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Flotilla, due verità in rotta di collisione: maltrattamenti o menzogne?

- 06/10/2025
Tel Aviv,'passeggeri Flotilla verso Israele, stanno bene'

Dopo l’intercettazione in mare, si scatena la guerra delle parole. Gli attivisti, guidati dall’ex sindaca di Barcellona Ada Colau, denunciano arresti illegali e trattamenti degradanti. Israele replica: “Sfacciate menzogne, hanno prolungato loro stessi la detenzione”. In un conflitto dove l’informazione è un’arma, a chi credere?

Il confronto si è spostato dal mare alle parole, ma la violenza dello scontro non accenna a diminuire. Da una parte, il racconto crudo di un’odissea fatta di umiliazioni, abusi e diritti negati. Dall’altra, la lapidaria smentita di uno Stato che bolla ogni accusa come una “ridicola e infondata menzogna”. In mezzo, l’opinione pubblica, chiamata a decidere dove stia la verità sulla sorte degli attivisti della “Global Sumud Flotilla“, intercettati mentre tentavano di raggiungere Gaza e ora in via di espulsione.

La voce degli attivisti: “Un’esperienza molto dura”

A farsi portavoce della denuncia è una delle figure più note a bordo, l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau. Le sue parole, pronunciate al rientro in aeroporto, dipingono un quadro cupo: “Ci hanno rinchiuso in un carcere di massima sicurezza dove non esiste Stato di diritto. Ci sono stati maltrattamenti e trattamento denigrante”.

La sua testimonianza è un elenco preciso di presunte violazioni. L’intercettazione, avvenuta “illegalmente in acque internazionali“. L’arrivo al porto di Ashdod, dove “centinaia di poliziotti ci hanno umiliati, tenuti per ore in ginocchio, con la testa contro il suolo, senza darci acqua“. E infine la detenzione: “Non abbiamo potuto fare la doccia, eravamo in 16 in una cella di sei metri per tre senza mai poter uscire per un’ora d’aria“. Colau denuncia un isolamento totale, senza contatti con consolati o avvocati, e la mancata somministrazione di “medicine salvavita a persone diabetiche o asmatiche“. Un racconto che trova eco nelle parole del presidente cubano Miguel Díaz-Canel, che parla di attivisti “crudelmente intercettati” e chiede la fine dell'”impunità dei sionisti genocidi“.

La versione di Israele: “Accuse ridicole”

Di tenore diametralmente opposto la posizione ufficiale di Israele, affidata a un post su X del Ministero degli Esteri. La versione è netta, senza sfumature: “Le affermazioni riguardanti i maltrattamenti di Greta Thunberg e di altri detenuti della flottiglia Hamas-Sumud sono sfacciate menzogne. Tutti i diritti legali dei detenuti sono pienamente tutelati”.

Il governo israeliano non si limita a negare, ma contrattacca, introducendo un elemento che mira a minare la credibilità degli attivisti: “È interessante notare che Greta stessa e altri detenuti si sono rifiutati di accelerare la loro espulsione e hanno insistito per prolungare la loro permanenza in custodia“. Inoltre, sottolinea Israele, l’attivista svedese “non ha presentato reclamo alle autorità israeliane per nessuna di queste accuse ridicole e infondate, perché non si sono mai verificate”.

Nel mezzo, il dubbio: strumentalizzazione o verità di parte?

In questo scontro frontale di narrazioni, trovare un punto fermo è quasi impossibile. Da un lato, c’è la possibilità della strumentalizzazione. L’obiettivo dichiarato della Flotilla è sempre stato quello di accendere i riflettori internazionali su Gaza; un racconto di abusi e violazioni da parte di Israele è funzionale a questo scopo, come ammette la stessa Colau quando afferma che queste azioni servono a isolare “lo Stato terrorista di Israele“.

Dall’altro lato, c’è la “verità” di uno Stato che agisce secondo i propri protocolli di sicurezza. Ciò che Israele definisce “piena tutela dei diritti legali” potrebbe essere percepito dagli attivisti, e valutato secondo standard internazionali, come un trattamento inumano. Il rifiuto di accelerare l’espulsione, visto da Israele come una tattica, potrebbe essere letto dagli attivisti come un atto di protesta o la conseguenza di un caos burocratico.

L’unica certezza, al momento, è l’epilogo pratico della vicenda: gli attivisti, inclusi i 15 italiani assistiti dalla Farnesina, vengono espulsi. Greta Thunberg è in partenza per la Grecia, gli spagnoli sono rientrati. Ma la verità su cosa sia realmente accaduto in quel “carcere orribile” rischia di rimanere un’altra vittima di un conflitto dove ogni parte costruisce e difende la propria realtà, lasciando al mondo solo il difficile compito di decidere a chi credere.

greta
“Greta e i suoi amici sono sani e salvi. Diverse imbarcazioni della flottiglia Hamas-Sumud sono già state fermate in sicurezza e i loro passeggeri sono stati trasferiti in un porto israeliano”. Lo scrive su X il ministero degli Esteri israeliano postando il video del fermo dell’attivista svedese Greta Thunberg, 1 ottobre 2025.
X MINISTERO DEGLI ESTERI ISRAELIANO
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