Si parla esplicitamente di acqua contaminata, rubinetti privi di filtri antibatterici e strumentazione chirurgica non sterile.

L’udienza preliminare per fare luce sul decesso di Giuseppe Taranto, il 58enne di Barcellona Pozzo di Gotto spirato l’11 settembre 2022 all’ospedale Papardo di Messina a seguito di un intervento nel reparto di Cardiochirurgia, ha subito un rinvio. La giudice Tiziana Leanza ha posticipato il vaglio al prossimo 25 giugno, unificando il procedimento a quello relativo alla morte della signora Concetta Barca.
Questa decisione procedurale non è meramente amministrativa; il fatto che gli indagati per i quali si ipotizza il reato di omicidio colposo siano i medesimi in entrambi i casi suggerisce che la magistratura stia valutando un possibile schema di condotta o negligenza comune, piuttosto che incidenti isolati. Di entrambi i decessi si occuperà quindi il giudice per l’udienza preliminare (GUP) Salvatore Pugliese.
Questi episodi, tuttavia, non rappresentano casi isolati, ma si inseriscono in un quadro ben più ampio e allarmante che ha posto il reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale Papardo al centro di una vasta indagine per una serie di morti sospette.
Le famiglie delle vittime, tra cui quella di Giuseppe Taranto assistita dall’avvocato Francesco Aurelio Chillemi, continuano a chiedere con forza che venga fatta chiarezza. Il rinvio dell’udienza, sebbene comune nelle dinamiche processuali, prolunga l’attesa di risposte e mantiene alta l’attenzione su una vicenda che solleva interrogativi profondi sulla sicurezza dei pazienti e sulle responsabilità interne alla struttura sanitaria.
LA CRONISTORIA DELLE MORTI SOSPETTE
Data | Evento |
19 Agosto 2022 | Giuseppe Taranto subisce un infarto e inizia il suo percorso ospedaliero. |
11 Settembre 2022 | Decesso di Giuseppe Taranto all’Ospedale Papardo. |
16 Settembre 2022 | Ricovero di Concetta Barca (o una paziente con dettagli molto simili) al Papardo. |
17 Settembre 2022 | Intervento chirurgico su Concetta Barca (o paziente simile); decesso di un uomo di 82 anni dopo angioplastica. |
25 Settembre 2022 | Decesso di Concetta Barca all’Ospedale Papardo. |
Ottobre 2022 | Decesso di Vincenzo Ragusa (11 ottobre) e Donatella Canfora (2 ottobre). |
Ottobre-Novembre 2024 | Intensificazione delle indagini: segnalazione di 4, poi 6, poi 7 morti sospette; perizia su valvole cardiache. |
Novembre 2024 | Sequestro di due sale operatorie di Cardiochirurgia da parte del NAS. |
23 Novembre 2024 | Notifica avvisi di garanzia a sei figure dirigenziali e mediche del Papardo. |
Dicembre 2024 | L’inchiesta si allarga a 27 casi sospetti; nuovi interrogatori e ispezioni. Ulteriori indagati, inclusi ex dirigenti. |
Gennaio 2025 | Il numero degli indagati sale a undici. Report su 80 interventi chirurgici saltati a causa del sequestro. Dissequestro sale operatorie. |
25 Giugno (previsto) | Udienza preliminare unificata per i casi Taranto e Barca davanti al GUP Salvatore Pugliese, dopo rinvio della Giudice Tiziana Leanza. |
LA STORIA DELLE MORTI SOSPETTE – Le Tragiche Vicende di Giuseppe Taranto e Concetta Barca

Le storie di Giuseppe Taranto e Concetta Barca, pur distinte, convergono drammaticamente nelle aule del tribunale e nell’inchiesta che sta scuotendo la sanità messinese. Entrambi i pazienti hanno perso la vita a breve distanza l’uno dall’altro, nel settembre 2022, a seguito di interventi cardiochirurgici presso l’Ospedale Papardo, e in entrambi i casi il decesso è stato attribuito a infezioni post-operatorie.
