Messina, 21 gennaio 2018
Fallita la richiesta di stato di emergenza, fatta da De Luca alla Protezione Civile ed al Consiglio dei Ministri, stretto nella morsa mediatica di RAI 1, ormai abituè delle nostre baracche messinesi, il sindaco dopo aver perso le staffe nella precedente puntata, in quella odierna ribadisce (con toni più pacati ma fermi) che si è esposto in prima persona. E De Luca, si sa, non ama perdere, così come neanche alla città di Messina dovrebbe piacere. Così oggi in diretta nazionale sugli schermi del primo canale nazionale, il sindaco De Luca annuncia che il Comune di Messina ha già “raccolto” circa 20 milioni da mettere a disposizione del processo infinito del risanamento. “Io ci ho messo la faccia, dichiara il sindaco, che la Regione metta dunque la rimanenza”. De Luca infatti chiede la disponibilità di” 60 milioni dalle attuali economie, 80 milioni dall’originaria dotazione della legge 10/1990, 40 milioni di fondi Poc della legge di stabilità regionale”.
Ciò che è da vedere adesso è in primo luogo se i fondi POC prevedano nelle misure individuate per il periodo 2014/2020, l’utilizzo di fondi per la destinazione chiesta da De Luca, ed in secondo luogo, se vi è disponibilità effettiva e liquida dei 100 mila milioni di lire più 500 mila milioni di lire della legge della Regione Siciliana, 10 del 6 luglio del 1990, denominata ”
Interventi per il risanamento delle aree degradate di Messina “. Una legge che è rimasta lettera morta in termini attuativi. Ma lo è rimasta anche per quanto riguarda i fondi stanziati?
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