328 views 6 min 0 Comment

Odissea di un cittadino negli uffici delle Circoscrizioni di Messina: quando l’ignoranza e l’arroganza della burocrazia negano un diritto

- 28/06/2025
gallo comune 2

Il caso di un ex dipendente dell’azienda trasporti, costretto a un umiliante giro delle circoscrizioni per un’autentica di firma esente da bollo. Un’epopea che svela la desolante impreparazione di personale e consiglieri, a danno dei cittadini.

triolo new banner

MESSINA – C’è un virus che infetta la pubblica amministrazione più pericoloso di qualsiasi malware informatico: è un misto di ignoranza, supponenza e pigrizia. Un virus che a Messina sembra aver trovato terreno fertile negli uffici delle circoscrizioni comunali, trasformando l’esercizio di un semplice diritto in un’odissea kafkiana. La storia che raccontiamo oggi non è solo un caso di malaburocrazia, ma la fotografia impietosa di un sistema che maltratta i cittadini invece di servirli.

Il protagonista, suo malgrado, è un ex dipendente a tempo determinato di una azienda trasporti del nord. Come tanti, troppi lavoratori precari, si è trovato nella necessità di avviare una vertenza contro l’azienda per il corretto trattamento economico relativo al suo periodo di servizio. Per farlo, ha preparato una delega in favore del sindacato Faisa Cisal, un atto formale che non solo conferisce al sindacato il potere di rappresentanza e di firma per un’eventuale conciliazione, ma lo elegge anche come domicilio per ogni comunicazione legale. Un documento cruciale che necessita di un unico, semplice passaggio burocratico: l’autenticazione della firma del delegante.

“PARLI CON IL PRESIDENTE”, ma era un’altra persona!

Qui inizia il calvario. L’ex lavoratore, forte delle sue ragioni e della conoscenza della legge, si reca presso gli uffici della VI Circoscrizione. La richiesta è chiara: autenticare la firma sulla delega. La risposta del personale amministrativo è altrettanto chiara, ma drammaticamente sbagliata: “Serve una marca da bollo da 16 euro”.

Il cittadino, con pazienza, fa presente ciò che la legge stabilisce: gli atti relativi a controversie individuali di lavoro e alle procedure di conciliazione sono esenti dall’imposta di bollo. È un principio normativo posto a tutela del lavoratore, per non gravare con ulteriori costi chi sta già lottando per un proprio diritto. La reazione degli impiegati? Un muro di gomma intriso di fastidio e arroganza. La richiesta del cittadino viene liquidata come una pretesa infondata, la sua insistenza come un fastidio. Secondo loro, la marca da bollo è dovuta. Punto.

Ma v’è di più: al cittadino, presso la VI Circoscrizione, viene presentata una persona quale “Presidente della Circoscrizione”. Per poi scoprire che la persona in questione NON ERA AFFATTO IL PRESIDENTE! Un fatto questo di una gravità enorme per un ufficio pubblico!

Non uno, ma quasi tutti gli uffici visitati hanno eretto lo stesso muro. In un pellegrinaggio umiliante, il nostro protagonista ha visto la sua legittima richiesta respinta con sufficienza, talvolta con toni offensivi. È stato dileggiato, trattato come un incompetente che pretendeva di insegnare il lavoro a chi siede dietro una scrivania da anni. Una tracotanza che non nasce dalla competenza, ma dal suo esatto contrario: dalla crassa ignoranza e dalla pigrizia di verificare una norma specifica prima di negare un servizio. Viene da chiedersi dove fossero, in quel momento, i consiglieri di circoscrizione, eletti per rappresentare i cittadini e vigilare sul buon funzionamento degli uffici. Evidentemente, erano assenti o, peggio, altrettanto disinformati.

L’epilogo, quasi incredibile, arriva solo presso gli uffici della III Circoscrizione. Qui, finalmente, il cittadino trova un’oasi di competenza in un deserto di pressapochismo. Il presidente e il personale amministrativo, messi di fronte alla stessa richiesta, non hanno esitazioni. Conoscono la norma, sanno che l’esenzione è un diritto sacrosanto in questo contesto e procedono immediatamente all’autentica della firma. Senza marca da bollo. Senza arroganza. Semplicemente, facendo il proprio dovere. Il colmo è che in testa al documento ERA BEN SCRITTA la natura dell’esenzione…

Questo episodio è una ferita aperta nel rapporto tra cittadini e istituzioni. “Non è una questione legata ai 16 euro,” ha dichiarato amareggiato l’ex dipendente, “ma l’esercizio di un principio di equità e giustizia”. Ha ragione. Quanti altri cittadini, meno informati o meno tenaci, hanno pagato quella marca da bollo non dovuta? Quanti hanno rinunciato a un proprio diritto di fronte alla protervia di un impiegato che non ha la benché minima voglia di aggiornarsi?

La vicenda solleva domande pesantissime a cui l’Amministrazione Comunale ha il dovere di rispondere. Chi è responsabile della formazione del personale? Con quali criteri vengono selezionati e aggiornati i dipendenti a contatto con il pubblico? Come è possibile che nel 2025 un cittadino debba peregrinare per mezza città per vedersi riconosciuto un diritto sancito da una legge dello Stato?

La supponenza e la disinformazione non sono solo difetti caratteriali, ma un danno enorme e un costo occulto per la collettività. Un costo in termini di tempo perso, di frustrazione e, soprattutto, di sfiducia verso uno Stato che, nelle sue propaggini locali, si mostra nemico anziché alleato. L’efficienza della III Circoscrizione dimostra che non è un destino ineluttabile. Servire il cittadino con competenza e rispetto è possibile. Basta volerlo. E, prima ancora, basta studiare.

la richiesta
la norma