Giuseppe Taranto: Una Vita Spezzata
Giuseppe Taranto, 58 anni, era una figura conosciuta e stimata a Barcellona Pozzo di Gotto, dove lavorava con dedizione in una struttura di riabilitazione per disabili. La sua professione, incentrata sulla cura e l’assistenza dei più fragili, rende ancora più amara la sua scomparsa in un contesto ospedaliero.
Il calvario di Taranto iniziò il 19 agosto 2022, quando un malore lo costrinse al trasporto al pronto soccorso di Milazzo. Qui gli fu diagnosticato un infarto. Da Milazzo, fu trasferito al reparto di Cardiologia dell’ospedale di Patti per essere sottoposto a una coronarografia. L’esame evidenziò la necessità di un intervento chirurgico complesso: l’impianto di tre bypass coronarici. Per questa ragione, Taranto fu ulteriormente trasferito all’Ospedale Papardo di Messina, nel reparto di Cardiochirurgia. Purtroppo, dopo l’intervento, il paziente contrasse un’infezione ospedaliera che si rivelò fatale, portandolo al decesso l’11 settembre 2022.
Di fronte a una morte così improvvisa e apparentemente legata a complicanze post-operatorie di natura infettiva, i familiari di Giuseppe Taranto, assistiti dall’avvocato Francesco Aurelio Chillemi, chiesero immediatamente alla magistratura di fare luce sull’accaduto, presentando una denuncia. La loro determinazione si è rivelata fondamentale, come si vedrà, per l’avvio di un serio scrutinio giudiziario.
Concetta Barca: Un Destino Simile
Pochi giorni dopo la morte di Giuseppe Taranto, un’altra tragedia si consumava nello stesso reparto. Concetta Barca, secondo quanto riportato, decedeva il 25 settembre 2022, anch’ella a causa di un’infezione batterica contratta dopo un intervento di sostituzione di una valvola mitralica presso la Cardiochirurgia dell’Ospedale Papardo.
Fu aperta una indagine della Procura.
La vicinanza temporale dei decessi di Taranto e Barca – entrambi a settembre 2022 – e la causa comune – infezione post-operatoria contratta nello stesso reparto di Cardiochirurgia – rappresenterebbero un elemento di fortissima preoccupazione. Questa concomitanza non potrebbe essere facilmente liquidata come una sfortunata coincidenza di complicanze individuali; al contrario, solleva il sospetto di un problema sistemico all’interno dell’unità operativa durante quel periodo, potenzialmente legato a falle nei protocolli di sterilizzazione, igiene ambientale o gestione delle infezioni ospedaliere. La decisione della magistratura di unificare i procedimenti, con i medesimi indagati, avvalorerebbe ulteriormente questa ipotesi
L’Unità di Cardiochirurgia del Papardo Sotto Assedio: Un’Inchiesta Dilagante
Le morti di Giuseppe Taranto e Concetta Barca si sono rivelate la punta di un iceberg. L’inchiesta della Procura di Messina si è progressivamente allargata, svelando una serie inquietante di decessi sospetti e presunte falle sistemiche all’interno del reparto di Cardiochirurgia dell’Ospedale Papardo.
La Dimensione della Crisi: Oltre Taranto e Barca
Quello che inizialmente poteva sembrare un numero limitato di casi problematici è cresciuto esponenzialmente. Le prime notizie parlavano di quattro morti sospette sotto la lente degli inquirenti. Rapidamente, questo numero è salito a sei, poi a sette, fino a raggiungere la cifra allarmante di ventisette casi dubbi che la Procura sta esaminando attentamente. Questo incremento vertiginoso non è solo il risultato di nuove denunce da parte di familiari, ma indica verosimilmente che le prime indagini avrebbero fatto emergere schemi o criticità tali da indurre gli inquirenti ad ampliare retrospettivamente il raggio delle loro verifiche, suggerendo un potenziale periodo prolungato di rischio elevato per i pazienti.
Tra le altre vittime menzionate nelle cronache figurano Vincenzo Ragusa, 57 anni, deceduto l’11 ottobre 2022; Donatella Canfora, 60 anni, morta il 2 ottobre 2022; e un uomo di 82 anni, deceduto il 17 settembre 2022 dopo un intervento di angioplastica. Più recentemente, sono emersi i nomi di Gaetano Tommaso Bombaci, Dora Maria Biondo, Nunzio Bonfiglio, Angelo Catanzaro (indicato erroneamente come Luca Catanzaro), e un uomo di 70 anni deceduto nel dicembre 2023. Questa lista, purtroppo forse non ancora definitiva, testimonia la vastità della tragedia e la complessità dell’indagine.
