Vogliamo immaginare, con un po’ di presunzione, che quando ieri è uscito il nostro articolo con la prima pubblicazione del documento della Regione, Dipartimento Acqua e Rifiuti, con l’esito del negativo della richiesta di più acqua per Messina del Sindaco Basile, sia scoppiato un po’ di fermento in ambienti AMAM ed in particolare anche le comunicazioni tra l’Amministrazione Basile, direttore generale in testa che magari hanno chiesto spiegazione proprio ai tecnici della società comunale, dei dati riportati dal Dipartimento sulla situazione idrica messinese a fine giugno di quest’anno e certamente protrattasi fino a luglio.
Questa immagine proviene proprio da quel che abbiamo potuto leggere da quanto ha scritto il Sindaco Basile tra le righe in risposta alla nota della senatrice Musolino. La replica di Basile, infatti, arriva solo a Gazzetta del Sud. Ciò potrebbe dimostrare la fretta con la quale Basile, o chi, certamente per lui, l’ha redatta. Si tratta di un ultimo tentativo di dare una lettura alterata e edulcorata a fatti concreti come non mai, visto che li scrive la Regione siciliana, e riguardo il fatto incontestabile ormai che a luglio di quest’anno Messina godeva di un quantitativo di acqua ben superiore al fabbisogno: 1.010.33 litri al secondo rispetto ai 980 litri secondo assegnati dal Piano d’ambito.
Potremmo dire, anche tenendo conto della lettera del Presidente Pergolizzi, accorso in difesa di quell’amministrazione dalla quale non riesce ad essere imparziale, come il regolamento prevede, che bisogna fare chiarezza su questi punti, perché, nonostante la siccità innegabile, Messina non soffriva a luglio, dati alla mano, di scostamenti al ribasso di quantità d’acqua: lo ha scritto e certificato proprio AMAM.
Inoltre, vista la risposta del sindaco, immediata e come spesso capita per la fretta, un po’ confusa e fuorviante.. è bene chiarire, invece, che la risposta della Regione non lascia soli il sindaco e i cittadini ad affrontare una crisi emergenziale. La Regione ha semplicemente detto che non c’è alcuna crisi idrica a Messina. E lo dice basandosi su dati rilevati dai tecnici del Genio Civile di Catania direttamente alla centrale di pompaggio di Torrerossa in contradditorio con Amam, sui dati forniti direttamente da Amam relativamente a tutte le altre fonti di approvvigionamento, e sulle previsioni del Piano d’Ambito del 2022 fornite da ATI Messina riguardo la quantità di acqua potabile necessaria per la città. Quindi freddi numeri, non interpretabili per oscuri motivi politici, come sosterrebbe Basile, che certificano uno stato di fatto, e che portano gli uffici regionali a concludere che a Messina arrivava a Luglio più acqua di quella necessaria a soddisfare i consumi della cittadinanza tutta e che, pertanto, non si ravvisava la necessità di aumentare il prelievo dai pozzi Bufardo da destinare al Comune di Messina a detrimento degli agricoltori catanesi.
Perché Basile chiede acqua in Prefettura se ne aveva già a sufficienza?
Nella sua replica, frettolosa ribadiamo, Basile scrive, in particolare, che il Dipartimento regionale “ha confuso gli approvvigionamenti da pozzi e sorgenti con il fabbisogno ai rubinetti”. Ciò appare assolutamente non credibile, in quanto i dati sono stati forniti proprio da AMAM che, ricordiamo, non aveva fornito alcunché nel momento in cui Basile richiedeva in Prefettura più acqua.
Ergo? E’ necessario chiedersi perché il sindaco Basile abbia sentito l’esigenza di rivolgersi al Prefetto e agli uffici regionali competenti (Cabine di regia, Protezione Civile, Acqua e Rifiuti) con la richiesta di avere più acqua dalle gallerie Bufardo-Torrerossa, se già ne aveva in quantità sufficiente.
