
Il XXVII Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati UniMe rivela un percorso di inserimento lavorativo solido, che si consolida nel tempo con stipendi in crescita. Emerge un’identità precisa: un laureato su due, a cinque anni dal titolo, lavora nel settore pubblico. Bene l’attrattività fuori regione, ma resta la sfida sulla durata degli studi.

MESSINA – Laurearsi a Messina: quale futuro attende chi si laurea all’Università di Messina? A questa domanda cruciale risponde, con la forza dei numeri, il XXVII Rapporto Almalaurea 2025, i cui risultati sono stati presentati oggi. L’indagine, condotta su un campione di oltre 3.500 laureati dell’Ateneo peloritano, restituisce una fotografia complessa, fatta di luci e di alcune ombre, che delinea un percorso chiaro: un inserimento lavorativo che si consolida nel tempo, un’alta soddisfazione per gli studi compiuti e una spiccata vocazione per il settore pubblico.
La Prospettiva a Lungo Termine: a 5 Anni dalla Laurea Lavoro e Soddisfazione
Il dato più incoraggiante e garantito arriva guardando al lungo periodo. Tra i laureati di secondo livello (magistrali e a ciclo unico) del 2019, intervistati a cinque anni dal titolo, il tasso di occupazione raggiunge un solido 83,2%. Un risultato che sale addirittura all’88,9% per i laureati a ciclo unico (come Medicina o Giurisprudenza). Parallelamente, cresce anche la retribuzione, che si attesta in media a 1.672 euro mensili netti, con punte di 1.784 euro per i laureati a ciclo unico.
Ma non è solo una questione di occupazione. È la qualità del lavoro a dare valore al percorso di studi. Quasi l’84% degli occupati ritiene la laurea conseguita a Messina “molto efficace o efficace” per la professione svolta, e oltre il 70% dichiara di utilizzare in misura elevata le competenze acquisite durante gli anni universitari. Un segnale di grande sintonia tra la formazione offerta e le richieste del mercato.
Il Primo Anno: Inserimento in Evoluzione
A un anno dal conseguimento del titolo, il quadro è più sfumato e fotografa un percorso di inserimento in piena evoluzione. Il tasso di occupazione per i laureati triennali del 2023 è del 67,3%. Per i laureati di secondo livello, la percentuale si attesta al 65,2%, con una retribuzione media di partenza di 1.377 euro netti mensili. Anche in questa fase iniziale, comunque, la stragrande maggioranza degli occupati (oltre il 76%) giudica il titolo efficace per il lavoro trovato, a testimonianza della validità del percorso di studi.
L’Identikit del Laureato UniMe: Attrattività e Sfide

Chi è il laureato tipo dell’Ateneo messinese? Il rapporto rivela che il 75% proviene da un diploma di liceo. Un dato significativo è l’attrattività dell’Università: quasi un laureato su cinque (19,9%) proviene da fuori regione, segno della capacità di UniMe di richiamare studenti oltre i confini siciliani.
Restano però alcune sfide su cui lavorare. L’età media alla laurea è di 26,5 anni, un dato su cui incide, come sottolinea lo stesso rapporto, un fisiologico ritardo nell’iscrizione post-diploma. Inoltre, solo la metà degli studenti (50,5%) riesce a completare il percorso universitario nei tempi previsti. Un dato che migliora nettamente per i corsi magistrali biennali, dove la percentuale di chi si laurea in corso sale al 62,6%. Molto positivo, invece, il voto medio di laurea, che si attesta a un ottimo 105,5 su 110.
Dove si Lavora? La Vocazione per il Settore Pubblico
Un’ultima, interessante indicazione arriva dalla tipologia di impiego. A cinque anni dalla laurea, il 55,9% dei laureati UniMe lavora nel settore pubblico, contro il 41,5% impiegato nel privato. Il settore dei servizi assorbe la quasi totalità degli occupati (93,1%). Questa fotografia suggerisce come l’Università di Messina si confermi un canale privilegiato per la formazione della futura classe dirigente della pubblica amministrazione, della sanità e della scuola, rispondendo in maniera efficace alle esigenze del tessuto socio-economico del territorio e del Paese.
