
Si è chiuso il processo di primo grado a carico dei due ex calciatori dell’ACR Messina. Il Tribunale ha condannato Clemente Crisci a 6 anni di reclusione, mentre per Carmine Cretella, riconosciuto colpevole di un’ipotesi attenuata, la pena è di 2 anni con sospensione condizionale.

MESSINA – Si è concluso con una sentenza che distingue nettamente le responsabilità dei due imputati il processo di primo grado per la violenza sessuale che vedeva sul banco degli imputati gli ex calciatori dell’ACR Messina, Carmine Cretella e Clemente Crisci.
Il Tribunale di Messina, presieduto dalla giudice Maria Sergi, ha condannato Clemente Crisci a 6 anni di reclusione. Crisci dovrà inoltre versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 15 mila euro alla vittima, oltre al risarcimento completo del danno che sarà quantificato in sede civile.
Per Carmine Cretella, invece, il collegio ha stabilito una condanna a 2 anni di reclusione, riconoscendo per lui un’ipotesi attenuata di violenza sessuale. La pena per Cretella è stata sospesa a condizione che l’imputato risarcisca la parte civile con una somma di 5 mila euro. Le condanne si discostano in maniera significativa dalla richiesta dell’accusa, che aveva sollecitato una pena di 9 anni di reclusione per entrambi.
Secondo quanto ricostruito nel corso del dibattimento, i due erano accusati di aver costretto la ragazzina, all’epoca dei fatti 14enne, a subire un rapporto orale. In base alle accuse, uno dei due le impediva fisicamente di allontanarsi, mentre l’altro la palpeggiava.
L’inchiesta che ha portato al processo è scaturita dalla denuncia presentata dai genitori della giovane. Furono loro, notando il profondo disagio e il comportamento insolito della figlia, a convincerla a confidarsi e a raccontare l’orrore subito, facendo così scattare l’intervento della giustizia.
Con il deposito della sentenza di oggi si chiude il primo capitolo giudiziario di una vicenda che ha profondamente scosso l’opinione pubblica. La difesa degli imputati attenderà ora di leggere le motivazioni della sentenza per poi procedere con il quasi certo ricorso presso la Corte d’Appello.
