
Le fiamme, appiccate da un detenuto nel nuovo “reparto Africa”, hanno richiesto il coraggioso intervento del personale di Polizia Penitenziaria, finito al Pronto Soccorso di Milazzo. L’episodio riaccende i riflettori sulla grave carenza di organico denunciata da settimane.

BARCELLONA POZZO DI GOTTO – Pomeriggio di alta tensione e paura oggi, lunedì 9 giugno, all’interno della Casa Circondariale “Vittorio Madia”. Un incendio, divampato in una cella dell’ottavo reparto, ha provocato l’intossicazione di cinque agenti della Polizia Penitenziaria, prontamente intervenuti per domare le fiamme e mettere in sicurezza il detenuto che le avrebbe appiccate. L’episodio, che si è concluso senza conseguenze tragiche, è la cronaca di un’emergenza annunciata, che esplode in un reparto già al centro delle denunce dei sindacati.
L’allarme è scattato poco dopo le 14. Secondo una prima ricostruzione, un detenuto avrebbe dato fuoco ai letti della propria cella. Una densa colonna di fumo nero ha rapidamente invaso il corridoio, rendendo l’aria irrespirabile. Un sovrintendente e quattro assistenti di Polizia Penitenziaria non hanno esitato a intervenire, riuscendo a circoscrivere l’incendio prima che potesse propagarsi, ma rimanendo esposti alle esalazioni tossiche.
Sul posto sono giunti in pochi minuti i Vigili del Fuoco del distaccamento di Milazzo, che hanno presidiato per ore l’esterno dell’istituto, pronti a intervenire in caso di un’escalation, fortunatamente non avvenuta. I cinque agenti, a causa dei sintomi da intossicazione, sono stati immediatamente trasportati al Pronto Soccorso dell’ospedale di Milazzo. Le loro condizioni non destano particolare preoccupazione: uno di loro è stato dimesso già nel tardo pomeriggio, mentre gli altri quattro sono stati trattenuti per la necessaria terapia disintossicante.
L’incendio di oggi non è un fulmine a ciel sereno. Si è verificato nell’ottavo reparto, una sezione aperta solo da poche settimane e fin da subito considerata ad alto rischio dai sindacati di categoria. Già al momento della sua apertura, era stata denunciata la pericolosa carenza di personale per garantire la sorveglianza, in una struttura già in affanno con i precedenti sette reparti.
Proprio questa nuova sezione, per l’alta concentrazione di detenuti nordafricani, è stata soprannominata “Africa” da altri reclusi. Nelle ultime settimane, secondo quanto si apprende, si sarebbero moltiplicati al suo interno episodi di forte aggressività e gravi atti di autolesionismo, segnali di un clima di tensione ormai insostenibile. L’incendio di oggi rappresenta dunque il culmine di un’emergenza che, da latente, è diventata palese, mettendo a rischio la vita di chi lavora e di chi è recluso all’interno del carcere.










