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Messina Social City: ORSA “sistema stravolto rispetto al ‘Salva Messina”. Non si illudano i lavoratori”

- 18/05/2019

Messina, 18 maggio 2019

L’ORSA resta coerente con quanto di buono si era stabilito nel tavolo “politico” del Salva Messina che, però, è stato stravolto nei numerosi tavoli tecnici che hanno sancito l’applicazione innaturale dell’articolo 37 per il transito dei lavoratori dalle cooperative all’Agenzia Comunale, sistema mai condiviso da questa sigla sindacale che ha firmato tale scelta solo per presa visione. L’operazione Messina Social City, così come presentata nei tavoli iniziali del Salva Messina, era solo da condividere! Nessuna sindacato che rappresenta gli interessi dei lavoratori e dell’utenza (senza secondi fini politici o posizioni preconcette) avrebbe detto no all’internalizzazione di un servizio essenziale prima gestito nella jungla privatistica e iniqua delle cooperative, nessun sindacato responsabile si sarebbe opposto alla stabilizzazione di 510 lavoratori. L’impalcatura era perfetta, ci si è persi nei dettagli, il tavolo tecnico ha vanificato quanto di buono era scaturito dal Salva Messina. Alla luce dei recenti fatti è importante non illudere i lavoratori esclusi, i sindacati non sono mai riusciti a presentare una proposta condivisa, più volte richiesta da De Luca, e non riusciranno neanche questa volta, per il semplice motivo che al tavolo istituzionale insistono interessi e posizioni contrapposte. A torto o ragione alcune sigle hanno firmato il “Salva Messina” altre NO, se non c’è accordo nei principi “politici” generali non si può giungere alla condivisione del percorso tecnico, il sindaco deve farsene una ragione e scegliere una linea di trattativa. Le opzioni sono solo due: se il tavolo  viene trasferito a livello aziendale, il confronto è tecnico e le aventi diritto alla trattativa sono solo le sigle sindacali firmatarie del Contratto Nazionale di riferimento che dovranno assumersi le responsabilità istituzionali, se invece il confronto resta ancorato a Palazzo Zanca, il livello è “politico” e le sigle di riferimento non possono che essere quelle che hanno sottoscritto il percorso del “Salva Messina”, l’internalizzazione dei servizi sociali e la stabilizzazione dei lavoratori. Un colpo al cerchio e un colpo alla botte non è più possibile, l’accozzaglia di posizioni contrapposte, i malumori politici e le diversità a vario titolo, hanno prodotto l’anomala applicazione dell’articolo 37 che utilizzato, in modo inedito, per il trasferimento dei lavoratori dal settore privato a quello pubblico, ha innescato discriminazioni e ingiustizie fino a lasciare fuori dal ciclo produttivo oltre cento lavoratori storici che possono vantare fino a trent’anni di anzianità nei servizi sociali. L’ORSA, fermamente convinta che le assunzioni nella pubblica amministrazione si fanno con il concorso pubblico, tiene a precisare, anche se ormai è tardi, che dall’inizio ha proposto una selezione pubblica con le legittime clausole di salvaguardia per il personale che storicamente ha prestato servizio nel settore. E’ stato fatto in altre partecipate, perché nella Messina Social City no??? L’ORSA sarebbe pure disposta a sedere nell’ennesimo tavolo con tutte le sigle sindacali per cercare un punto di condivisone volto a restituire giustizia a chi è rimasto senza lavoro ma preso atto delle posizioni ufficializzate dagli altri sindacati, tale percorso è da considerare fallito prima di nascere.  Al punto in cui si è giunti, con i lavoratori esclusi che fra poco perderanno anche l’assegno di disoccupazione, è inutile perdere altro tempo nel tentativo di mettere insieme sindacati che hanno espresso idee diverse sin dall’inizio, anche sulle linee generali dell’intero piano di riequilibrio. I continui tavoli di confronto non hanno più senso, solo la mobilitazione compatta dei lavoratori discriminati può invertire la rotta di un percorso nato virtuoso ma ormai impantanato fra scelte sbagliate, bisticci e ripicche che servono per sottrarsi alle responsabilità. Fallita la trattativa, l’ORSA, in linea con i principi del Sindacato di Base, invita i lavoratori esclusi a compattarsi e mette a disposizioni i propri strumenti per eventuali azioni di lotta finalizzate a ottenere il ripristino dei diritti negati.