotidiana opera porti a soluzione definitiva quella che è diventata una vera e propria “passione” mensile.
Ancora inspiegabili ritardi nel pagamento del contributo mensile in favore delle famiglie con disabili gravissimi. Come se non bastasse la “croce” della lotta quotidiana per curare i propri cari, genitori, parenti, di persone con gravissima disabilità sono costretti mese per mese a fare i conti con le spese per le cure ed una data di accredito, il 10 del mese, che non viene mai, dico mai, rispettata.
“Il contributo NON è uno stipendio” tuonano all’unisono le famiglie che ci hanno contattato, “usiamo questi pochi soldi per avere un sostegno a cure costose ma indispensabili per mantenere in vita i nostri cari, i nostri figli. Non rispettare MAI la scadenza significa fare rischiare il default per le nostre famiglie“. La scadenza del 10 del mese, infatti, anche per questo corrente è già slittata al 18, ma solo presumibilmente. L’assenza di informazioni da parte degli uffici competenti dell’ASP di Messina costituisce grave disinteresse per queste famiglie già piegate dal dolore e dalla fatica quotidiana della lotta per la vita.
E, ricordiamo, che per motivi organizzativi legati agli accertamenti in vita degli assistiti, lo scorso anno il sistema burocratico perverso, ha già fatto perdere un mese di contributo. Che si fa, quindi? Si provvede a far recuperare anche questo a queste persone fragilissime? Ci rivogliamo al DG di ASP dottor Giuseppe Cuccì nella speranza che la sua buona e quotidiana opera porti a soluzione definitiva quella che è diventata una vera e propria “passione” mensile.

Purtroppo, la realtà che viviamo come genitori di bambini disabili è ancora più drammatica di quanto si racconti. Oltre ai ritardi nei pagamenti dei contributi, ci troviamo a combattere con una burocrazia cieca e spesso ostile. È inaccettabile che le famiglie debbano vivere nell’incertezza di un aiuto economico che spetta loro di diritto, dovendo elemosinare informazioni e subire ritorsioni solo per aver chiesto trasparenza.
Io stesso, una volta, ho provato a scrivere per denunciare le storture del sistema sanitario nella mia provincia, e la risposta non è stata un aiuto o una spiegazione, ma un team di avvocati pronti a zittirmi. Questo è il livello di paura e pressione con cui dobbiamo convivere, come se chiedere diritti per i nostri figli fosse una colpa.
La dignità di chi si prende cura di un familiare disabile dovrebbe essere rispettata e tutelata, non calpestata da un sistema che ignora le difficoltà reali di chi ogni giorno affronta sfide enormi. È ora che le istituzioni diano risposte concrete e garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali, invece di nascondersi dietro minacce e silenzi.