Accuse di Falle Sistemiche
Le cause dei decessi riportate nelle indagini sono spesso riconducibili a gravi infezioni: sepsi, shock settico, insufficienza multiorgano ed endocardite batterica, condizioni frequentemente associate a contaminazioni batteriche di origine interna all’ambiente ospedaliero. L’ombra di un “batterio killer” aleggia sull’inchiesta.
Le accuse più gravi e specifiche riguardano le condizioni igienico-sanitarie delle sale operatorie. Si parla esplicitamente di acqua contaminata, rubinetti privi di filtri antibatterici e strumentazione chirurgica non sterile. Tali accuse, se confermate, andrebbero oltre l’errore medico individuale, configurando una negligenza gravissima nella gestione delle più elementari norme di igiene e sicurezza, fondamentali in qualsiasi ambiente chirurgico, a maggior ragione in uno delicato come la cardiochirurgia. Parallelamente, l’inchiesta sta valutando anche possibili difetti di fabbricazione di tre valvole cardiache impiantate in alcuni dei pazienti deceduti, con una perizia tecnica specificamente affidata per esaminare valvole e altri dispositivi medici utilizzati.
L’Intervento delle Autorità: Perquisizioni, Sequestri e Ispezioni
Di fronte alla gravità della situazione, le autorità hanno agito con decisione. I Carabinieri del NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità) di Catania, in collaborazione con la Compagnia Messina Centro, hanno condotto l’inchiesta sul campo. L’azione più eclatante è stata il sequestro di due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia. Questo provvedimento drastico, che ha comportato l’interruzione di un servizio ospedaliero critico, sottolinea l’immediata preoccupazione delle autorità per la sicurezza dei pazienti e il rischio di ulteriori danni, segnalando una crisi di fiducia profonda nella sicurezza del reparto.
Durante queste ispezioni sono stati prelevati campioni da analizzare per accertare la presenza di contaminazioni. In una fase iniziale dell’inchiesta, era stata inoltre sollevata la problematica della mancata consegna delle cartelle cliniche, elemento cruciale per le indagini.
Gli Indagati: Una Lista che si Allunga dal Personale Medico ai Vertici Ospedalieri

L’inchiesta sulle morti sospette al Papardo ha visto un progressivo ampliamento del registro degli indagati, che è arrivato a includere non solo il personale medico direttamente coinvolto nelle cure, ma anche figure apicali della gestione ospedaliera, sia attuali che passate. Questo sviluppo suggerisce che la Procura stia valutando responsabilità che trascendono il singolo atto medico, per abbracciare possibili carenze organizzative, di controllo e di gestione del rischio clinico a più livelli.
Inizialmente, per i casi specifici di Giuseppe Taranto e Concetta Barca, si parlava genericamente di “medesimi” indagati. Successivamente è emerso che quattro medici – due dirigenti medici e due direttori di struttura – sono stati posti sotto inchiesta per questi due decessi.
Con l’allargarsi dell’indagine al più vasto numero di decessi (fino a 27 casi), una prima lista di sei persone è stata indagata per omicidio colposo. Si tratta di figure di primo piano dell’Azienda Ospedaliera Papardo e dei reparti coinvolti:
- Catena Di Blasi, Direttore Generale dell’Ospedale Papardo.
- Paolo Cardia, Direttore Sanitario.
- Vincenzo Manzi, Direttore Amministrativo.
- Francesco Patanè, Direttore dell’Unità Operativa Complessa (UOC) di Cardiochirurgia.
- Maria Chiara Zucchetti, Direttore dell’UOC di Anestesia e Rianimazione.
- Silvio Tommasini, Responsabile della Terapia Intensiva Post-Operatoria.

Successivamente, nel dicembre 2024, la Procura ha notificato ulteriori avvisi di garanzia, portando il numero degli indagati a crescere. Tra i nuovi nomi figurano anche ex dirigenti, indicando una volontà degli inquirenti di ricostruire le responsabilità anche nel passato:
- Mario Paino, Direttore Generale dal 16 aprile 2019 al 15 aprile 2022.
