
Mentre la città vive l’ennesima crisi idrica tra autobotti e guasti, dietro le quinte si consuma una rivoluzione silenziosa ma epocale: il passaggio della gestione dell’acqua a un nuovo ente.
Ma cos’è l’ATI Idrico? E cosa comporterà per i cittadini? Indagine su una transizione complessa, tra scontri politici e la speranza di un servizio finalmente moderno.

MESSINA – Da AMAM ad ATI. Ma nel frattempo, rubinetti a secco, autobotti in fila e il solito, estenuante scontro tra AMAM ed Enel. La cronaca di questi giorni racconta una Messina assetata, ma dietro l’emergenza quotidiana, il futuro del servizio idrico è già stato scritto e prevede una trasformazione epocale. La storica gestione di AMAM S.p.A. è destinata a confluire nel nuovo Gestore Unico provinciale, un’entità governata dall’ATI Idrico, l’assemblea dei 108 sindaci della Città Metropolitana. Una rivoluzione sancita da un Piano d’Ambito da 1,2 miliardi di euro, che promette di modernizzare le infrastrutture ma che presenterà un conto inevitabile ai cittadini.
Una Storia di Rinvii e la Scelta Definitiva
Dopo anni di scontri politici e rinvii che hanno paralizzato l’ATI Idrico, la pressione della Regione e dell’autorità nazionale ARERA ha costretto i sindaci a una scelta. La gestione del servizio idrico integrato (acquedotto, fognature e depurazione) sarà affidata a una nuova società consortile interamente pubblica, partecipata da tutti i comuni della provincia. Questo modello ha prevalso sull’ipotesi di una gestione privata o mista, ma comporta la fine delle gestioni singole, inclusa quella di AMAM.
Cosa Cambia: Bollette Più Care a Fronte di Maxi Investimenti
Il passaggio al Gestore Unico avrà conseguenze dirette e profonde.
- Le Bollette: Si arriverà a una tariffa unica provinciale, calcolata per coprire i costi operativi e, soprattutto, per finanziare il colossale piano di investimenti. Come evidenziato nel Piano d’Ambito approvato, questo porterà a un inevitabile e progressivo aumento delle bollette per i cittadini di Messina, le cui tariffe attuali sono più basse della media che verrà a determinarsi. Un “sacrificio” necessario, secondo i progettisti del piano, per garantire la sostenibilità del sistema.
- Servizio e Investimenti: È questa la grande promessa. Il nuovo gestore avrà a disposizione un piano di investimenti da 1,2 miliardi di euro da realizzare nei prossimi 30 anni. Gli interventi prioritari, attesi da decenni, sono stati messi nero su bianco e includono:
- Il raddoppio definitivo dell’acquedotto di Fiumefreddo, per porre fine alle crisi che paralizzano regolarmente la città.
- Il potenziamento della condotta dell’Alcantara.
- Un massiccio intervento per la riduzione delle perdite idriche in tutta la provincia, che oggi raggiungono picchi insostenibili.
- La realizzazione di nuovi depuratori e il completamento della rete fognaria nei villaggi costieri, per risolvere anche il problema della balneabilità.
- Il Futuro dei Lavoratori: Le normative nazionali e gli accordi quadro prevedono il transito di tutto il personale AMAM nel perimetro del nuovo Gestore Unico, salvaguardando i livelli occupazionali e i contratti in essere. La vigilanza dei sindacati su questo punto resta massima.
E Adesso? La Corsa Contro il Tempo
Il percorso è tracciato ma non immediato. La costituzione formale della nuova società consortile pubblica è il prossimo passo fondamentale. Successivamente, inizierà la fase più complessa: il trasferimento tecnico e amministrativo di reti, impianti, personale e, soprattutto, di centinaia di migliaia di utenze da AMAM al nuovo soggetto. Un processo che, secondo le stime, richiederà almeno un anno o due per essere completato a pieno regime. Inoltre per non interrompere i lavori finanziati dal PNRR, la convenzione con AMAM è stata estesa al 31 marzo 2026, garantendo continuità nei cantieri e nei progetti di ammodernamento della rete nel quartiere Lombardo e non solo.
Mentre i messinesi combattono con l’emergenza di oggi, il loro futuro idrico è a una svolta cruciale. La grande scommessa è capire se l’aumento dei costi in bolletta sarà ripagato da un servizio finalmente efficiente, stabile e degno di un Paese moderno, o se la creazione di un nuovo, grande ente si tradurrà solo in una burocrazia più complessa senza risolvere i problemi di sempre.
