
“Lo sbaraccamento a Messina non può essere inteso come una mera operazione edilizia di acquisto e vendita di abitazioni. Oltre ad una sistemazione abitativa, va riprogettato anche un tessuto sociale adeguato e implementata la capacità di autonomia di queste famiglie attraverso un percorso socio-economico e mi auguro che questo progetto possa dare un contributo al processo di autonomia“. Lo diceva in conferenza stampa il 4 novembre del 2021 l’allora sindaco di Messina Cateno De Luca. L’occasione che faceva suscitare questa vibrante dichiarazione era la presentazione di un ambizioso progetto, così come importante è stato il finanziamento da 16 milioni di euro ricevuto dalla Amministrazione di Messina per l’attivazione di 1100 tirocini che avevano l’altrettanto ambizioso obiettivo dell’jnserimento sociale per coloro che vivono nelle aree degradate del Risanamento e che avrebbero percepito 600 euro al mese per due anni. L’azienda attraverso la quale tutto doveva ed è transitato è la Messina Servizi Bene Comune.
I RISULTATI: LA’ DOVE LE BARACCHE SONO ANCORA IN PIEDI
Ad oggi, quando stanno per essere trascorsi i 24 mesi annunciati cosa è accaduto? Sono state assegnate le case annunciate? Poche perché dei tirocinanti che sono stati inseriti in questo progetto moltissimi abitano ancora in baracche delle aree degradate di Messina. A progetto quasi terminato che si concluderà il prossimo 22 dicembre, per qualcuno dopo 18 mesi e non 24, quanti di questi apprendisti verrà assunto dalla Messina Servizi? Nessuno molto probabilmente. Per cui si può si può dire che “l’ambizioso progetto” da 16 milioni di euro sia stato una missione compiuta? No di certo alla luce di quanto accadrà il 22 dicembre, ovvero tutti a casa.
RETRIBUZIONE: MANCA ANCORA OTTOBRE
Ma come se non bastasse, nonostante l’importante somma che lo stesso De Luca allora riteneva fosse quasi impossibile ottenere dall’Agenzia di Coesione Nazionale, il progetto arranca anche sulla regolarità della retribuzione dei tirocini in quanto la Messina Servizi a dicembre alle porte non ha ancora corrisposto le spettanze di ottobre agli oltre 400 tirocinanti e di pagarle si parla di non prima del prossimo 13 dicembre. Per cui i tirocinanti rischiano di ricevere gli stipendi di novembre e di dicembre ben oltre la conclusione del progetto e, inoltre, rimanendo con un pugno di mosche in mano in quanto di assunzioni e di “capacità di autonomia” di queste famiglie non vi è l’ombra.
UN’OPERAZIONE POLITICA? “CI HANNO ILLUSO! FIRMATO IL CONTRATTO LO ABBIAMO VISTO DOPO DUE MESI!”
Un’operazione politica quella dei tirocini? Ne sono convinti i tirocinanti che abbiamo incontrato in folta rappresentanza, per la maggioranza donne: “Ci hanno illuso” ma la loro espressione è ben più colorita. “Abbiamo firmato il contratto ma ce lo hanno dato dopo due mesi. Hanno detto che avremmo fatto due anni ma tutto si fermerà dopo soli 18 mesi. E intanto stanno facendo nuovi inserimenti. Perché non assumere noi?“.
Così concepito è uno strano tipo di rapporto di lavoro: non ci sono diritti ma solo doveri, non esiste malattia o ferie, se casa per motivi seri l’assenza deve essere recuperata a fine corso. Se superi i 5 giorni di assenza mensili non ti pagano i 600 euro. Eppure i tirocinanti della MSBC operano in autonomia anche a 40 gradi all’ombra nelle spiagge ed i tutor passano solo per far firmare la presenza. I tirocinanti sono inseriti a pieno titolo nella partecipata. Ma il cda sembra non accorgersene. Non hanno contributi, non hanno assistenza sanitaria, non hanno alcun diritto. Gli rimane solo il diritto di protestare.
Se nei mesi scorsi la difficoltà per Messina Servizi a farsi pagare dal Comune la somma necessaria per provvedere al pagamento dei tirocinanti è stata più volte risolta con l’anticipazione dalla azienda di gestione e smaltimento dei rifiuti cittadini (come si faceva nelle coop dei servizi sociali), oggi la presidentessa Interdonato sembra non voler più intervenire direttamente e si affida all’Amministrazione comunale che deve, a questo punto sbloccare le somme necessarie affinché queste famiglie possano vivere, quanto meno, anche se solo con 600 euro, un Natale “dignitoso”.
CHE FINE HANNO FATTO I SOLDI DEL FINANZIAMENTO? AMMALATI “SENZA STIPENDIO”
Ma che fine hanno fatto i fondi? Quei 16 milioni che oltre ai tirocini devono garantire anche l’assegnazione di alloggi per tirare queste famiglie fuori dalle casette fatiscenti di Rione Taormina e luoghi degradati simili? Perché i tirocinanti non riescono ad essere pagati puntualmente? “Dove sono i soldi?“. E’ quanto si chiedono a gran voce proprio loro che lavorano dal lunedì al venerdì nonostante acqua e vento e che non possono ammalarsi per più di 5 giorni e qualche ora al mese altrimenti sanno che non percepiranno nulla quel mese, nonostante il lavoro svolto.
