29 views 5 min 0 Comment

De Luca e il passo indietro sugli Ispettori Ambientali: Taormina non è il Kazakhstan. E Scateno scopre di non essere Borat.

- 27/09/2025
borat

Dopo lo “schiaffo istituzionale” ricevuto dalla senatrice Dafne Musolino – un intervento in Senato nato dalla sgradevole vicenda dell’anziana esposta al pubblico ludibrio – e a seguito di un’affannosa rilettura delle norme, De Luca ha dovuto prendere atto di una scomoda verità: non è il monarca assoluto di Taormina e non gli spetta una “guardia pretoriana” seppur ecologica.

triolo banner
triolo banner

Ci vuole pazienza, a volte, per far comprendere la differenza tra il governare e il legiferare. Per il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, la lezione è arrivata sotto forma di una sveglia istituzionale piuttosto brusca, suonata direttamente dall’aula del Senato. Dopo lo “schiaffo” ricevuto dalla senatrice Dafne Musolino – un intervento nato dalla sgradevole vicenda dell’anziana esposta al pubblico ludibrio sulla pagina social del primo cittadino – e a seguito di un’affannosa rilettura delle norme, De Luca ha dovuto prendere atto di una scomoda verità: non è il monarca assoluto di Taormina. Ha scoperto, con sua grande sorpresa, che la perla dello Ionio non è uno staterello indipendente da operetta e che lui, di conseguenza, non può agire come un nuovo Borat, un dittatore confuso e imprevedibile a capo di un feudo personale.

La presa di coscienza si è materializzata in un atto che sa di ritirata strategica, o forse solo di inevitabile resa alla legalità. Con il decreto sindacale n. 28 del 26 settembre 2025, dall’oggetto quasi soporifero – “Nomina ispettori ambientali. Modifiche e integrazioni ai decreti sindacali n.21 del 09.07.2025 e N. 23 del 14.07.2025“ – De Luca compie un passo indietro che somiglia a una capriola.

Nelle premesse del nuovo decreto, si arrampica sugli specchi del diritto, citando recenti pronunce della Cassazione e indirizzi ministeriali e regionali per ammettere, in sostanza, di aver esagerato. Ammette che queste figure, da lui create con piglio napoleonico, “possono essere destinate a segnalare al Corpo di Polizia locale le eventuali irregolarità riscontrate“. Un verbo modesto, “segnalare”, che suona come una campana a morto per le ambizioni da sceriffo che animavano i decreti di luglio.

E infatti, il sindaco va a “cassare”, verbo suo, i punti 2 e 3 dei precedenti provvedimenti. Cancellati, con un tratto di penna, i “poteri di natura accertativa di cui alla L. 689/1981” e, soprattutto, lo “Status di pubblici ufficiali”. Spariti i superpoteri, svanita l’aura di autorità. La sua guardia pretoriana ecologica, nata per essere un corpo d’élite, si ritrova declassata al ruolo di solerti informatori. Il nuovo testo stabilisce che dovranno “limitarsi a segnalare, corroborando la segnalazione con ogni supporto utile quali foto, video e/o relazioni documentali”. Dalle multe alla delazione, il passo è breve.

È l’atterraggio forzato di chi, sceso dal suo piedistallo fatto di rancore e livore personale, si scontra con la dura realtà del diritto amministrativo. Questo passo indietro, probabilmente, sarà solo il primo di una lunga serie a cui sarà costretto. La sua azione politica, troppo spesso mossa da ossessioni personali e da attacchi di bassa lega contro una donna, prima che contro una rappresentante dello Stato, rivela un’incomprensione di fondo del proprio ruolo. Dimentica, nella sua foga creatrice, che a “creare” le persone, e a maggior ragione i pubblici ufficiali, non è un sindaco pro tempore, ma la Legge e le persone stesse, artefici del proprio destino. E prima ancora, per chi ci crede, Qualcun Altro.

Ma attenzione, in questo naufragio di poteri, un dettaglio grottesco rimane a galla. Il punto 5 dei decreti di luglio, quello che autorizza gli ispettori a portare con sé una “apposita pistola al peperoncino”, non viene cassato. Così, questi nuovi informatori ambientali, spogliati di ogni potere accertativo, gireranno per Taormina senza la facoltà di elevare una sanzione, ma armati. Ufficialmente, per difendersi da “possibili attacchi di animali”. O forse, più realisticamente, per consolarsi dalla cocente delusione di non essere più i giustizieri che il loro sindaco aveva fatto credere loro di essere.

guardia pretoriana ecologica
triolo new banner