258 views 4 min 0 Comment

De Luca, lo show è finito senza risposte. Due anni di nostre domande nel deserto. Ora che le pone Rizzo Nervo, De Luca risponderà?

- 08/07/2025
de luca a ciascuno

Ieri l’ennesima conferenza stampa-monologo. Ma i quesiti sollevati oggi dalla Gazzetta del Sud su donazioni, opportunità e conflitti di interesse sono gli stessi che poniamo da tempo nell’indifferenza generale. È il tramonto di un metodo politico che non serve più a nessuno, nemmeno a lui.

triolo banner
triolo banner

MESSINA – Lo spettacolo è andato in scena, le luci si sono spente, ma la sostanza continua a latitare. La conferenza stampa convocata ieri da Cateno De Luca sul caso dei versamenti e delle donazioni al suo partito, Sud chiama Nord, si è risolta nell’ennesimo show personale, un monologo costruito più per attaccare e sviare l’attenzione che per fornire la chiarezza richiesta da più parti. Una cortina fumogena che, tuttavia, non è più sufficiente a nascondere la polvere sotto il tappeto. I tempi sono cambiati, la politica esige trasparenza e il metodo “un uomo solo al comando” che schiva le domande non è più né utile, né strategico.

I CINQUE QUESITI DI RIZZO NERVO SONO QUELLI CHE PONIAMO DA DUE ANNI

Lo dimostra il fatto che questa mattina, dalle colonne autorevoli della Gazzetta del Sud, il suo Direttore ha messo nero su bianco cinque quesiti precisi, puntuali, ineludibili. Domande che pesano come macigni perché toccano nervi scoperti come l’etica pubblica, l’opportunità politica e il potenziale, enorme, conflitto di interessi.

Ben vengano, anzi, ben ritornino queste domande. Perché sono esattamente le stesse che poniamo da quasi due anni nel silenzio e nell’inerzia più totale. Quesiti ai quali ieri De Luca non si è minimamente speso a dare risposte, né chiare, né tantomeno abbozzate, preferendo la via della performance e della vittimizzazione.

Ma quali sono questi interrogativi che attendono una risposta seria e non uno slogan da maglietta? Eccoli, nel dettaglio:

  1. È prassi normale che il Segretario generale, figura neutra che opera sotto la vigilanza del Ministero dell’Interno, compia donazioni al partito del sindaco?
  2. Se a fare le donazioni sono i direttori generali del Comune e delle partecipate non viene leso il principio dell’indipendenza e dell’imparzialità della pubblica amministrazione (art. 97 della Costituzione)?
  3. Non c’è un problema etico e di opportunità se tutti gli amministratori delle partecipate finanziano il partito che governa l’ente che li ha nominati?
  4. Nel caso dei revisori dei conti non si realizza anche un insanabile conflitto di interesse?
  5. È d’uso che a professionisti e a imprese che hanno versato contributi siano affidati incarichi e lavori?

Queste non sono semplici curiosità giornalistiche, ma questioni fondamentali che minano alla base la credibilità delle istituzioni. Il richiamo all’articolo 97 della Costituzione – che sancisce i principi di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione – non è un dettaglio. È il cuore del problema. Può un dirigente, un amministratore di una società partecipata o, ancora più gravemente, un organo di controllo come un revisore dei conti, mantenere la propria terzietà e agire nell’esclusivo interesse pubblico se allo stesso tempo finanzia il partito di chi lo ha nominato e di chi, politicamente, deve controllare?

La risposta, per chiunque abbia a cuore la salute della democrazia e la correttezza amministrativa, appare scontata. Ieri, però, da Cateno De Luca non è arrivata. È arrivato uno show che testimonia il tramonto di un’era politica. Un tempo in cui bastava alzare la voce e creare un nemico per sviare l’attenzione dai nodi cruciali. Oggi non più. Le domande restano, incise sulla carta di un giornale e sospese nell’aria da troppo tempo. E i cittadini, prima o poi, esigono risposte. Non spettacoli, né tantomeno è più tempo di magliette.

Cateno De Luca maglietta
triolo new banner