Addio a Emilio Fede, un pezzo di storia (e di liti) della TV italiana​

- 02/09/2025
emilio fede ricoverato
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Si è spento a 94 anni Emilio Fede, uno dei volti più noti, potenti e controversi del giornalismo televisivo italiano. Nato a Barcellona Pozzo di Gotto il 24 giugno 1931, è deceduto in una residenza sanitaria assistenziale vicino Milano al termine di una lunga malattia. La sua è stata una carriera monumentale, che ha attraversato le tappe fondamentali della televisione, dal monopolio pubblico della RAI all’era delle reti private Fininvest, lasciando un’impronta indelebile e spesso divisiva.​

Gli Anni in RAI Dall’Africa a Vermicino

​La carriera di Fede decolla in RAI. Inizialmente come inviato speciale in Africa, poi come giornalista d’inchiesta per il prestigioso settimanale Tv7, dove firma numerosi reportage, inclusa una celebre inchiesta sulla “bistecca agli estrogeni”. La riforma del 1976 lo proietta nell’olimpo della notorietà: diventa il conduttore dell’edizione serale del Tg1, un ruolo che ricopre per cinque anni, entrando ogni sera nelle case degli italiani con il suo stile diretto.​Nel 1981 ne diventa direttore. Sotto la sua guida, il Tg1 trasmise un evento che cambiò per sempre la cronaca televisiva: la straziante diretta di 36 ore da Vermicino, nel tentativo di salvare il piccolo Alfredino Rampi. Quella cronaca in tempo reale, seguita da 25 milioni di spettatori, fu il primo, drammatico esempio di “TV del dolore”, ma anche di informazione senza filtri. Dopo la direzione, restò come vicedirettore e si cimentò anche nell’intrattenimento, conducendo il programma “Test” e curando la rubrica “Obiettivo su…”.

Lasciò la RAI nel 1987, dopo una condanna per gioco d’azzardo.​

L’Era Fininvest: da Studio Aperto al Regno del Tg4

​Dopo una breve parentesi a Rete A, nel 1989 Fede approda alla Fininvest, dove stringe un legame inscindibile con Silvio Berlusconi. Inizialmente a capo di VideoNews, diventa l’ideatore e il direttore di Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1. È qui che compie una delle sue scelte professionali più coraggiose: il giorno stesso del debutto del tg, nel 1991, dà per primo in diretta la notizia dello scoppio della Guerra del Golfo. “Fu un momento di grande emozione ma anche di grande paura. Sapevo che scadeva l’ultimatum e con Silvia Kramar […] catturammo il momento del bombardamento di Baghdad prima degli altri”, raccontò.

​Nel 1992 passa a dirigere il Tg4, che diventerà il suo regno per vent’anni. Un telegiornale costruito a sua immagine e somiglianza, spesso accusato di faziosità e di essere la voce del suo editore, ma che Fede ha sempre difeso a spada tratta. La sua lunga avventura a Mediaset si conclude bruscamente il 28 marzo 2012, quando lascia la direzione dopo una trattativa non andata a buon fine con l’azienda, chiudendo un’era della televisione italiana.

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Emilio Fede alla Nuvola di Fuksas
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