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Basile da Salvini – Totò, Peppino e il Ponte sullo Stretto: la “Moria delle Vacche” in salsa messinese.

- 17/09/2025
Totò e Peppino arrivano a Milano - da La Malafemmina

Cronaca di un viaggio surreale nella Capitale, dove la “moria delle vacche” diventa la scusa per dimenticare i fondi già ottenuti

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“Signori si nasce, e noi, modestamente, lo nacquimo”. Chissà se il sindaco Federico Basile e il Direttore Generale Salvo Puccio abbiano ripassato i classici della comicità italiana prima di imbarcarsi nel loro epico viaggio a Roma, destinazione Ministero delle Infrastrutture. La missione, nobilissima: incontrare il Ministro Matteo Salvini per discutere delle opere compensative per il Ponte. Un pellegrinaggio che ricorda da vicino un’altra celebre trasferta al nord: quella di Totò e Peppino a Milano, pronti a confrontarsi con la temibile “Malafemmina“.

Come i fratelli Caponi, spaesati ma determinati nella nebbia della metropoli, la nostra delegazione si è presentata al cospetto del “potere” con una lista di richieste che, a prima vista, sembrano sacrosante. Peccato che, a uno sguardo più attento, lascino lo stesso retrogusto di perplessità di un colbacco indossato in Piazza Duomo. Sul tavolo del Ministro, infatti, non sono piovute richieste di opere avveniristiche, di progetti capaci di catapultare Messina nel futuro come contrappeso al colosso d’acciaio che incombe. No. Con un candore che avrebbe fatto invidia a Peppino, il nostro Sindaco ha chiesto aiuto per la rete idrica, per l’edilizia popolare e per la rete stradale.

A questo punto, la domanda non sorge spontanea, ma sgorga con la stessa irruenza di una condotta idrica rotta in viale Regina Elena: ma i fondi PNRR, i Pinqua, i fondi FeSR e tutte le altre sigle magiche che fine hanno fatto?

Viene quasi da immaginare la scena. Salvini, forse ignaro dei misteri contabili peloritani, che ascolta attento le doglianze del primo cittadino. Se solo avesse avuto sottomano il faldone dei progetti già finanziati (e a volte rifinanziati), forse avrebbe interrotto il monologo di Basile, aggrottato la fronte e, con fare da “ghisa” milanese, avrebbe chiesto: “Mi scusi, Basile, ma i milioni che le hanno già dato che fine hanno fatto?”.

È qui che il paragone con la lettera di Totò alla “Malafemmina” diventa drammaticamente calzante. Di fronte alla necessità di giustificare una nuova, imprevista, richiesta di denaro, la motivazione non può che essere una. Non ci sono altre spiegazioni logiche se non quella che il grande Antonio De Curtis mise nero su bianco: “Siccome che c’è stata la moria delle vacche“.

Ecco la verità. A Messina, evidentemente, c’è stata una moria di vacche finanziarie. I fondi, come animali colpiti da un’inspiegabile epidemia, sono deperiti, svaniti nel nulla tra un annuncio trionfale e una posa della prima pietra. E ora, come Totò che deve trattare il “riscatto” del nipote, i nostri amministratori vanno a battere cassa dal Ministro, sperando che non si accorga che il portafoglio, teoricamente, dovrebbe essere già pieno.

Resta solo da sperare che, a differenza del film, nessuno a Roma risponda con un sonoro “Ma mi faccia il piacere!”. Anche se, a pensarci bene, sarebbe la conclusione più appropriata per una commedia all’italiana che si rispetti.

basile salvini
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