La sufficienza della risorsa idrica disponibile ai rubinetti di casa risulta anche dopo aver scremato la quantità emunta dalle varie fonti delle perdite di rete, che per la città di Messina raggiungono il considerevole valore del 55%. Infatti, partendo dai 980 l/s assegnati dal Piano d’ambito, e dividendo per la popolazione attuale, tolto il 55% dell’acqua immessa in rete (un’enormità, solo per questo la governance di Amam se ne dovrebbe andare a casa, dopo di sei anni di gestione fallimentare), restano ben 173 litri di acqua al giorno per persona. Giusto per capire la media europea è di 123 l/die/pro capite. Quindi anche qui il sindaco, nella sua affrettata replica, ha sbagliato: nessuno “ha confuso gli approvvigionamenti da pozzi e sorgenti con il fabbisogno ai rubinetti”, è stato tutto correttamente valutato.
Sulla scorta del dato su indicato, atteso che l’acqua è stata sinora disponibile in quantità sufficiente per la città perché Amam non sta più riuscendo, ormai da diversi mesi, a fornirla a tutti, sia pure in maniera razionata per come avveniva ormai da circa 30 anni, ovvero dalla realizzazione dell’acquedotto Fiumefreddo? Dipende dai lavori eseguiti sulla condotta nei mesi scorsi e dalle numerose interruzioni e riprese del flusso nelle condotte cittadine già fatiscenti? Dipende dalle condizioni della rete di distribuzione che da anni conosce solo interventi di riparazione sulle perdite visibili? Dipende dalla mancanza della mappa della rete per cui i tecnici attuali non sanno più dove sono gli organi di manovra, come gira esattamente l’acqua, se ci sono linee obsolete considerate dismesse che invece drenano acqua nel sottosuolo e abbattono la pressione in determinati punti? Sono aumentate le perdite occulte?
Altro quesito che, a questo punto ci poniamo è: cosa si sta facendo per migliorare questo stato di cose? Nel 2018 Amam ha presentato un Piano Operativo Triennale (POT) con una serie di progetti in fase di avvio:
La mitigazione delle vulnerabilità del Fiumefreddo,
La realizzazione di un serbatoio in zona Montesanto 1,
2 Moduli di dissalazione,
Potenziamento della portata verso la parte Nord della città,
Ricerca nuove fonti idriche,
Manutenzione straordinaria delle sorgive della Santissima e dei Peloritani,
Manutenzione straordinaria dei serbatoi collinari,
solo per citarne alcuni tra i più importanti e rimanendo sul versante idrico.
Per ognuno di questi progetti sarebbe opportuno, anzi doveroso, che il sindaco, o meglio Amam, spiegasse ai cittadini: a che punto si trova, cosa è stato fatto, cosa rimane da fare, con quali soldi, quali benefici ha apportato o apporterà alla città in termini di quantità, di qualità, di affidabilità, di efficientamento, etc. Un processo di questo tipo potrebbe anche aiutare Amam a rendersi più credibile nella sua candidatura a Gestore Unico dell’ATI.
Chi è che decide, ogni mattina, ogni momento, dove si deve dirigere l’acqua
In ultimo, la domanda delle domande: chi è che manovra le leve della Telemetria? Chi è che decide, ogni mattina, ogni momento, dove si deve dirigere l’acqua in ingresso dalle varie fonti, a che ora si apre e si chiude quel tal serbatoio e quella tale pompa. Non è un sistema automatico, è una gestione manuale, soprattutto in momenti di crisi.
Quindi, riepilogando: l’acqua c’è in misura sufficiente, viene convogliata in grandi serbatoi di stoccaggio, ogni serbatoio riceve una quota di acqua che viene decisa da qualcuno, ciò determinerà un tempo di erogazione verso le utenze che può variare, in funzione del livello di partenza, perché non appena il livello scenderà sotto una certa soglia minima, il serbatoio viene chiuso. Se il tempo di erogazione è stato insufficiente a riempire tutta la rete alimentata, una parte degli utenti di quella zona non riceverà neanche una goccia d’acqua.
Moltiplicate questo per circa 70 serbatoi.
Allora: Chi è che ogni giorno manovra le leve di apertura e chiusura dei serbatoi? La presidente, il direttore generale, o forse il direttore tecnico? Chi è che decide se oggi mi posso lavare e posso cucinare?
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