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Abusi in ospedale a Paternò, sospeso ex primario: è accusato di violenza sessuale

- 10/09/2025
medici

Un medico di 63 anni è stato raggiunto da una misura interdittiva per un anno. Secondo l’accusa, avrebbe palpeggiato una collega durante i turni di servizio. Il Gip ha riconosciuto un solo episodio sui diversi contestati dalla Procura, che aveva chiesto il carcere e ora si prepara a impugnare la decisione.

CATANIA – Avrebbe abusato della sua posizione di potere per ottenere favori sessuali dal personale femminile, compiendo atti repentini e umilianti persino durante le visite ai pazienti. Con l’accusa di violenza sessuale aggravata dal rapporto di subordinazione, la Polizia di Stato di Catania ha eseguito una misura interdittiva a carico di un medico di 63 anni, all’epoca dei fatti primario nell’ospedale di Paternò e oggi titolare di un altro incarico pubblico nel sistema sanitario.

Il Giudice per le indagini preliminari (Gip) ha disposto per l’uomo la sospensione di dodici mesi da tutte le funzioni pubbliche in strutture sanitarie, accogliendo solo parzialmente le richieste della Procura.

Le accuse e le indagini

L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile e dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, ha fatto luce su una serie di presunti abusi avvenuti tra il 2018 e il 2024 all’interno del nosocomio paternese. Secondo gli inquirenti, il medico avrebbe messo in atto “espliciti comportamenti, finalizzati ad ottenere prestazioni sessuali”, facendo leva sul suo ruolo di autorità e sul timore delle vittime di “subire pregiudizi nella sfera professionale”.

Le complesse indagini si sono avvalse di video-riprese, intercettazioni e dichiarazioni, che hanno documentato diverse ipotesi di reato. Tuttavia, il Gip ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza per un solo caso di violenza sessuale, quello commesso ai danni di una collega medico chirurgo.

Gesti “fulminei” durante i turni

Nel provvedimento, il Gip sottolinea come l’indagato, approfittando della condizione di soggezione della vittima, l’avrebbe “indotta a subire atti sessuali”. In particolare, anche durante le visite ai pazienti, il 63enne l’avrebbe palpeggiata con gesti fulminei, accompagnandoli con avances sessuali.

“In molteplici casi”, spiega la Procura di Catania, “la condotta si realizzava mediante gesti rapidi tali da impedire alla vittima di sottrarsi alla sua azione, di difendersi e, comunque, di manifestare il suo dissenso”.

La Procura valuta il ricorso

In virtù della “gravità dei fatti contestati e della molteplicità delle vittime”, la Procura aveva chiesto per l’indagato la misura ben più grave della custodia cautelare in carcere. Richiesta però rigettata dal Gip, che ha ritenuto sufficiente la misura interdittiva della sospensione per dodici mesi, limitatamente all’unico episodio riconosciuto. Una decisione che non soddisfa l’accusa: la Procura etnea, infatti, si è “riservata di impugnare il provvedimento”, preannunciando una battaglia legale per vedere riconosciute anche le altre ipotesi di abuso.

foto1 escussione violenza sulle donne