
Messina, 29 aprile 2020
“Stiamo mettendo in campo 400 miliardi di euro in prestiti garantiti dallo Stato. Una potenza di fuoco mai messa a disposizione delle imprese. Accedervi sarà semplice per mezzo delle banche”. Un’affermazione rilasciata in conferenza stampa dal Premier Conte il 7 aprile ma che nei fatti ad oggi non ha, almeno al Sud, avuto alcun riscontro oggettivo. “Siamo stati lasciati soli dal peggior Governo che abbia mai visto” dicono gli esercenti dei locali di ristorazione. “Non è arrivato nemmeno un euro ed ancora attendiamo la cassa integrazione per i nostri dipendenti” incalzano. Le banche ad oggi, nonostante la garanzia di Stato, al 100 % dice il Ministro dello sviluppo economico, al 90% dice invece il Ministro per l’economia (si mettessero d’accordo), non avrebbero erogato un euro e di quella “semplicità” di accesso di cui parla il Primo Ministro Conte non si è vista l’ombra, anzi sembra che le richieste di documenti e di prospetti da parte degli Istituti bancari siano davvero imponenti e rallentano un sistema che poi non partorisce. Insomma le banche da un lato sembrano scoraggiare i prestiti garantiti trattando le richieste come normali pratiche di finanziamento, dall’altro hanno anche provato a “trasformare” i debiti degli imprenditori in debiti garantiti dal Governo. Insomma una sistema di “aiuti” che più che agli imprenditori sembra stia giovando, come sempre, a garantire le banche. A nulla sembra essere valsa la raccomandazione di ABI che con una circolare evidenzia che tali crediti garantiti non possono coprire debiti pregressi delle imprese. Ma non tanto perché non è eticamente corretto, ma solo perché il vincolo della garanzia di Stato impone che il rimborso di tali prestiti è dovuto dopo 24 mesi dall’erogazione: “pena la nullità della garanzia del Governo”, scrive l’ABI.
Il Governo si occupi subito, dunque, di questo sistema che non funziona, perché la disperazione delle imprese è tale da ingenerare forme di protesta per le quali potremmo essere solo all’inizio.