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Pagliarelli in Mano ai Catanesi? Droga, Cellulari e Corruzione: Nigito e Di Vita Domani dal GIP. Maxisequestro di Cocaina a Casa del “Braccio Destro”

- Ultima Ora
26/05/2025
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CATANIA – Un presunto “sistema Catania” per controllare il traffico di droga e cellulari dietro le sbarre del carcere Pagliarelli di Palermo, con la presunta complicità di agenti infedeli. È questo lo scenario al centro di una delicata inchiesta che vedrà domani, martedì 27 maggio, gli interrogatori di garanzia davanti alla GIP palermitana Claudia Resini per due figure chiave: il catanese Antonio Nigito, indicato come il “capo”, e il suo presunto “braccio destro”, Alex Di Vita. Sullo sfondo, un ingente sequestro di cocaina, crack e proiettili avvenuto venerdì scorso a Catania proprio a casa di Di Vita.

Il “Sistema Catanese” nel Reparto “Ionio” del Pagliarelli

Antonio Nigito
Antonio Nigito

Secondo le accuse, una delle sezioni del penitenziario palermitano, nota come “Ionio”, sarebbe stata saldamente gestita da un gruppo di detenuti catanesi. Al vertice di questa organizzazione criminale interna, che avrebbe operato a pieno regime lo scorso autunno, ci sarebbe stato Antonio Nigito. Con il supporto logistico di Alex Di Vita, Nigito avrebbe orchestrato un fiorente business di telefonini e sostanze stupefacenti, introdotti illecitamente grazie alla connivenza di alcuni agenti della polizia penitenziaria, tanto che tra le contestazioni figura anche quella di corruzione. “Allo Ionio comandano i catanesi,” affermava un detenuto, ignaro delle cimici piazzate dagli investigatori, aggiungendo: “Comanda… coso… Nigido, come si chiama?“.

Il Profilo di Antonio Nigito

Antonio Nigito, 50 anni, non è un nome nuovo per le cronache giudiziarie catanesi. Lui stesso, intercettato in carcere, si vantava della sua “carriera”: “Io ho 50 anni e 4 figli maschi e ho fatto sempre questa vita! Tu qua dentro non ce la fai a stare! Io sì! Eh! Però ti garantisco che se io faccio una cosa sono ‘assai’ i detenuti che mi vengono ‘appresso’, ‘a scummissa misa?’ (scommettiamo?, ndr)”. Scarcerato il 23 ottobre 2024 e sottoposto ai domiciliari con braccialetto elettronico nella sua abitazione di via Capo Passero a Catania – considerata uno dei fortini dello spaccio di cocaina in città – Nigito era stato arrestato nel 2015 nell’operazione “Final Blow” contro il clan dei Cursoti Milanesi, fazione Carmelo Di Stefano (coinvolto nella sparatoria di viale Grimaldi del 2020). Recentemente, il pentito Salvatore Scavone, alias ‘pop corn’, ex reggente del gruppo Nizza dei Santapaola, lo ha indicato come gestore di una piazza di spaccio vicino alla sua abitazione a Trappeto Nord.

Alex Di Vita e il Maxisequestro di Droga a Catania

Anche Alex Di Vita ha un passato segnato da vicende di droga. In libertà da poco più di un mese, dopo aver scontato una condanna per l’operazione “Piazza Pulita” relativa allo spaccio nel rione Tondicello della Plaia (con presunti, ma non confermati da sentenze, legami con il clan Cappello-Bonaccorsi), Di Vita è stato nuovamente arrestato venerdì scorso, 23 maggio. Durante un blitz dei Carabinieri nella sua abitazione catanese, sono stati rinvenuti e sequestrati ben 4,7 chilogrammi di cocaina, oltre 200 grammi di crack e del denaro. Un chilogrammo di droga era nascosto in un pensile della cucina, insieme a cinque proiettili, mentre altri quattro panetti di cocaina erano occultati in un pouf nella camera da letto. Il sequestro è stato convalidato domenica 25 maggio. Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al GIP etneo, Di Vita ha sostenuto di non essere a conoscenza del contenuto del sacco che gli era stato affidato in custodia poco prima e che avrebbe dovuto consegnare l’indomani.

Gli Interrogatori di Garanzia a Palermo

Domani, martedì 27 maggio, Antonio Nigito, difeso dall’avvocato Francesco Marchese, e Alex Di Vita, assistito dall’avvocato Salvatore Pappalardo, affronteranno gli interrogatori di garanzia a Palermo davanti alla GIP Claudia Resini per le accuse relative al presunto traffico illecito all’interno del Pagliarelli. Entrambi sarebbero pronti a contestare le accuse per il traffico di droga in carcere, mentre la posizione di Di Vita sui telefonini potrebbe essere diversa. L’esito degli interrogatori sarà cruciale per i successivi sviluppi dell’inchiesta che mira a smantellare questa presunta rete di illegalità e corruzione all’interno di uno dei principali istituti penitenziari siciliani.

Carcere Pagliarelli