416 views 6 min 0 Comment

Messina, la retorica schizofrenica di Basile: dalla “città attrattiva” all’ammissione del fallimento. L’imperdonabile richiesta: «Serve tempo». Otto anni non sono bastati?

- 25/10/2025
basile sornione 1024x576 copia

Tempo? Ma questa compagine, tra De Luca e il suo successore Basile, governa la città da otto, dico otto, anni. Un’era geologica. Quanto tempo vi serve ancora per mostrare i frutti del “buon governo” di cui cianciate?

image 7
Giuseppe Bevacqua

di GIUSEPPE BEVACQUA

A guardare i numeri, quelli veri, quelli che non si possono imbrogliare con le conferenze stampa, Messina non è una città in crisi. È una città che sta scomparendo. Un’emorragia lenta, inesorabile. Diecimila abitanti in meno dal 2019. Altri 661 evaporati solo da gennaio a ottobre di quest’anno. Siamo 220.350, ma domani saremo meno. E con quel che ne consegue, perché Messina non è più nella fascia dei 250 mila – 500 mila abitanti. Ciò significa che secondo il Testo Unico degli Enti Locali la città viene legalmente “riclassificata”. Questo quasi sempre porta a un ricalcolo dei fondi e, potenzialmente, a una riduzione dei trasferimenti statali, poiché si presume che una città più piccola abbia minori costi per i servizi (trasporto, scuole, anagrafe, ecc.).

Per la legge italiana, passare da 250.000 a 220.000 abitanti significa diventare ufficialmente una città “più piccola”, con meno rappresentanti politici e, potenzialmente, meno soldi trasferiti dallo Stato.

E calano pure i matrimoni, perché in un posto senza futuro non ci si sposa, non si fanno figli. Si fa la valigia.

È il trionfo della realtà sulla propaganda. È il cazzotto nello stomaco che sveglia dal sonno della narrazione tossica.

Turismo, quello vero, non quello “virtuale”, in calo

E dire che a Palazzo Zanca suonavano l’orchestra. Avevamo l’assessore Caruso che, tronfio, annunciava un boom turistico da far invidia a Rimini: +28,85% di arrivi sul 2019. Numeri sparati nel vuoto, basati solo sul “mordi e fuggi” del crocierismo che notoriamente si sa non è proprio un volano economico d’eccellenza, mentre la città si svuotava dei suoi residenti. Un capolavoro di dissonanza cognitiva.

Non più tardi di due mesi fa, il sindaco Basile vendeva una “Messina sempre più attrattiva”. Si vantava del “nuovo volto”, della “Bandiera Blu”, come se un vessillo su una spiaggia potesse fermare la fuga dei giovani o creare occupazione stabile.

Basile cambia “musica” e… narrazione

Ora che i dati anagrafici, brutali come un masso, gli sono piombati addosso, il sindaco è costretto a cambiare spartito. E cosa dice? Dice che le classifiche (che prima andavano benissimo) “evidentemente creano condizioni di luce e ombra che ci porta ad analizzare quello che facciamo quotidianamente“. È il nulla cosmico. È la supercazzola politica di chi è stato colto con le mani nella marmellata del fallimento.

La narrazione, quella sì che è flessibile. Fino a ieri era “una città che fa grandi progressi” – e giù il cappello al lavoro originario di De Luca, il grande architetto di questo miracolo al contrario, infilato ovunque come il prezzemolo. Oggi, di fronte al disastro demografico, è diventata “una città che fa grandi sforzi”. E, perla delle perle, si appella al tempo: “le strategie hanno bisogno di tempo”.

Tempo? Ma questa compagine, tra De Luca e il suo successore Basile, governa la città da otto, dico otto, anni. Un’era geologica. Quanto tempo vi serve ancora per mostrare i frutti del “buon governo” di cui cianciate?

Oggi Basile scopre che il tema dell’occupazione è “principale”. Ma davvero? E in otto anni cosa avete fatto, a parte ignorare i commercianti, chiudere strade deprimendo il tessuto economico e far lavorare sempre le stesse ditte? L’unico grande evento sul lavoro è stato il “Sud Innovation Summit”: 200 mila euro di soldi pubblici gettati al vento, per il terzo anno consecutivo, per non lasciare assolutamente nulla nelle mani dei giovani, se non un altro motivo per andarsene. Dopo tre anni che il Summit non restituisca niente a Messina è lapalissiano.

Adesso la soluzione magica sarebbe collegare il trasporto pubblico all’occupazione. In che senso? Non si sa. Sono parole buttate lì, per riempire il silenzio imbarazzante di un’intervista. Così come è francamente ridicolo spacciare i concerti e gli eventi estivi per “volano occupazionale”, visto che lo stesso Basile ammette che “molti spettatori dei concerti e degli eventi vengono ospitati fuori Messina”. Ma come? I b&b e gli alberghi (quali a Messina?) non erano “pieni”? E’ necessario ricordarsi cosa si dichiara per poi non fare la figura dei “peracottari”…

La verità amara è un’altra. Se questi inquilini di Palazzo Zanca facessero le valigie domani, cosa lascerebbero? Se davvero accadesse quel che De Luca ha chiesto loro, cosa accadrebbe? Lascerebbero conti da pagare, un’economia asfittica, una viabilità disastrosa degna di un paese del terzo mondo e una distesa di cantieri aperti e mai finiti (a proposito: le demolizioni della casa del marinaio e degli ex silos? Solo un colpo di ruspa e poi più nulla).

Lascerebbero una città più povera, più vecchia e più vuota. Una città dove arrivano solo lavoratori stranieri per fare la manovalanza – con tutto il rispetto – e da dove scappano i laureati. Il resto è solo retorica. La retorica del disastro. Che ancora non conosciamo nel dettaglio.

ihub
WhatsApp vds