“Ho perso lo stipendio del mese scorso per poche ore in più di malattia” dice una delle tirocinanti, “Ho avuto il covid e sono andato a lavorare ugualmente” dice un’altra. Ma è un comune denominatore per tutti i presenti: andare a lavorare anche stando male, acqua e vento o afa e sole perché altrimenti il cumulo dei giorni di malattia significa il non riconoscimento del lavoro svolto. Sulla correttezza di quanto dichiarato a più voci attendiamo, ovviamente, la smentita della Messina Servizi. E speriamo, a dire la verità, che arrivi perché quanto dichiarato, se certo come loro stessi dichiarano, sarebbe quanto di più mortificante si possa fare ad un lavoratore, soprattutto a chi sperava in quel “reinserimento nel mondo del lavoro” e che invece sa che al 22 dicembre anche quei pochi soldi, 600 euro, verranno a mancare.
IL VESTIARIO: “SE GRATTI SOTTO IL LOGO DI MESERVIZI C’E’ SCRITTO….”
“Non parliamo del vestiario!” dicono, “Se gratti sotto la scritta Messina Servizi scopri che c’è scritto Messina Ambiente! Quindi i soldi ottenuti per cosa sono stati utilizzati? Li hanno usati per pagare altro? O altri? Come i dipendenti di Messina Social City?” si chiedono.
E’ una “guerra tra poveri” innescata dal movimento delle voci di bilancio di un Ente comunale che non naviga in ottime acque di di disponibilità liquida, come dimostra la difficoltà anche della Messina Social City di pagare puntualmente ogni mese gli stipendi degli oltre 1000 dipendenti del sistema sociale che, tolte le cooperative, adesso deve fare i conti con un carico contributivo e retributivo mensile immane. Ma questa è una storia simile ma, in questo caso, “altra”.
“ALTRO CHE AUTONOMIA!” DOPO IL TIROCINIO “IL NULLA”
L’alternativa? I tirocinanti hanno incontrato il Sindaco di Messina Federico Basile, erede dell’ex De Luca, che, dicono loro stessi, li avrebbe rassicurati prospettando la costituzione di una aleggiata cooperativa che dovrebbe risolvere il problema quanto meno della continuazione lavorativa, se non della stabilizzazione. Ma se tutto quanto prospettato dal Sindaco dovesse avverarsi non sarà possibile inserire tutti. Potrebbero farne le spese quei tirocinanti oggi in forza a Messina Servizi che hanno un passato giudiziario macchiato da condanne e misure di sicurezza alternative, coloro che sono più in là con l’età, che fra tutti sono lavorativamente fragili: “Chi ci darà la possibilità di lavorare?” dicono e poi ancora più esplicita è la prospettiva: “L’unica sarà tornare a rubare, a delinquere”.
Insomma e se tutto finisse dal prossimo 22 dicembre? Nonostante i Sindacati di cui i tirocinanti non vogliono neanche sentire parlare e dai quali si sentono, anche da loro, “presi in giro”.
Se davvero anche questa prospettiva di una cooperativa lanciata da chi si è sempre vantato di aver “abolito il sistema viziato delle cooperative” dovesse naufragare?
La loro precarietà si ripercuote anche nelle famiglie che rischiano di essere estromesse dal circuito lavorativo dopo anni di sacrifici. Una situazione paradossale proprio perché le PA potrebbe fare nuove assunzioni legate al Pnrr. Cosa faranno queste persone dopo la scadenza dei tirocini? Fra qualche giorno i tirocinanti potrebbero diventate un dramma sociale in questa città diventa inutile fare discorsi sulla legalità se poi si abbandonano dei lavoratori al loro destino. È triste sentire le loro storie. Se si avvia un processo partecipativo e di inclusione al lavoro e poi non si dà seguito con azioni concrete, come proseguire alla fine dei tirocini di inclusione sociale l’effetto è devastante sia sul piano economico sia sul piano personale, ciò produce scoraggiamento, sfiducia, smarrimento, disistima perché si sentono utilizzati, sfruttati, utilizzati e beffeggiati per l’ennesima volta
Sarà un’ulteriore conferma, per questa gente e per le proprie famiglie, che la politica fa solo promesse e che oltre non sa andare. Che i seicento euro mensili ottenuti per 18 mesi, tra ritardi e fatica, sono stati solo “un contentino” per chi ancora attende una casa per lasciare la propria baracca e che sperava, finalmente, che qualcuno potesse fare davvero il miracolo più importante: dare loro la possibilità di avere un futuro diverso da quello fatto di espedienti, piccoli reati ed i soliti “dolori” di una vita che continua ad essere ai margini. La fine del consenso ottenuto anche con prospettive tradite.
