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Messina Capitale del Divertimento? Una bufala di fine estate? Servita calda dalla propaganda

- 07/09/2025
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​Incredibile ma (non) vero: secondo una fantomatica classifica, la Città dello Stretto sarebbe sul podio nazionale del divertimento. Peccato che la classifica non esista, desunti da Unioncamere “al bisogno”, e che i dati siano provinciali. Così nel calderone finiscono pure le sale scommesse. Un’operazione di pura disinformazione, trangugiata senza batter ciglio da stampa e amministratori locali.

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​Messina, capitale del divertimento. Suona bene, vero? Peccato che come riportata sia una fake news colossale, un miraggio partorito da una lettura creativa dei numeri e servito all’opinione pubblica come l’ennesimo, mirabolante successo di un’amministrazione che sembra avere più a cuore i titoli dei giornali che la realtà dei fatti.

La notizia, rimbalzata con un’eco imbarazzante su diverse testate, parla chiaro, anzi, farnetica: Messina prima in Sicilia e trentesima in Italia per numero di imprese nel settore “divertimento”, secondo un’analisi di Infocamere pubblicata nientemeno che da Il Sole 24 Ore. ​Un trionfo celebrato con fanfare e comunicati stampa dal Sindaco e dalla sua giunta, pronti ad auto-attribuirsi il merito di questo “straordinario” primato, frutto della vincente strategia “Messina città degli eventi e della musica”.

C’è solo un piccolo, trascurabile dettaglio: questa classifica, così come presentata, semplicemente non esiste. E i numeri, se letti con un minimo di onestà intellettuale, raccontano una storia completamente diversa. Una storia di propaganda e di superficialità giornalistica.​

Il Trucco della Provincia: 108 Comuni Fanno Meglio di Uno

​Il primo, e più plateale, inganno sta nell’attribuzione del primato. L’esordio “Messina prima in Sicilia e 30ma tra le città italiane” è un capolavoro di disinformazione. I dati di Infocamere, infatti, non si riferiscono al singolo comune, ma all’intera provincia. Quelle 503 imprese del settore non sono concentrate sotto la Madonnina, ma sparse tra i 108 (centootto!) comuni dell’area metropolitana. Da Taormina alle Eolie, da Capo d’Orlando a Giardini Naxos, ogni bar, lido o centro fitness contribuisce a un totale che viene furbescamente addossato al capoluogo per glorificarne l’amministrazione. È evidente che paragonare una provincia con 108 comuni a una che ne ha, per esempio, 60, è un esercizio privo di senso logico, non un’analisi statistica. Ma che primato è?

​Il Feticismo del Numero: Grandi Cifre, Zero Contenuto​

Ma andiamo oltre. Ammettiamo per un istante che il dato sia significativo. 503 imprese. E quindi? Questo numero, sparato in prima pagina, non dice assolutamente nulla. Sono aumentate rispetto all’anno scorso? Qual è il loro fatturato complessivo? Quanti addetti impiegano? Qual è la loro densità in rapporto alla popolazione o al territorio? Silenzio.​

Senza questi parametri, il dato è vuoto, un guscio buono solo per la propaganda. Paradossalmente, potrebbero essere diminuite rispetto alla rilevazione precedente, ma per i nostri cantori del successo è già un record da celebrare. È come vantarsi di avere la libreria più fornita della Sicilia contando i volumi e non il loro valore o il numero di lettori. Un’operazione che insulta l’intelligenza dei cittadini e svela una preoccupante incapacità di analizzare (o una deliberata volontà di manipolare) i dati.

​Il Divertimento ai Tempi delle Slot Machine

​E veniamo al cuore della questione: cosa intendiamo per “imprese del divertimento”? Analizzando la ripartizione fornita, scopriamo che su 503 attività, ben 209 (oltre il 40%) sono costituite da “Sale Giochi” (72) e “Altre attività di intrattenimento/divertimento” (137). Viene spontaneo, e anche un po’ inquietante, chiedersi cosa si nasconda in quest’ultima, nebulosa categoria. Non è un mistero che, in queste classificazioni, trovino spesso posto anche i centri scommesse e le sale con slot machine.

​Sarebbe dunque questo il modello di “divertimento” che sta portando Messina nell’Olimpo delle città gaudenti? Un primato fondato, in buona parte, su attività che spesso rasentano la patologia sociale? Se così fosse, ci sarebbe ben poco da festeggiare e molto di cui preoccuparsi.​La verità è che questa “notizia” ha l’odore stantio della propaganda. Un dato decontestualizzato, geograficamente errato e qualitativamente ambiguo, pompato ad arte per costruire una narrazione di successo che non trova riscontro nella realtà quotidiana di una città che, per il vero divertimento e per una reale politica culturale, attende ancora risposte concrete. Il tutto, con la complicità di una stampa che ha abdicato al suo ruolo di verifica delle fonti, preferendo fare da megafono al potere. E i cittadini, ancora una volta, restano con un pugno di fumo e l’amara sensazione di essere presi in giro.

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