“Maledetti sciacalli”, sembra quasi esclamare il Sindaco di Messina costretto alla redde rationem di quel che è accaduto in AMAM. Ma per quanto maggioranza e primo cittadino tentino improbabili imputazioni “al clima di veleni”, che poi è solo quello innescato da chi chiede conto e ragione a chi amministra, le dichiarazioni di queste ore, compresa quella di stamattina alla stampa e ripetuta in Commissione, rimane quel che appare: un goffo quanto impacciato tentativo di giustificare l’ingiustificabile.
“Il clima ha ingenerato le dimissioni” dice il Sindaco. E piuttosto che fare come qualunque altro amministratore avrebbe fatto, invece di respingere le dimissioni di un cda che lui stesso dichiara “ha lavorato bene”, le accetta dopo una riflessione durata pochi minuti. “Non è una scelta improvvisa” è quanto scappa a Basile. Quindi è probabilmente è stata una scelta di certo non improvvisa. Ma per quale motivo? E soprattutto cui prodest? A chi serve? Quel che appare incomprensibile è l’aver condotto, con le dimissioni, l’AMAM ad essere come un esercito senza guida mentre la battaglia è ancora in corso. Perché non crediamo che sia così “immediato” come sostiene il Sindaco procedere al rinnovo del CDA, del suo presidente e del direttore generale. Quindi scelta che “tranquillizza” e traghetterebbe i cittadini e l’amministrazione dalle secche di un “clima di veleni”? Assolutamente il contrario. Se si volevano azzerare i dubbi, con questa scelta li hanno incrementati.
In ultimo: sui risvolti e sulla dietrologia probabile di quanto accaduto appare emblematica la reazione del Sindaco alle domande di un’eventuale “paternità” o coinvolgimento dell’ex Sindaco De Luca. Basile appare infastidito e diventa caustico ed evasivo. L’impressione è quella che si sia aperta una distanza tra il primo cittadino e chi “lo ha voluto tale”, come direbbero i sostenitori del caudillo del Nisi. Un atteggiamento sfuggente e nervoso, questo si, che sembra prologo a molto altro che potrebbe accadere a Messina.
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