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Omicidio Pappalardo, donna mite e per bene, nipote dell’inventore del cinema sonoro

- 14/01/2025
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Caterina Pappalardo, donna mite e per bene, almeno a detta di tutti coloro che la conoscevano, aveva 62 anni ed è stata uccisa da ci aveva messo al mondo. Uccisa con una furia indicibile, sembra oltre 35 coltellate sferrate con inaudita violenza all’addome, al collo, alla testa, alle spalle. L’arma un coltello militare da 18 centimetri, ma non prima di averla bloccata e resa cieca e inerme con uno spray al peperoncino. Quando ha aperto la porta di casa alle forze dell’ordine, Giosuè Fogliani lo aveva ancora in mano ed un altro non utilizzato infilato nella cintola. Caterina Pappalardo non risiedeva in quella casa di via Cesare Battisti, ci andava periodicamente per rassettare e preparare da mangiare al figlio. Una casa dove suo figlio, il suo omicida, sembra si fosse più isolato che rifugiato. Doveri amorevoli di una madre che probabilmente, viste le voci di continui violenti litigi, la donna portava avanti adempiendovi nonostante il rischio, certamente sottovalutato, di un epilogo tanto tragico e drammatico.

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Giosuè Fogliani era orfano di padre, Caterina Pappalardo era vedova da qualche anno. Non sarà facile comprenderne fino in fondo il movente che appare già confuso dalle prime ammissioni di Giosuè. Forse le spiegazioni possono affondare nelle sabbie mobili di patologie mentali già affiorate da qualche dichiarazione dei vicini di casa: tanti comportamenti inadeguati, spesso celati dietro una faccia estremamente tranquilla. Qualcuno racconta anche di una grata apposta alla finestra che sporge sul bar sottostante per evitare che Giosuè continuasse a gettare oggetti di sotto. Voci, ipotesi, racconti che contribuiranno a comporre un puzzle che sarà sempre inadeguato a motivare uno strazio che non ha mai motivazioni soddisfacenti, tali da poter mai giustificare un figlio che uccide la propria madre.

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Affinché anche in questo caso non si concentri la luce dei riflettori sull’omicida dimenticando la vittima è bene raccontare anche che Caterina Pappalardo era nipote di un nostro genio messinese di grande rispetto: Giovanni Rappazzo che fu l’inventore del cinema sonoro. Un elemento che contribuisce a far crescere la tristezza del vedere uscire dall’androne di quella casa in via Cesare Battisti numero 272, quel contenitore con dentro il corpo di Caterina, straziato da chi doveva amarla sopra ogni cosa. Domani altro strazio con l’autopsia.

caterina pappalardo