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La linea 32 di ATM: un “inferno” tra il ponte Mella a San Saba e Ponte Gallo

- 19/06/2025
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MESSINA – “Due navette per agevolare gli spostamenti e ridurre il più possibile i disagi”. Con queste parole, l’Azienda Trasporti di Messina (ATM) annunciava in una nota ufficiale la soluzione tampone per i residenti della zona nord, dopo la chiusura di un tratto della Statale 113 a San Saba. Una comunicazione patinata che descrive un servizio efficiente, pensato per i cittadini. Ma la realtà, per chi ogni giorno è costretto a usare la linea 32, non è un’agevolazione. È un inferno.

Dietro la narrazione aziendale si nasconde un’odissea quotidiana che trasforma un semplice tragitto in un calvario. L’esperienza degli utenti non è quella di una “spola” tra due capolinea, ma una sequenza di disagi che inizia con l’interruzione della corsa al ponte bloccato di San Saba. Qui comincia il primo atto del dramma: un estenuante cambio vettura che costringe i passeggeri, tra cui anziani e studenti, a un pericolosissimo attraversamento a piedi. Il passaggio pedonale, improvvisato su una sola corsia di transito, è un rischio calcolato che nessuno dovrebbe correre.

Superato l’ostacolo, inizia il secondo atto: l’attesa. Sotto il sole cocente, senza l’ombra di una pensilina, i passeggeri aspettano che la seconda navetta, quella che dovrebbe completare la tratta, si palesi. Sempre che arrivi.

È qui che l’inefficienza si trasforma in beffa. Diversi utenti hanno infatti scoperto a proprie spese che il servizio non è poi così garantito. Può capitare, come successo di sabato, che la navetta di collegamento semplicemente non esista. Il risultato? Passeggeri scaricati al ponte di San Saba e abbandonati a sé stessi, costretti a trovare mezzi propri per tornare a casa, senza che nessuno, dichiarano gli utenti, si premuri di informarli del disservizio.

Un’odissea che, con il calare della sera, assume contorni ancora più inquietanti. L’attesa avviene al buio pesto, su una strada priva di illuminazione, esponendo le persone a evidenti rischi per la loro sicurezza.

La distanza tra la propaganda di un’azienda che si autodefinisce efficiente e la realtà di un servizio che lascia i propri clienti a piedi è abissale. Viene da chiedersi se chi scrive i comunicati abbia mai provato a fare quel percorso. Perché quello che ATM definisce un “disagio ridotto al minimo” assomiglia molto di più a un’insostenibile e pericolosa mancanza di rispetto per i cittadini.

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