
11 aprile 2020
Ogni ruga è un dolore, ed il viso di Papa Francesco si è riempito di rughe e segni per ogni lutto, per ogni vittima, “come soldati al fronte”, ha detto. Osserviamo attoniti la sua espressione persa nel vuoto ormai da settimane, come quella di chi si chiede “Signore intervieni e salva i tuoi figli” e rimane in attesa che la Grazia risolva quello che gli uomini non sembrano riescano a sciogliere. Il mondo è in attesa della salvezza ed il papa rubicondo sembra essersi piegato e consumato giorno per giorno, vittima per vittima, assommando in sé tutto il dolore del mondo, chiuso in un silenzio ed in una sofferenza che è diventata fisica. Il dolore si è somatizzato in quella tunica bianca. E la sua espressione sembra sapere molto più di quel che noi stessi immaginiamo. Come Gesù Cristo, Francesco vorrebbe assumere in sé tutta la sofferenza che sta spargendosi tra Nazioni che non vogliono collaborare, che si fanno la guerra delle dogane, che dimenticano di essere fratelli. Mentre il Papa soffre come si soffre nelle terapie intensive, come soffrono i medici, gli infermieri, gli autisti dei camion che portano le vittime a bruciare lontano dalla propria residenza, le forze dell’ordine che le salutano al passaggio, come i parenti che hanno visto i propri cari entrare in ospedale per sparirne e non tornare mai più. Il suo dolore è quello di tutti: facciamone tesoro e cresciamo con esso.
Si legge il suo dolore nel viso. Prega ancora per tutti ok.