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Emergenza Crack Nazionale: la Centrale di Sesso e Droga dove giovanissime si prostituivano per 10 euro. il Ritratto di un’Italia Devastata

Dal caso di Torino all’allarme nazionale: come il derivato low-cost della cocaina sta creando nuove e devastanti forme di schiavitù.

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Torino come tutta l’Italia. Un appartamento a Torino trasformato in un inferno a due passi da un parco pubblico. Non era solo una “crack house”, un luogo per lo spaccio e il consumo di una delle droghe più devastanti in circolazione. Era una vera e propria centrale dello sfruttamento, dove la schiavitù assumeva la sua forma più cruda: giovani donne, tossicodipendenti, costrette a vendere il proprio corpo per una dose. Il blitz dei Carabinieri in via Palestrina 43, nel quartiere Barriera di Milano a Torino, non è solo una notizia di cronaca locale, ma la fotografia nitida e spietata di un’emergenza nazionale che sta corrodendo le nostre città: l’emergenza crack.

L’Orrore di Via Palestrina: Sesso per una Dose

Spaccio droga crack

L’operazione dei Carabinieri di Settimo Torinese, durata quasi un anno (da aprile 2023 a gennaio 2024), ha scoperchiato un sistema criminale organizzato e brutale. Al centro di tutto, Andrea Staltari, 38 anni, detto “Bomber”, che metteva a disposizione l’alloggio intestato alla compagna. Insieme a lui, a gestire il traffico, tre cittadini senegalesi: Aly Soumare (53 anni, “Carlos”), Amadou Ka (25 anni, “Peul”) e Mamadou Fall (38 anni, “Macchia”). Le accuse per loro sono pesantissime: spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

Il modus operandi era tanto semplice quanto disumano. I clienti entravano, acquistavano cocaina o crack e, per soli 10 euro, potevano consumare rapporti sessuali con decine di prostitute. Quelle stesse ragazze, però, non vedevano un euro. Il loro “compenso” era la droga stessa, in un circolo vizioso che le rendeva doppiamente schiave: dell’organizzazione e della propria dipendenza. L’indagine, partita dalla denuncia di un uomo a cui la gang aveva “confiscato” l’auto per un debito di droga, ha svelato un’attività frenetica, con vedette sui balconi e un viavai continuo dal tardo pomeriggio in poi.

Durante il blitz, oltre a sequestrare 100 grammi di hashish, dosi di crack, cocaina e 620 euro in contanti, i militari hanno trovato due persone soggette a provvedimenti restrittivi nascoste in casa. L’appartamento era quindi un hub criminale a 360 gradi: spaccio, sfruttamento e rifugio per latitanti.

Un Caso Esemplare di un’Emergenza Nazionale

Barriera di Milano - Torino

Il caso di Torino non è un episodio isolato. È lo specchio di una piaga che si sta allargando a macchia d’olio in tutta Italia, dalle grandi metropoli ai centri più piccoli. Il crack, un derivato della cocaina fumabile ed estremamente potente, sta mietendo vittime a un ritmo allarmante.

Perché il crack è così pericoloso e diffuso?

  1. Basso Costo: Una singola dose può costare anche meno di 10 euro, rendendola accessibile a tutti, specialmente ai più giovani e vulnerabili.
  2. Effetto Immediato e Devastante: Provoca un’euforia intensa ma brevissima (pochi minuti), seguita da una profonda depressione e da un bisogno compulsivo di consumarne ancora (il cosiddetto craving).
  3. Dipendenza Fulminea: Bastano poche assunzioni per sviluppare una dipendenza psicologica e fisica fortissima, che annienta la volontà dell’individuo.
  4. Correlazione con la Criminalità: La necessità continua di denaro per acquistare dosi spinge i consumatori a commettere reati, furti, e, come nel caso di Torino, a entrare nel tunnel della prostituzione di sopravvivenza.

Una Sfida per la Società Intera

L’operazione di Torino dimostra l’efficacia dell’azione repressiva delle forze dell’ordine nel colpire le reti criminali. Ma l’arresto degli spacciatori, pur fondamentale, è solo una parte della soluzione. L’emergenza crack è prima di tutto un’emergenza sociale e sanitaria.

I Servizi per le Dipendenze (SerD) su tutto il territorio nazionale segnalano un aumento esponenziale degli utenti con problemi legati al crack, spesso giovanissimi, con quadri clinici complessi che includono gravi problemi psichiatrici. Queste strutture sono spesso sotto organico e faticano a gestire un’utenza così difficile, che richiede percorsi terapeutici intensivi e a lungo termine.

Quello che emerge dalla “casa dello squallore” di Barriera di Milano è un monito per l’intero Paese. La lotta alla droga non può essere delegata solo a carabinieri e polizia. Richiede una risposta corale e integrata: potenziamento della rete di servizi sanitari, campagne di prevenzione mirate nelle scuole, progetti di recupero delle periferie urbane abbandonate al degrado e, soprattutto, la capacità di vedere dietro ogni dose venduta il dramma di una vita spezzata, come quella delle ragazze schiavizzate in via Palestrina. La loro liberazione non è finita con gli arresti, ma inizia con un difficilissimo percorso di disintossicazione e di recupero della propria dignità. Una sfida che riguarda tutti.