Costantino: “Ho visto reazioni tiepide delle Istituzioni al grido di allarme lanciato dai Magistrati minorili. Mi sarei aspettato una presa di posizione più incisiva e invece ho sentito solo silenzio.“
La relazione del Tribunale dei Minori a firma del Presidente del Tribunale per i Minorenni Maria Francesca Pricoco e del Procuratore Minorile Andrea Pagano, compendiata in quella generale del Tribunale di Messina in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario 2025, ha rappresentato con dati incontrovertibili la consistenza di un disagio minorile che si trasforma in violenza, in uso di stupefacenti per fasce di età sempre minori. Disagio derivato dall’incapacità delle famiglie di ascoltare le richieste disperate di aiuto dei nostri giovani e l’inadeguatezza di un sistema di servizi sociali che evidentemente non è presente con interventi incisivi e programmati.
I fatti di cronaca che nell’ultimo anno si sono registrati a Messina dimostrano, tra violenza, droga e armi, il manifestarsi di una escalation che necessita di interventi coordinati e la fine di eventi autoreferenziali che servono solo a mostrare una Messina diversa da quella reale.
Il colloquio con Angelo Fabio Costantino, psicologo, già Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Messina, è illuminante riguardo la necessaria nuova rotta da intraprendere subito e con assoluta umiltà da parte delle istituzioni preposte. Il rischio che la nostra gioventù si avveleni progressivamente, annegando nel totale silenzio di chi dovrebbe aiutarli, è quanto mai estremo. Insomma, a dispetto di una narrazione pericolosamente non corrispondente alla realtà è, ormai, divenuta emergenza conclamata e inascoltata.
Dottore Costantino, come commenta la relazione del Tribunale per i minori?
Già lo scorso anno il presidente Lombardo aveva segnato un aumento esponenziale dei procedimenti civili a carico dei minori indicando le fragilità del sistema di prevenzione e presa in carico. Quest’anno il Presidente ha voluto dedicare un’intera sezione alla condizione dei minori a Messina.
I dati e i grafici presentati descrivono una condizione allarmante che merita di essere affrontata immediatamente.
Quali i punti cruciali della relazione?
Le iscrizioni di procedimenti civili continuano a crescere vertiginosamente ormai da 5-6 anni ma nell’ultimo triennio il trend è notevolmente peggiorato. In quei fascicoli ci sono storie di minori in stato di povertà, abbandono, vittime di abuso, maltrattamento e di violenza assistita.
Di contro il numero di reati commessi da minori nell’ultimo anno è sostanzialmente sovrapponibile al precedente anche se aumentano i reati violenti.
Colpiscono le iscrizioni per stalking, sino a qualche anno fa rarissimi tra i minorenni, la detenzione di armi e i tentati omicidi.
La situazione in città e provincia segnalata dai giudici minorili è preoccupante e non può essere assolutamente trascurata.
La facilità a reperire armi, l’impulsività’ tipica degli adolescenti e la cultura marginale di riferimento sono un cocktail esplosivo che potrebbero essere causa di un dramma.
Colpiscono le iscrizioni per stalking, sino a qualche anno fa rarissimi tra i minorenni, la detenzione di armi e i tentati omicidi.
Affrontiamo il capitolo droghe
L’ uso di sostanze stupefacenti è diffusissimo tra i giovani con un’età di primo consumo che si è abbassata enormemente. L’ età media del primo consumo si attesta intorno ai 13 anni seppur ci sono bambini di appena 12 anni che già hanno fatto uso di crack.
Si sta facendo sempre più strada tra i minori l’abuso di psicofarmaci senza prescrizione medica spesso venduti nelle piazze di spaccio insieme alle droghe.
Perché sta succedendo?
Perché la città è in ginocchio. C’è una povertà e un precariato economico importante. Le nostre periferie sono abbandonate con pochi presidi gestiti da volontari ed associazioni che in solitudine fanno quello che possono ma non basta. Le forze dell’ordine a Messina fanno un lavoro eccezionale talvolta sostituendosi ad altre istituzioni. Ricevono famiglie e minori, agendo anche con strumenti educativi ma il loro compito è il controllo del territorio, che fanno egregiamente, e non quello di educatori che spetterebbe ad altri.
I sequestri di droga sono giornalieri ma uno tsunami non si può arginare a mani nude.
L’ età media del primo consumo si attesta intorno ai 13 anni seppur ci sono bambini di appena 12 anni che già hanno fatto uso di crack.
Cosa fare?
A mio modo di vedere bisognerebbe cambiare totalmente il sistema agendo sul disagio giovanile a più livelli.
Il disagio dei ragazzi è multifattoriale e multidimensionale. Fattori economici, dispersione scolastica, povertà educativa, precarietà abitativa insieme a fattori di ordine familiare e psicologico creano le condizioni ideali in cui cresce la marginalità e la delinquenza minorile.
Quando lo Stato arretra le organizzazioni criminali riescono ad intercettare i bisogni dei ragazzi offrendo loro una identità forte, soddisfacendo il bisogno di appartenenza e offrendo loro guadagni facili.
A noi tocca occuparci dello “psichismo mafioso” e cioè di quel modo di sentire e di agire basato sull’omertà, sulla tendenza alla sopraffazione, sulle convenienze personali a danno della comunità.
La mafia non esiste solo nelle giornate della memoria ma è un fenomeno e una organizzazione che a Messina esiste e che si infiltra nelle maglie della città.
Se la repressione delle organizzazioni criminali spetta esclusivamente agli organi giudiziari, noi abbiamo l’obbligo di occuparci di ciò che viene prima della mafia e da cui la mafia stessa discende. A noi tocca occuparci dello “psichismo mafioso” e cioè di quel modo di sentire e di agire basato sull’omertà, sulla tendenza alla sopraffazione, sulle convenienze personali a danno della comunità.
Le reazioni?
Ho visto reazioni tiepide delle Istituzioni al grido di allarme lanciato dai Magistrati minorili. Mi sarei aspettato una presa di posizione più incisiva e invece ho sentito solo silenzio. Non bastano più le iniziative che generano entusiasmo sul momento ma una visione e un modello d’intervento più ampio che parta da una seria analisi dei bisogni e delle risorse. Senza approfondire il fenomeno nessun intervento sarà efficace e per poterlo fare bisogna essere umili e chiedere a chi lavora sul campo.
Noi psicologi possiamo essere utili ma dentro un sistema più complesso in cui gli interventi sociali, educativi, psicologici e sanitari sono coordinati e iscritti dentro lo stesso modello d’intervento.
Le uniche parole che ho ascoltato in questi giorni sollecitavano la presenza di psicologi nelle scuole. Veda io svolgo la professione di psicologo da 25 anni e nelle scuole vado tutte le volte che i dirigenti mi chiamano ma cosa dovrebbero fare i colleghi di fronte alla mancanza di bisogni essenziali? Noi psicologi possiamo essere utili ma dentro un sistema più complesso in cui gli interventi sociali, educativi, psicologici e sanitari sono coordinati e iscritti dentro lo stesso modello d’intervento.
Chiedere solo gli psicologi è superficiale e denota la mancanza di conoscenza approfondita del problema.
Speranze?
Io sono un ottimista non di pancia ma di scienza. Ogni fenomeno, anche il più grave, e la condizione dei minori a Messina lo è, può essere affrontato e risolto solo se le Istituzioni e i tecnici lavorano insieme con umiltà e competenza. Al momento vedo solo chiusura ma le cose possano cambiare e a quel punto tutti abbiamo l’obbligo di farci trovare pronti e collaboranti.”.
