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Sulla morte di Purgatori catastrofica sequenza di errori

- 24/09/2024

Le conclusioni della perizia medico-legale nell’ambito dell’incidente probatorio nell’indagine della procura sulla morte del giornalista

AGI – “I neuroradiologi indagati refertarono non correttamente l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio del 2023 per imperizia e imprudenza e quelli del 6 giugno e dell’8 luglio per imperizia. Il cardiologo Laudani effettuò approfondimenti diagnostici insufficienti per la ricerca della causa cardiaca dell’embolizzazione sistemica”. Questo quanto emerge nelle conclusioni della perizia medico-legale disposta dal gip del tribunale di Roma nell’ambito dell’incidente probatorio nell’indagine della procura sulla morte del giornalista Andrea Purgatori.

Nel registro degli indagati sono iscritti, per omicidio colposo il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, entrambi appartenenti alla sua equipe, e il cardiologo Guido Laudani. In riferimento all’operato di Laudani, i periti affermano che “interpreto’ non correttamente i risultati dell’esame holter, giungendo alla conclusione che l’embolizzazione multiorgano fosse conseguenza di fibrillazione atriale. Inoltre non valutò adeguatamente il quadro clinico e gli effetti della terapia anticoagulante che aveva impostato. Si tratta – concludono -, di comportamenti che possiamo definire non adeguate sotto l’aspetto della perizia”.

Nel documento viene ricostruita anche la gestione clinica del paziente e in riferimento al ricovero del luglio del 2023 i periti affermano che Purgatori “viene dimesso apparentemente senza visionare i risultati di un prelievo effettuato il giorno 19, dove i rileva la severa anemia che avrebbe controindicato la dimissione. Una anemia dovuta alla catastrofica sequela di errori ed omissioni a partire, per questo aspetto, dalla errata diagnosi di fibrillazione atriale, con conseguente terapia anticoagulante rivelatasi potenzialmente fatale e di fatto controindicata nelle endocarditi, e con totale oscuramento del contesto clinico complessivo”.