- Salvatore Munafò, Direttore Amministrativo dall’1 luglio 2019 al 30 settembre 2022.
- Giuseppe Ranieri Trimarchi, Direttore Sanitario dall’1 luglio 2019 al 28 agosto 2024.
- Alberto Firenze, Commissario Straordinario dal 6 febbraio 2023 al 31 gennaio 2024.
- Giancarlo Niutta, Direttore Amministrativo dal 21 febbraio 2023 al 28 agosto 2024.
Nel gennaio 2025, si annoverava un totale di undici indagati tra manager sanitari e medici. Le accuse principali rimangono quelle di omicidio colposo, omicidio colposo in ambito sanitario e medico, e cooperazione in delitto colposo.
Il coinvolgimento di figure dirigenziali di così alto livello, sia attuali che precedenti, è un segnale forte. Implica che l’indagine non si limita a presunti errori commessi in sala operatoria o in reparto, ma si estende alla verifica delle responsabilità gestionali: la Procura sembra ipotizzare che le presunte negligenze e le falle sistemiche fossero note, o avrebbero dovuto esserlo, e affrontate ai massimi livelli della governance ospedaliera. L’inclusione di ex direttori suggerisce inoltre che si stia cercando di capire se decisioni o omissioni passate abbiano contribuito a creare o a non risolvere le condizioni che hanno portato ai decessi.
Sul fronte della difesa, i quattro medici inizialmente indagati per i casi Taranto e Barca sono assistiti dagli avvocati Salvatore Silvestro, Giuseppe Ventura Spagnolo, Salvatore Lincon e Adriana La Manna. L’Ospedale Papardo è stato citato come responsabile civile ed è rappresentato dall’avvocata Nicoletta Milicia.
L’ITER GIUDIZIARIO

Per il caso di Giuseppe Taranto inizialmente, la Procura aveva avanzato una richiesta di archiviazione del procedimento. Tuttavia, l’avvocato della famiglia Taranto, Francesco Aurelio Chillemi, presentò una formale opposizione a tale richiesta. Accogliendo l’opposizione, il GIP del Tribunale di Messina, Simona Finocchiaro, ordinò l’imputazione coatta per il reato di omicidio colposo nei confronti dei sanitari ritenuti responsabili. L’ipotesi di reato fu specificamente collegata alla contrazione dell’infezione nosocomiale che causò il decesso di Taranto.
Questo passaggio dell'”imputazione coatta” è di fondamentale importanza. Significa che un giudice, riesaminando gli atti e le argomentazioni della difesa della persona offesa, ha ritenuto che esistessero elementi sufficienti per procedere penalmente, contrariamente alla valutazione iniziale del pubblico ministero. Questo non solo sottolinea la gravità degli indizi raccolti, ma evidenzia anche come il sistema giudiziario preveda meccanismi di controllo e bilanciamento, e come la perseveranza dei familiari possa essere decisiva per evitare che casi di potenziale malasanità vengano chiusi prematuramente.
L’Attuale Fase Processuale
Come menzionato in apertura, l’udienza per il vaglio preliminare relativa ai decessi di Giuseppe Taranto e Concetta Barca, i cui procedimenti sono stati riuniti, è stata rinviata dalla Giudice Tiziana Leanza al 25 giugno prossimo. Successivamente, la trattazione dei casi passerà al Giudice per l’Udienza Preliminare (GUP) Salvatore Pugliese, anch’egli in servizio presso la sezione GIP/GUP di Messina, che se ne occuperà alla fine del mese di giugno. L’udienza preliminare è una fase cardine del procedimento penale italiano, in cui il GUP valuta se gli elementi raccolti dalla Procura siano idonei a sostenere l’accusa in giudizio o se invece si debba pervenire a una sentenza di non luogo a procedere.
