

Nota stampa Consiglieri comunali PD Messina: Felice Calabrò, Antonella Russo e Alessandro Russo
La notizia emersa in queste ore, relativa al sistema di donazioni e contributi a “Sud Chiama Nord”, purtroppo non ci coglie di sorpresa.
Già tempo addietro, infatti, il Partito Democratico sollevò il delicato tema, senza troppa fortuna, al tempo, nella opinione pubblica, sebbene – come è evidente ancora di più oggi – la portata di etica pubblica e di opportunità appare macroscopica.
A Messina, negli ambienti della politica e dell’amministrazione, sono emersi nomi di professionisti, imprenditori, privati cittadini che finanziano – in modo tracciabile, certo – il partito del Sindaco. Finanziamenti una tantum, altri ricorrenti.
Fin qui, nulla da dire: la legge lo consente. Tuttavia dobbiamo sollevare un interrogativo etico- politico. Sicuramente costituisce una coincidenza, assolutamente accidentale, tuttavia non appare singolare che alcuni dei soggetti o delle ditte presenti negli elenchi dei finanziatori di “Sud Chiama Nord” siano contestualmente o successivamente beneficiari di nomine in seno ai C.d.A. di aziende controllate dal Comune o dalla Città Metropolitana? Ovvero siano coinvolti in appalti pubblici sempre degli stessi enti?
Ammettendo la legittimità formale dei passaggi che emergono in queste ore, il nostro interesse più importante è quello di ribadire come nell’amministrare la cosa pubblica, non si possano e non si debbano in alcun modo costituire zone grigie, sovrapposizioni di ruoli e responsabilità che possano contaminare i rapporti tra la politica e la pratica amministrativa e di gestione.
Il punto che a noi interessa evidenziare non è tanto quello giuridico – questo profilo, se rilevante, sarà trattato dagli organi competenti – ma soprattutto quello politico ed etico. E’ opportuno che queste pratiche accadano? Seppure legittime, non è interesse di chi governa che si evitino anche solo ipoteticamente situazioni che possano essere lette come zone grigie di sovrapposizione di interessi che alla lunga screditano la stessa attività di chi è chiamato a gestire la cosa pubblica?
Se davvero il Sindaco crede nella trasparenza, chiarisca con nomi e cognomi con quali donatori (che non siano gli eletti) sono stati instaurati rapporti professionali o pubblici con il Comune o con la Città Metropolitana.
Chi amministra dovrebbe rispondere alla città, non solo al proprio partito. La res publica non è un bancomat – parafrasando qualcuno – e neppure può essere una ricompensa.
Siamo certi che per primo Basile capirà quanto la chiarezza sia necessaria per mettere al riparo da ogni dubbio l’azione politica amministrativa della sua giunta; ecco perché ci attendiamo che su questi interrogativi risponda chiaramente a noi e alla città, fugando ogni dubbio e dietrologia.
