197 views 3 min 0 Comment

Pellegrinaggio a Roma: Basile e Puccio riscoprono il Santo Graal di Messina, la rete idrica

- 10/09/2025
basile mciucci puccio salvini

Al cospetto del Ministro Salvini, la coppia d’oro dell’amministrazione messinese chiede di infilare le tubature della città tra le opere del Ponte. Peccato che per gli stessi lavori siano già evaporati fiumi di denaro tra PNRR, FESR e fondi comunali. Forse il nuovo slogan è: “Un Ponte per tappare i buchi”.

triolo banner
triolo banner

C’era una volta la politica dei grandi annunci, e a Messina, a quanto pare, c’è ancora. In un devoto pellegrinaggio verso la capitale, il sindaco Federico Basile e il suo inseparabile Direttore Generale, Salvo Puccio, si sono presentati al cospetto del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e dell’Ad della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci. Motivo della trasferta? Chiedere di inserire la riqualificazione della rete idrica cittadina nel grande calderone delle opere connesse al Ponte.

Una richiesta che, a prima vista, potrebbe sembrare anche lodevole. Se non fosse che la rete idrica di Messina è diventata una sorta di creatura mitologica, un buco nero finanziario annunciato in ogni salsa e mai saziato. È l’evergreen di ogni campagna elettorale, la promessa buona per tutte le stagioni.

E i soldi? Che fine hanno fatto i soldi?

Viene da chiedersi se al Ministero abbiano un archivio delle “grandi opere annunciate” di Messina. Perché, a scorrere le cronache, per tappare le perdite della rete idrica sono già stati stanziati fondi di ogni provenienza:

  • Fondi comunali (i primi a scomparire?).
  • Fondi del PNRR (il grande bancomat nazionale).
  • Fondi FESR (l’Europa paga!).
  • Fondi POC (per non farci mancare nessuna sigla).

Con questi tesoretti, si doveva raggiungere l’obiettivo, annunciato in pompa magna tra fanfare e squilli di tromba, dell’acqua h24. Un traguardo che per i messinesi suona oggi come una barzelletta. Le opere non sono mai state eseguite, o se iniziate, mai portate a termine. I fondi hanno preso altre vie, forse sono evaporati per il caldo estivo o si sono persi nei meandri di qualche cassetto?

E così, con una caparbietà che rasenta il genio, i nostri amministratori si ripresentano a Roma, con il cappello in mano, a chiedere di nuovo gli stessi soldi per la stessa opera. L’idea, sublime nella sua semplicità, è questa: visto che si costruisce il Ponte, perché non ci aggiungete anche due tubi nuovi per la città? Un piccolo extra, un’opera a margine.

La domanda sorge spontanea e maliziosa: ma se i lavori erano già stati programmati e finanziati, perché chiederli di nuovo? È forse un’ammissione implicita che i fondi precedenti sono andati persi nel Triangolo delle Bermuda dello Stretto?

Questa richiesta, inserita nel contesto di un’amministrazione che di fondi persi e progetti arenati potrebbe scrivere un’enciclopedia, assume i contorni della farsa. Mentre si sogna un Ponte avveniristico, i cittadini restano spesso a secco, aspettando un “miracolo” che era già stato pagato più volte. Speriamo solo che le fondamenta del Ponte siano più solide delle promesse sulla rete idrica. Altrimenti, ci ritroveremo con un’altra grande opera… che fa acqua da tutte le parti.

basile mciucci puccio salvini
triolo new banner