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Affitti a Messina come a Milano: la bolla speculativa che si autoalimenta sulla pelle degli studenti con il passaparola tra proprietari

- 17/06/2025
Studenti fuori sede caro affitti costo stanze singole

Se il mio conoscente ottiene 300 euro per un posto letto, allora io posso chiederne 350″. È così, fino anche a 500 euro per una stanza, senza alcuna logica di mercato, che i prezzi lievitano all’infinito, dimenticando un dettaglio fondamentale: qui siamo a Messina, non a Brera o ai Parioli.

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MESSINA – CARISSIMI AFFITTI. C’è una domanda che serpeggia in ogni angolo di Messina, dalle bacheche universitarie ai gruppi social, fino alle disperate conversazioni tra famiglie: perché un posto letto in una città del profondo Sud costa quanto a Firenze o a ridosso di una metropoli come Milano? La risposta è un cocktail velenoso di avidità, inerzia e un delirio collettivo che sta trasformando Messina in una città inaccessibile, che espelle i suoi giovani e strangola le sue famiglie.

La bolla del “passaparola”: la speculazione senza causa

Non serve scomodare le grandi opere o le future trasformazioni per spiegare il cancro del caro-affitti messinese. La causa è più banale e, per questo, più scellerata. È una bolla che si autoalimenta, un “passaparola” tossico tra proprietari dove l’unico metro di giudizio è il guadagno del vicino e fin dove ci si può spingere, smarrendo il limite.Se il mio conoscente ottiene 300 euro per un posto letto, allora io posso chiederne 350″. È così che, senza alcuna logica di mercato, i prezzi lievitano all’infinito, dimenticando un dettaglio fondamentale: qui siamo a Messina, non a Brera o ai Parioli.

A pagare il prezzo di questa follia sono, come sempre, gli studenti fuori sede e le famiglie con un reddito normale. Per loro, trovare casa è un incubo, un diritto negato sull’altare del massimo profitto.

Piani Futuri e Rabbia Presente: le Due Facce della Medaglia

Mentre la città vive questa deriva socialmente distruttiva, qualcosa sul fronte istituzionale si muove. O, per meglio dire, si annuncia. La Regione Siciliana, con il presidente Schifani, ha recentemente stanziato 13 milioni di euro per gli ERSU dell’isola, destinati a contrastare il caro-affitti attraverso nuovi alloggi. Di questi, 3,9 milioni sono stati assegnati a Messina per l’acquisto e la ristrutturazione di immobili da destinare agli studenti.

Annunci che, tuttavia, si scontrano con la dura realtà e con lo scetticismo di chi vive l’emergenza ogni giorno. Già a marzo 2025, commentando i fondi del PNRR per l’edilizia universitaria, l’Unione degli Universitari (UDU) di Messina lanciava l’allarme, definendo gli stanziamenti insufficienti e le tempistiche bibliche. Il loro grido, drammaticamente attuale, era chiaro: i posti letto servono ora, non tra anni, quando la speculazione avrà già desertificato il tessuto sociale della città.

Cosa si può fare ORA? Le responsabilità di Politica e Università

I fondi regionali, pur essendo un passo necessario, appaiono come una cura a lungo termine per un paziente in emorragia. La domanda vera è: cosa si fa adesso per fermare la speculazione?

  • Il ruolo del Comune: Perché l’amministrazione Basile non interviene con gli strumenti a sua disposizione? Altre città italiane hanno adottato misure concrete: regolamentare severamente gli affitti brevi per turisti, incentivare il “canone concordato” con agevolazioni fiscali, creare un osservatorio comunale sui prezzi. Perché a Messina tutto tace?
  • Le responsabilità dell’Università: L’Ateneo non può continuare a essere uno spettatore passivo. Oltre a pianificare nuove residenze future, deve agire sul presente: farsi garante con i privati, stipulare convenzioni per calmierare i prezzi, istituire un vero ufficio-casa che tuteli gli studenti da truffe e contratti capestro.

L’inerzia di oggi non può essere giustificata da promesse future. Mentre si pianifica, la bolla continua a gonfiarsi e la città a svuotarsi. Servono interventi immediati e coraggiosi, perché i piani sulla carta non pagano l’affitto a chi, oggi, a Messina, rischia di non poter più vivere, lavorare o studiare.

Studenti fuori sede della facoltà di lettere e filosofia   protestano contro il caro affitti dentro una tenda da campeggio a Napoli
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