
Il Pubblico Ministero ha formulato le richieste di condanna nel processo con rito abbreviato scaturito da un’indagine del 2022 sullo spaccio all’interno dell’istituto penitenziario “Madia”. Droga (hashish, marijuana e “rack”) introdotta nascosta in teglie di lasagne. Prossima udienza l’11 giugno per le arringhe difensive e la sentenza.

Richieste di condanna particolarmente pesanti, per un totale di oltre 130 anni di carcere, sono state formulate dalla Procura della Repubblica di Messina al termine della requisitoria nel processo, celebrato con il rito abbreviato, relativo a un vasto traffico di sostanze stupefacenti e all’introduzione illecita di telefoni cellulari all’interno del carcere “Vittorio Madia” di Barcellona Pozzo di Gotto. Tredici gli imputati per i quali il Pubblico Ministero ha invocato la condanna davanti alla Giudice Ornella Pastore.
Le Richieste di Pena dell’Accusa: Le pene più elevate, 20 anni di reclusione ciascuno, sono state chieste per Luigi Crescenti (45 anni, di Messina) e Francesco Esposito (51, di Messina). Seguono:
- Simona Costa (43, Messina): 18 anni
- Francesco Perroni (34, Milazzo): 14 anni
- Tommaso Costantino (22, Barcellona): 12 anni e 6 mesi
- Salvatore Nania (43, Napoli): 12 anni
- Manuela Finocchiaro (38, Catania), Maria Gnazzitto (44, Barcellona) e Maria Rizzo (37, Milazzo): 10 anni ciascuna
- Francesca Alaqua (35, Milazzo) e Sebastiano Chiarenza (36, Messina): 8 anni ciascuno
- Giusy Catania (34, Barcellona) e Alessio Sciliberto (35, Cernusco sul Naviglio): 6 anni ciascuno
L’Inchiesta: Droga Nascosta nelle Lasagne e un Business Gestito dal Carcere L’indagine della Polizia, avviata nel 2022 e che portò a nove arresti, aveva svelato un ingegnoso sistema per introdurre sostanze stupefacenti – tra cui marijuana, hashish e la cosiddetta “rack” – e telefoni cellulari tra le mura del penitenziario barcellonese. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la droga veniva abilmente occultata in teglie di pasticcio e lasagne, che la moglie di un detenuto riusciva a far pervenire all’interno delle celle.
L’organizzazione vedeva i detenuti stessi tirare le fila del traffico da dietro le sbarre. Uno di essi, in particolare, è accusato di aver gestito lo spaccio interno, con i parenti degli “acquirenti” (altri detenuti) che provvedevano a saldare le cessioni alla moglie del pusher-recluso, anche attraverso pagamenti telematici. Esternamente, una gang di spacciatori attiva tra Milazzo e San Filippo del Mela, con la complicità attiva di alcune donne, si occupava della distribuzione della sostanza, che in alcuni casi sarebbe stata venduta anche a clienti minorenni.
Il Processo verso la Sentenza Dopo la requisitoria del Pubblico Ministero, hanno preso la parola i primi difensori, gli avvocati Giuseppe Coppolino e Giusy Costa. La Giudice Ornella Pastore ha quindi aggiornato l’udienza al prossimo 11 giugno 2025. In quella data interverranno gli altri legali del collegio difensivo – avvocati Pietro Fusca, Giuseppe Ciminata, Antoniele Imbesi, Sebastiano Campanella, Giuseppe Bonavita, Giuseppe Carrabba e Piera Basile – al termine delle cui arringhe è attesa la sentenza di primo grado.
