La Cassazione aveva chiesto l’annullamento dell’ergastolo perché i giudici di merito non avrebbero considerato, secondo la Corte, lo stress da covid. Oggi al termine dell’udienza la Corte di Appello di Reggio Calabria ha invece confermato l’ergastolo.
“Giustizia è fatta. Abbiamo passato momenti brutti. Questa sentenza non è solo per mia figlia Lorena, ma per tutte le donne finite nelle mani di persone brutali”.
E’ commosso quando risponde alla Dire, appena terminata l’udienza di oggi in Corte d’Appello, il signor Enzo Quaranta, papà di Lorena.
Una condanna che arriva nella settimana dell’ergastolo di primo grado per Impagnatiello, per aver ucciso la fidanzata Giulia Tramontano incinta al settimo mese, e alla richiesta di ergastolo per Turetta, assassino di Giulia Cecchettin.
Anche Lorena, studentessa di medicina, proprio come Giulia, la laurea, il sogno coltivato fin da bambina di diventare medico, l’ha conseguita dopo esser stata brutalmente assassinata. Momenti brutti quelli passati dalla famiglia di Lorena quando la Cassazione aveva chiesto di rivalutare la condanna alla luce dello stress vissuto nel periodo pandemico.
“Un infermiere specializzato, un omone di due metri, andava in moto, allora io con quello che abbiamo vissuto dovrei fare una strage?”, domanda. E ancora: “Se un ubriaco uccide perché ubriaco, se un licenziato uccide perché licenziato, allora se la pensiamo così dove finiamo?”. “Grazie ai miei avvocati, ai giornalisti- dice ancora il papà di Lorena, che purtroppo non c’è più, ma giustizia è fatta”.
“I giudici oggi hanno fatto una scelta chiara e dovuta. Non si puo pensare di concedere attenuanti per lo stato emotivo in delitti cosi efferati. E’ da escludere qualsiasi attenuante. Una sentenza diversa avrebbe creato precedenti molto pericolosi, perchè qualsiasi stato emotivo potrebbe costituire un’attenuante”.
AVVOCATA GENITORI LORENA: SERVONO SENTENZE COSÌ, NON PANCHINE ROSSE
Alla Dire l’avvocata Cettina La Torre, legale dei genitori di Lorena Quaranta, ripercorre la durissima battaglia vissuta soprattutto quando la Cassazione aveva chiesto l’annullamento dell’ergastolo perché i giudici di merito non avrebbero considerato, secondo la Corte, lo stress da covid dell’assassino.
“Ci speravo- continua l’avvocata- perché come dissi nella mia difesa le donne devono trovare giustizia nei tribunali o sono inutili le panchine rosse come quella davanti alla corte di Reggio Calabria. Oggi ce l’abbiamo fatta per tutte le donne che vogliono credere nella giustizia. Dobbiamo continuare a lottare: dopo la pronuncia della Cassazione abbiamo sofferto tanto. Nessuna sentenza può ridare Lorena ai suoi genitori, ma dà dignità al loro dolore”.
L’assassino di Lorena, Antonio De Pace, non era in aula ma videocollegato. In aula i genitori di Lorena con i legali e i difensori del condannato.
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