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Caos nel PD siciliano: Barbagallo riconfermato segretario tra polemiche e un partito da rifondare

- 02/06/2025
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PALERMOAnthony Barbagallo, deputato nazionale e figura di riferimento dell’area Schlein in Sicilia, è stato riconfermato segretario regionale del Partito Democratico. Un esito scontato, data l’assenza di altri candidati, ma che arriva al culmine di un percorso congressuale accidentato, segnato da ricorsi, rinunce polemiche e dimissioni eccellenti, che lasciano il partito in un clima di profonda incertezza e divisione.

Dei 16.500 aventi diritto al voto, si sono recati alle urne in 9.500, pari al 61% dell’elettorato dem. Di questi, l’80% (circa 7.500 votanti) ha espresso la propria preferenza per Barbagallo. Tuttavia, questi numeri sono già al centro di una battaglia interna. Le aree che a livello nazionale si riconoscono in Stefano Bonaccini e nella sinistra del partito (indicata nel testo originale come “Orsini”, figura da contestualizzare o possibile riferimento a correnti critiche) contestano la lettura trionfalistica, sottolineando come, rapportato alla base totale degli iscritti, il segretario uscente abbia raccolto il consenso di appena il 48%. Una percentuale che, secondo i detrattori, non basterebbe a garantire una leadership solida e condivisa.

Il clima di tensione è palpabile. Nei giorni scorsi, l’avvocato Filippo Marciante, presidente della commissione regionale di garanzia del PD Sicilia – organo cruciale per la supervisione delle regole interne – ha rassegnato le dimissioni, un segnale inequivocabile del caos che regna nel partito. La situazione generale rimane estremamente fluida e carica di incognite.

Il compito che attende Barbagallo è titanico: “ricostruire un partito che non c’è”, come amaramente commentato nel testo di partenza. La domanda che aleggia negli ambienti democratici siciliani è come sia possibile assistere a tali divisioni e lotte intestine – che non paiono poggiare su divergenze politico-programmatiche profonde, sulla scia di storiche contrapposizioni ideologiche – proprio in una regione saldamente in mano al centrodestra.

La critica più aspra riguarda la scelta di non celebrare le primarie aperte per la selezione del segretario. Una decisione che, secondo molti, avrebbe potuto rappresentare un segnale di apertura all’esterno, in linea con il “modello Schlein” invocato a livello nazionale, e invece ha contribuito a rafforzare l’immagine di un PD siciliano chiuso nel proprio recinto, autoreferenziale e, di conseguenza, percepito come privo di un progetto politico alternativo credibile per l’Isola. Senza una visione chiara e una ritrovata unità, la strada per il Partito Democratico in Sicilia si preannuncia tutta in salita.

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La segretaria del Pd, Elly Schlein, durante la discussione sulla mozione di sfiducia alla ministra Daniela Santanche’ nell’aula della Camera, Roma, 25 febbraio 2025. ANSA/ETTORE FERRARI