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La “bassa” politica: “lo scannamento tra galli”, linguaggio brutale che minaccia per la sopravvivenza della democrazia

- 04/04/2022
buzzanca de luca

Non si può e non ci si deve abituare alla violenza ed alla brutalità del linguaggio politico. Mai. Perché la brutalità della parola rappresenta, in politica, una seria minaccia per la democrazia. Dopo quasi quattro anni di “senza peli sulla lingua” e di pessime giustificazioni, come il desolante “sono fatto così”, stiamo assistendo a quello che già tutti avevamo immaginato. Ma non per questo può essere giustificabile. Il botta e risposta social tra il candidato a Presidente della Regione, Cateno De Luca ed il neanche candidato a Sindaco, Giuseppe Buzzanca, rappresenta il culmine raggiunto dalla velenosa consuetudine di ascoltare insulti e di vedere panni e stracci che volano pubblicamente nelle dirette dell’ex sindaco, che oggi si trasforma in linguaggio pseudo elettorale, purtroppo, condiviso. Come se per essere “vincenti” sia necessario sparare l’insulto “più grosso”.

Ma l’elettorato, il cittadino immerso nelle difficoltà dell’economia reale, merita questo? Sicuramente no, ma di certo in questa porcilaia una parte di questo ci sguazza. E’ l’audience della politica becera e sporca, di quella che non si affida ai programmi, che non è propositiva, che non combatte l’avversario con i propositi e carte alla mano, ma che mira ad abbatterlo affondando nel profondo, fino al personale. Altro che politicamente corretto, che se è ha il sapore, indubbiamente, di ipocrita, certamente non può essere trasfigurato a tal punto da trasformarsi in scontro tra galli. Ma questo sta accadendo e sembra che ne sia solo il primo antipasto velenoso.

Ma ciò che ha sdoganato la “sporca verità”, intesa come interpretazione personale a proprio uso e consumo, che parte dal dossieraggio di un tempo, e da quello che si chiamava in politica “colpo basso”, oggi è diventato l’unica comunicazione, ahinoi, possibile. E rappresenta la vera sconfitta della politica, nata dal decadimento della leadership personale e politica dei suoi attori principali. Una debolezza, anzi un’assoluta inesistenza istituzionale, dimenticata ed annientata nei meandri dei “botta e risposta”, senza se e senza ma, che è frutto del decadimento e della frammentazioni dell’elettorato e delle sue classi medie, che “godono” nell’assistere allo “scannamento” dei galli.

Questo pruriginoso e psicopatico “divertimento” che deriva dal godere delle frasi urlate, degli insulti a tutti costi, ribattuti e rimbalzati tra i due “galli, rappresenta il frutto del crollo culturale della società media, è il risultato della somma delle paure che attanagliano l’elettorato medio, “donate” dall’insipienza istituzionale e amministrativa di chi ha dimenticato di comunicare per programmi ed azioni reali conseguenziali, e ormai intende parlare solo “alla pancia” della gente, per conquistarla solo con le “emozioni” più tribali. Pertanto la scelta elettorale decade, anch’essa, non essendo più espressione dell’uomo “capace”, ma di quello più “forte”. Frutto della violenza politica, sua espressione diretta, è quindi non uno statista, un amministratore, ma molto più semplicemente e primitivamente, un “capo tribù”. E’ davvero questo che vogliamo per i nostri figli?

La verità è che i politici, piuttosto che denigrarli, andrebbero ironicamente compatiti. L’invito era quello di Hans Magnus Enzersberger, che nel suo saggio sulla politica scriveva, “Oggi molti coltivano l’illusione che sbraitare di fronte allo specchio sia un modo per avvicinarsi alla verità. Ma la buona retorica esclude la maleducazione e ama il silenzio: quello che consente agli altri di ascoltare.“.