La Posizione dell’Ospedale Papardo
Nei procedimenti relativi ai casi Taranto e Barca, l’Azienda Ospedaliera Papardo è stata citata come “responsabile civile”. Questo significa che, parallelamente alle responsabilità penali individuali dei sanitari indagati, l’ente ospedaliero potrebbe essere chiamato a rispondere civilmente per i danni patiti dalle famiglie delle vittime. La chiamata in causa dell’ospedale come responsabile civile è una prassi comune nei casi di presunta malpractice medica, in quanto l’istituzione è considerata responsabile dell’operato dei propri dipendenti e delle condizioni strutturali e organizzative che possono aver contribuito al verificarsi del danno.
Oltre le Aule del Tribunale: dal sequestro delle sale operatorie agli interventi saltati
Il sequestro delle due sale operatorie di Cardiochirurgia, seppur temporaneo (le sale sono state successivamente dissequestrate), ha avuto conseguenze dirette e significative sull’attività del reparto. È stato riportato che circa 80 interventi chirurgici programmati sono “saltati”: 40 previsti per novembre e dicembre, e altri 40 pazienti in lista d’attesa che, data la situazione, si sono rivolti ad altri centri sanitari. Questa interruzione di un servizio così cruciale, che serve un bacino di utenza di 107 comuni, ha comportato non solo disagi e potenziali rischi per i pazienti in attesa, ma anche una perdita economica stimata per l’ospedale di circa 1,8 milioni di Euro in termini di mancati rimborsi DRG (Diagnosis Related Groups). Tali cifre evidenziano come le conseguenze di una crisi di questa portata si estendano alla sostenibilità finanziaria dell’ente e alla capacità di garantire l’accesso alle cure per una vasta popolazione.
Reputazione Sotto Tiro?
Il quadro è fosco. La UIL FPL (sindacato di categoria) aveva già espresso critiche riguardo a una convenzione tra l’ospedale e l’Università, lamentando presunti “tripli incarichi” al professor Patanè e la necessità di un concorso pubblico trasparente per la figura di direttore. L’associazione di consumatori Codacons ha chiesto ispezioni approfondite non solo al Papardo ma in tutte le strutture ospedaliere siciliane, a riprova della perdita di fiducia generalizzata.
Le visite ispettive e le dichiarazioni di esponenti politici hanno portato alla luce ulteriori criticità che affliggerebbero il Papardo e, più in generale, la sanità siciliana. È stata denunciata una cronica carenza di personale: nel reparto di Cardiochirurgia mancherebbero almeno cinque medici, con una situazione definita ancora peggiore in Ortopedia. Sono state evidenziate anche l’assenza di collegamenti efficaci tra i pronto soccorso e le strutture sanitarie territoriali, e un numero insufficiente di posti letto. Affermazioni come “Sanità pubblica allo sfascio in Sicilia” da parte di parlamentari descrivono un quadro di difficoltà profonde. Alla reputazione dell’ospedale non aiuta una passata inchiesta, non direttamente collegata ai decessi attuali, che vedeva alcuni medici del Papardo accusati di “dirottare” pazienti verso studi privati, suggerendo possibili preesistenti problematiche di condotta o pressioni sistemiche.
Al di là delle aule di tribunale, questa vicenda ha inferto una ferita profonda alla fiducia dei cittadini nei confronti di una struttura sanitaria di riferimento per un vasto territorio. Le accuse di contaminazione, le denunce di carenze di personale e le critiche alla gestione hanno minato la reputazione dell’ospedale, nonostante la presenza, riconosciuta anche in questo periodo difficile, di professionalità capaci.
Le implicazioni più ampie di questa crisi sono molteplici. Emerge con forza la necessità di meccanismi di controllo e oversight più rigorosi all’interno delle strutture sanitarie, di una gestione trasparente e responsabile, e di riforme sistemiche che mettano al centro la sicurezza del paziente. L’inchiesta del Papardo, con le sue accuse che spaziano dalla negligenza individuale a possibili falle organizzative e gestionali che coinvolgono i vertici, si configura come un caso emblematico. Gli esiti processuali e le eventuali misure correttive che ne scaturiranno non riguarderanno solo Messina, ma potranno offrire lezioni importanti per l’intero sistema sanitario nazionale, affinché tragedie simili non abbiano a ripetersi. La comunità attende con ansia risposte chiare e azioni decisive, nella speranza che dalla sofferenza e dall’incertezza possano emergere un rinnovato impegno per la tutela della salute e un sistema sanitario più sicuro e responsabile.
