Il PD si risveglia da un silenzio letargico durato fin troppo e riassume di botto ed in una nota tutte “le parole che non ti ho detto”, indirizzando a Cateno De Luca la sequenza di un film e di un copione che molti cittadini ormai hanno visto almeno in terza visione. Una nota meglio tardi che mai ma che sembra più un voler verbalizzare nero su bianco un atto notarile che confermi che “anche noi lo abbiamo detto“. Quel che pesa, però, è il silenzio assordante che proviene dai banchi del Consiglio Comunale di Messina, laddove veramente dovrebbe levarsi indignata la voce di coloro che sventolano una bandiera della “resistenza” e dell’opposizione che è fin troppo nuova di pacca ed inutilizzata perché sia credibile.
La sequela di note che provengono dal Consiglio Comunale di Messina registra da una lato l’inazione di una maggioranza sempre più risicata che segue il Sindaco Basile in modo acritico e che, personalmente, consigliere per consigliere, è a-produttiva, il che è peggio di improduttiva.
Dalla maggioranza, infatti, tranne che da chi dovrebbe mantenere e proteggere la propria funzione di imparzialità di Presidente del Consiglio Comunale, non giunge voce. Non arrivano note, interrogazioni, nessun segnale. Un encefalogramma politico piatto che denota segnali di risveglio solo se sollecitati dal filo diretto con Taormina o dalla stanza dei bottoni del Presidente Pergolizzi. Per il resto l’attività elettrica del cervello politico della maggioranza basiliana paga una bolletta pari al solo canone di gestione.
Dall’opposizione, invece, è una sequenza di note stampa su temi spesso ovvi, scontati. Ma mai un segno di indignazione concreta, una presa di posizione netta derivante da una concreta attività ispettiva. Eppure il consigliere di opposizione può indagare, può accedere rapidamente a documenti a cui il cittadino ha più lunghi tempi di accesso, può far ingresso nei locali e nelle attività nelle quali si svolge l’attività amministrativa e politica, ha il dovere di esercitare l’attività ispettiva che deriva dalle segnalazioni di coloro che segnalano disservizi, irregolarità, vere o presunte. E proprio perché si accerti quest’ultimo binomio dando connotazione fattuale ad ogni segnalazione, ogni consigliere può e deve intervenire, per amore di verità e di funzione, assegnatagli da ogni cittadino che lo ha votato. Ma l’appiattimento anche dell’opposizione è sotto gli occhi di tutti.
Non ce ne vogliano alcuni consiglieri. Da alcuni si registrano, in effetti, alcuni atti concreti e desiderio di intervenire, ma per il resto vige un silenzio assenso non più sopportabile. Si è perso il confronto in aula basato sulle carte, prodotto dallo studio dei documenti e dall’opera ispettiva resa sul campo. Aveva ragione De Luca quando invitava i consiglieri comunali a “studiare”, duole, infatti, ricordarlo ma l’appiattimento è cominciato proprio da quella rappresentazione di verità. Senza lo studio delle “carte”, senza la piena contezza di ciò che avviene sotto il naso, si ha un solo risultato, che chi si erge sullo scranno della gestione amministrativa può dire e fare ciò che ritiene più opportuno per poi divulgare la verità che preferisce. Ciò non accadeva con i consigli comunali che ricordiamo prima del 2018. Una rimembranza che assume uno spessore ancor più doloroso per chi ama davvero la città, al netto di qualsiasi populismo, quando si scorgono seduti in Consiglio Comunale visi che appartengono anche ai tempi in cui le loro voci si stagliavano in netta contrapposizione politica alle amministrazioni politiche passate in modo non polemico ma costruttivo. Certo ogni attività ispettiva, quella di controllo in generale, costa fatica e sacrificio, ma sono valori oggi molto più ben pagati di chi li svolgeva un tempo.
