
Natale da 800mila euro: a Messina la slitta di Babbo Natale è lastricata d’oro
L’amministrazione comunale stanzia una cifra record per il “Brand Messina”, giustificandola con un rapporto del 2017. Mentre si attendono proposte e sponsor, la città si interroga sulla pioggia di denaro pubblico in un tripudio di burocrazia e speranze.
A Natale, si sa, si è tutti più buoni. E a Messina, a quanto pare, anche più ricchi. Ricchissimi, a giudicare dagli ottocentomila euro che l’amministrazione comunale ha deciso di mettere sul piatto per trenta giorni di feste, dall’Immacolata all’Epifania. Non bruscolini, ma una cifra imponente, quasi da capitale, che fa sorgere una domanda tanto semplice quanto brutale: per farne cosa, esattamente?
La risposta arriva, paludata e solenne, da una delibera di giunta. Non si tratta di semplici luminarie o di un panettone offerto in piazza. No, questa è “politica di marketing territoriale”, un’operazione avviata nel 2021 per “promuovere e consolidare il ‘Brand Messina’”. Un marchio, insomma. Come se una città fosse un prodotto da scaffale, da lanciare con una campagna promozionale a suon di zampogne, mercatini e arti performative.
Per distribuire questa manna, il Comune seguirà il più classico dei copioni: due avvisi pubblici. Il primo, con “finalità esplorative” (formula che suona come un “vediamo un po’ che ci propongono”), è un invito a farsi avanti a chiunque abbia un’idea: musicisti, artisti, artigiani, esperti di tradizioni popolari. Un calderone in cui versare proposte per animare il territorio e, si spera, smuovere l’economia. Il secondo è una più prosaica ricerca di sponsor, chiamati a scucire quattrini in cambio di pubblicità su “spazi ben definiti”.
Ma come si giustifica una spesa del genere di fronte alla città? Qui, l’amministrazione sfodera il suo asso nella manica: un Rapporto Confcommercio-Ciset del 2017. Avete letto bene, 2017. Un documento riesumato dagli archivi della pre-pandemia, quando il mondo era un altro, che teorizzava una moltiplicazione miracolosa: ogni euro investito in eventi ne attiverebbe 12 in spesa da parte dei visitatori, generando 5 euro di ricchezza netta sul territorio.
La formula è magica, quasi alchemica. Peccato che si basi su proiezioni di otto anni fa, applicate a un contesto economico e sociale radicalmente mutato. Viene da chiedersi se lo stesso studio, oggi, darebbe risultati identici. E soprattutto, se una proiezione generica su tre tipi di eventi possa essere applicata tout court a un intero cartellone natalizio finanziato con soldi pubblici.
Mentre la macchina burocratica si mette in moto, tra avvisi da pubblicare e proposte da vagliare, Messina attende. Attende di scoprire se questo Natale lastricato d’oro riuscirà davvero a trasformarsi in quella “ricchezza finale” promessa sulla carta o se, spente le luci e riposte le decorazioni, resterà solo il ricordo di una spesa colossale e la solita, immutabile, realtà.










