
Svolta nel giallo dei corpi trovati a Roma. Le vittime sono una donna e la sua bimba di sei mesi. L’autopsia rivela una morte atroce: la piccola, picchiata e lasciata morire di stenti, è stata poi soffocata. Ricercato per duplice omicidio un americano, non è il padre.

ROMA – Ha un nome, un volto e una storia di disperazione e violenza il mistero di Villa Pamphili. La donna trovata morta lo scorso sabato in un’area isolata del parco, insieme alla sua bambina di appena sei mesi, è stata finalmente identificata: si tratta di una cittadina americana, così come l’uomo ora ricercato in tutto il mondo con l’accusa di duplice omicidio aggravato. Sarebbe il suo compagno, ma non il padre della piccola, e si sarebbe dato alla fuga all’estero subito dopo il delitto.
L’autopsia rivela un’agonia atroce A trasformare un caso già tragico in un vero e proprio orrore sono stati i risultati dell’autopsia. Secondo quanto emerso, madre e figlia sarebbero morte a distanza di almeno quattro giorni l’una dall’altra. La crudeltà si sarebbe accanita prima sulla neonata: il suo corpicino presentava segni di percosse, ma la morte sarebbe sopraggiunta per soffocamento. Un dettaglio agghiacciante ha rivelato che la piccola aveva lo stomaco completamente vuoto, segno di una prolungata agonia per fame e stenti. Anche la madre, una donna bionda di circa un metro e sessanta, sarebbe stata soffocata. Sul suo corpo non sono state trovate ferite da taglio o da arma da fuoco. Gli esami tossicologici hanno escluso l’assunzione di droghe, ma gli inquirenti attendono ancora i risultati delle analisi per la ricerca di veleni.
La svolta grazie a una lite e a una segnalazione in TV Le indagini della Squadra Mobile di Roma, coordinate dalla Procura, hanno avuto una svolta decisiva grazie alla segnalazione di uno spettatore a un programma televisivo. L’uomo ha raccontato di aver assistito, non lontano da Villa Pamphili, a una lite furibonda tra un uomo e una donna stranieri, tanto violenta da richiedere l’intervento di una volante della Polizia. Gli agenti, intervenuti per sedare la lite, avevano identificato entrambi. Proprio grazie a quel verbale, rimasto negli archivi, gli investigatori sono riusciti a dare un nome alla vittima e, di conseguenza, al suo presunto assassino.
Una vita ai margini nel cuore di Roma Il quadro che emerge è quello di una profonda solitudine e indigenza. Madre e figlia vivevano in una tenda da campeggio, simile a quelle fornite dalle associazioni per i senzatetto, i cui resti sono stati trovati vicino ai corpi. L’ipotesi è che la donna fosse arrivata in Italia da poco, forse dopo aver partorito all’estero, viaggiando con mezzi di fortuna come i pullman. Una vita ai margini, invisibile a tutti, fino alla tragica scoperta dei cadaveri da parte di un passante in uno dei parchi più frequentati della Capitale. Ora la caccia all’uomo è aperta a livello internazionale, per chiudere il cerchio su un duplice delitto che ha unito la miseria a una violenza inaudita.
