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Le strade di Messina: Una toppa da Sei Milioni… di debiti. Ma… che fine hanno fatto i fondi già disponibili?

- 24/09/2025
basile mondello
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A momenti si sentiva già il profumo del bitume fresco per le vie di Messina, e quasi si vedeva il sindaco Federico Basile tagliare il nastro, tutto soddisfatto del suo “attento lavoro di squadra”. Annuncia, infatti, un “intervento radicale” per rifare le strade cittadine. Una promessa mantenuta, dice lui. E i messinesi, abituati a convivere con buche che sembrano crateri lunari, per un attimo avranno forse tirato un sospiro di sollievo.

Peccato che, a leggere tra le righe del trionfale comunicato, la musica cambi. E assomigli più a quella di un esattore che a una marcia trionfale. Quei sei milioni di euro, presentati come il frutto di un’abile gestione, non sono fondi vinti, ottenuti o stanziati. Sono un prestito. Un mutuo, per essere chiari, acceso con la Cassa Depositi e Prestiti. Un debito che il Comune, e quindi ogni singolo cittadino messinese, dovrà diligentemente restituire. Con gli interessi, s’intende. E, a proposito, Basile non dice a che tasso di interesse dovremo restituirli.

E qui la memoria, bestia fastidiosa per chi amministra, inizia a lavorare. Solo una manciata di giorni fa, lo stesso Sindaco rassicurava tutti, rispondendo alla senatrice Dafne Musolino che chiedeva conto di ben altri soldi: i fondi, diceva Basile, ci sono e non sono stati persi. Si parlava, allora, di un tesoro ben più cospicuo. La senatrice, con la precisione del contabile, aveva infatti ricordato l’annuncio del 9 luglio 2025: un fantasmagorico “Piano straordinario” da 33 milioni di euro, a valere sui fondi FSC 2021/27. Peccato, notava la Musolino, che di quei 33 milioni non vi sia traccia nell’Accordo ufficiale per la Sicilia, firmato nero su bianco il 27 maggio 2024. E’ sempre la solita storia: Basile replica fumosamente, si assume la responsabilità di proclami e invita a improbabili confronti. Per poi, poco dopo, essere smentito da nuovi fatti che svelano come stanno davvero le cose. Basile il confronto, dunque, lo dovrebbe fare con sé stesso.

La domanda, allora, sorge spontanea, anzi, ne sorgono parecchie.

Se i fondi erano davvero disponibili, perché ricorrere in tutta fretta a un indebitamento? Perché caricare sulle spalle dei cittadini il costo di un’opera che doveva essere finanziata con soldi già stanziati? E, già che ci siamo, a quale tasso di interesse il Sindaco ha acceso questo mutuo a nome dei suoi concittadini? È un dettaglio che, di solito, chi paga ha il diritto di conoscere.

Ma la domanda più pesante, quella che aleggia come un fantasma su Palazzo Zanca, resta un’altra: che fine hanno fatto i 33 milioni? Se non sono nell’accordo, dove sono? Erano solo un annuncio buono per i giornali, un miraggio contabile svanito alla prova dei fatti?

Mentre si attende una risposta che sia qualcosa di più di un comunicato stampa autocelebrativo, i messinesi possono consolarsi. Avranno forse qualche buca in meno sotto le ruote, ma di sicuro avranno un debito in più sulle spalle. Un intervento radicale, diceva il Sindaco. Radicale, per ora, sembra essere soprattutto il metodo di finanziamento. E la toppa, a guardarla bene, costa assai cara.

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