
Si è tenuta nel pomeriggio di oggi la prima udienza del processo per la morte tragica di Luciano Galletta, il giovane morto il 9 ottobre del 2019 mentre ritornava a casa percorrendo la via Catania. L’udienza presieduta dalla dottoressa Adriana Sciglio, procuratore della Prima Sezione Penale del Tribunale di Messina, ha stabilito l’inserimento nel procedimento di Messina Servizi, chiamata in causa per la responsabilità civile. Imputato nel procedimento il capo cantiere ma oggi si apprende che sono indagati da ottobre anche gli altri cinque operai che lavoravano quella sera in via Catania.
Luciano Galletta stava percorrendo la via Catania in sella al suo scooter. Era da poco passata la mezzanotte, Luciano aveva appena finito il proprio turno di consegne per una nota pizzeria messinese e dopo aver salutato il titolare con il quale aveva uno splendido rapporto, era salito sul suo mezzo, l’unico che poteva riportarlo a casa a quell’ora, per far ritorno dalla sua famiglia. “Mamma che mi prepari? Sto rientrando”. Questo è l’ultimo messaggio, l’ultimo segno vitale di contatto con la sua mamma, prima di morire.

Cosa è accaduto quella notte? Chi ha sbagliato? Luciano ad usare il suo mezzo per andare a lavorare, come qualcuno ha avuto il coraggio di dire alla sua mamma? Il mezzo di Messina Servizi era adeguatamente segnalato? Una delle dichiarazioni rese a discolpa di chi aveva il dovere di segnalare e di mettere in sicurezza l’area dei lavori avrebbe riferito di “qualcuno che ha portato via i birilli e le transenne“? Ma quando questo è avvenuto? Mentre gli operai lavoravano 10 metri più avanti? E come mai nessuno di loro se n’è accorto? O la verità è che non sono state rispettate le misure di sicurezza e non era stata posta alcuna transenna.. alcun birillo? Insomma perché è morto Luciano Galletta? Perché si è trovato davanti un mezzo di Messina Servizi fermo nel buio sulla corsia di sorpasso di una strada cittadina male illuminata? Sono questi gli interrogativi ai quali la Magistratura, con il Giudice delle Indagini Preliminari, dottoressa Roberta La Speme, deve rispondere. Ma sono già passati 18 mesi. Sono gli stessi interrogativi che la mamma di Luciano si pone. Ogni notte, ogni giorno, ogni sera a mezzanotte e 35 minuti, l’ora in cui suo figlio è morto.
E’ quanto il processo dovrà chiarire. La prossima udienza è fissata per il 17 febbraio 2023.