Insomma, tra le note di accompagnamento suonate dal PD nel loro comunicato diffuso ieri si legge lo sforzo di allinearsi all’ormai più che diffusa musica che risuona intorno ad una perdita di consenso cittadino nei confronti dell’amministrazione Basile più che evidente (basti vedere i numeri che si raccolgono nei tour dei quartieri del Sindaco di Messina in campagna elettorale in probabile violazione della legge elettorale).
QUALE FUTURO?
Ma il vero problema non è De Luca, non sono le europee, sarà semmai il dopo Basile. Quella che si è davvero imborghesita non è la squadra politica di Cateno De Luca, ma la politica messinese incapace di esprimere, ad oggi, nuove personalità, nuove idee, nuove linee operative e propositive concrete, insomma una politica messinese senza alternative da opporre a chi finora ha vinto facile nel confronto elettorale. Ha vinto chi ha dominato la “pancia” dell’elettorato, parlando di ciò che volevano sentirsi dire e facendolo proprio. Per poi, come scrive ieri il PD, produrre un “sistema” che somiglia fin troppo a quello che per anni ha oscurato Messina. Senza alternative, senza identità e persone di riferimento, giovani e concrete, senza candidati “all’altezza” di parlare non solo allo stomaco dell’elettorato, l’epoca della nomenklatura è destinata a continuare, urna dopo urna. C’è speranza per Messina? Nel nostro piccolo e per funzione di cronaca e di analisi che rivestiamo e che oltre non ci è eticamente consentita, non possiamo certo dare risposta, ma attendiamo sempre, come tanti altri cittadini, che il sole risorga e che torni la luce. Almeno quella del rispetto e della pacatezza, della concretezza e della coerenza tra ciò che si dice, si promette e poi, conquistato lo scranno, poi si fa davvero. Dispiace dirlo ma quel che non si vede è l’amore per Messina e il rispetto tra messinesi.
La nota del PD
De Luca smaschera il sistema … ”De Luca”
Le gravi dichiarazioni dell’On.le De Luca, confermano, ancora una volta, che Messina è sotto la cappa del “sistema De Luca”: in questi giorni ha chiamato alle armi non solo assessori e consiglieri comunali, ma soprattutto i componenti dei cda delle partecipate, in una delle quali, per sua stessa ultima ammissione, un posto è stato riservato ad un esponente politico vicino al senatore Germanà, al fine di garantirsi come contropartita il suo appoggio alle scorse elezioni comunali.
Il De Luca che in tutti questi anni si scagliava contro i cattivi costumi politici messinesi, che proponeva un nuovo modo di fare politica, che si contrapponeva alla “vecchia banda Bassotti”, ai modi di fare che lo stesso definiva “politico-mafiosi”, il De Luca che sosteneva che prima del suo avvento le società partecipate erano sempre state utilizzate come un bancomat della politica, oggi smaschera davanti all’intera opinione pubblica il sistema …”De Luca”: un sistema che, come lui stesso dice, “vive di consenso”; un consenso che va cercato, ed evidentemente alimentato, in tutti i modi possibili, anche attraverso quelli che lui stesso falsamente criticava.
Un sistema in cui non si è vincolati al programma di governo ma alle ambizioni personali del leader. Ed infatti, tutti coloro che hanno avuto incarichi fiduciari, in particolare assessori e i componenti dei c.d.a. delle partecipate – ai quali, peraltro, è stata recentemente raddoppiata l’indennità – dopo essere stati pesantemente umiliati con i peggiori aggettivi, sono stati chiamati ad un “tagliando” non sugli obiettivi politico-amministrativi raggiunti ma su quanti voti saranno in grado di portare alle europee alla lista “Libertà”.
Un ricatto bello e buono che pare, tuttavia, non scalfire minimamente i diretti interessati che anzi rilanciano, forse per paura di perdere l’incarico, con diverse dichiarazioni di fedeltà.
L’auspicio, quindi, è che monti forte l’indignazione tra gli elettori e che, a partire da queste elezioni europee, arrivi un forte segnale dalle urne contro questo modo spregiudicato di intendere la politica.
Il Coordinamento Provinciale PD Messina