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Ponte sullo Stretto: Salvini in “Tour Anti-Mafia” tra Scetticismo e Allarmi su Espropri e Infiltrazioni

- 26/05/2025
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Mentre il Ministro annuncia visite in città per rassicurare sulla lotta alla criminalità, l’opposizione denuncia: “Da un anno il ministero sapeva dei terreni a rischio esproprio in mano a mafiosi”. Piantedosi ammette “sbavature”, Colosimo invoca cautela. E Messina attende risposte concrete.

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MESSINA – Il Ponte sullo Stretto torna ad infiammare il dibattito, e questa volta Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture, promette un “tour anti-mafia” che toccherà nei prossimi giorni anche Messina. L’obiettivo dichiarato è “ribadire il massimo impegno per contrastare la criminalità” in vista dell’avvio dei lavori per quella che definisce “la più rilevante opera infrastrutturale immaginata in Europa“. Ma mentre il cantiere del Ponte minaccia di stravolgere il tessuto urbano e le coste messinesi con espropri e lavori imponenti, sulla città si allungano le ombre delle infiltrazioni e le polemiche sulle reali garanzie di legalità.

L’attivismo del leader leghista, che arriva dopo giorni di frizioni con il Quirinale per una norma sul Ponte inserita nel decreto Infrastrutture – vicenda su cui Salvini ha poi parlato di “interlocuzione diretta” con il Colle – è accolto con profondo scetticismo e aperta critica. Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, bolla l’iniziativa come una “sceneggiata propagandistica che insulta l’intelligenza dei cittadini e la memoria di chi ha combattuto davvero la criminalità organizzata“. Il cuore dell’attacco di Bonelli riguarda direttamente i terreni che saranno oggetto di esproprio proprio nelle aree di Messina (e Reggio Calabria) destinate al Ponte: “Da oltre un anno – osserva l’esponente di AVS – il suo ministero conosceva i nomi dei mafiosi che avevano acquistato terreni in aree vincolate dal progetto“. Bonelli afferma che i documenti ufficiali degli espropri, “consultabili da mesi“, conterrebbero “nomi legati alla storia di Cosa Nostra e della ‘ndrangheta”. L’accusa è pesante: Salvini “finge solo oggi di scoprire i rischi di infiltrazione mafiosa“, mentre per i messinesi si prospetta non solo la trasformazione del proprio territorio ma anche il rischio che a beneficiare degli indennizzi siano figure legate alla criminalità organizzata.

Dal canto suo, il governo tenta di rassicurare. Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, pur ammettendo “sbavature metodologiche” nelle recenti normative, rivendica la creazione di un “invalicabile cordone sanitario” per proteggere il Ponte, e quindi il territorio messinese, dagli interessi criminali. “Siamo tutti orientati a creare il sistema migliore, e lo faremo,” ha promesso, liquidando le polemiche come frutto di “un grande dibattito di persone che non conoscono molto bene come funziona il sistema delle interdittive antimafia“.

Anche la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo (FdI), interviene sottolineando come “le norme antimafia presenti nel nostro ordinamento sono rigidissime” e che “il rilievo del Quirinale è corretto“. Tuttavia, di fronte al rischio concreto che le due sponde dello Stretto vedano un’unione di intenti tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra attorno all’opera, Colosimo apre a una riflessione: “Se c’è bisogno di indurire [le misure antimafia], qualcosa va fatto, non viceversa“.

Per Messina, le implicazioni sono enormi. La costruzione del Ponte non è solo una sfida ingegneristica, ma un evento che ridisegnerà la città, con un impatto diretto su aree residenziali, attività economiche e sull’ambiente. La garanzia che questo processo avvenga nella massima legalità e trasparenza, e che i benefici non vengano dirottati verso casse criminali, è una priorità assoluta per i cittadini. Le rassicurazioni verbali e i “tour” necessitano di essere supportati da fatti concreti, da un sistema di controllo efficace e da una vigilanza costante che coinvolga attivamente le istituzioni locali e la società civile messinese. Altrimenti, il sogno del Ponte rischia di trasformarsi, per Messina, nell’ennesima occasione mancata, o peggio, in un affare per pochi a danno della collettività.

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