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Indagine per corruzione all’Ars, per Galvagno e Amata è il giorno del giudizio (politico) in Fratelli d’Italia

- 31/07/2025
amata galvagno

Oggi l’audizione davanti ai probiviri, all’indomani della chiusura indagini per corruzione e peculato. Svelati i dettagli del presunto “patto” per pilotare fondi in cambio di favori. E le opposizioni all’Ars chiedono un passo indietro: “Questione di opportunità politica”.

PALERMO, 31 luglio 2025 – Un’audizione che sa di processo politico, mentre la giustizia ordinaria accelera il suo corso e fa tremare i vertici siciliani di Fratelli d’Italia. È un giorno cruciale per il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, e l’assessore regionale al Turismo, la messinese Elvira Amata. Entrambi compariranno oggi, in collegamento da remoto, davanti al collegio nazionale dei probiviri del loro partito per rispondere delle pesantissime accuse formulate dalla Procura di Palermo. Un confronto interno, pur richiesto dallo stesso Galvagno, che arriva nel momento più critico: all’indomani della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, atto che prelude quasi certamente a una richiesta di rinvio a giudizio per entrambi.

La scure dei magistrati Federico De Benedettis e Andrea Fusco si è abbattuta ieri su due figure chiave del partito della premier Meloni in Sicilia, al termine di una complessa inchiesta su un presunto sistema di corruzione che lega politica, imprenditoria e gestione di eventi. Le indagini, che hanno visto coinvolti anche altri funzionari e imprenditori come l’event manager Alessandro Alessi e l’impresario Nuccio La Ferlita, dipingono un quadro allarmante di gestione del potere e di fondi pubblici.

Le accuse al Presidente dell’Ars

Le contestazioni a carico del presidente Galvagno, pupillo del presidente del Senato Ignazio La Russa, sono tre: due ipotesi di corruzione e una di peculato. Secondo l’accusa, Galvagno, avvalendosi della sua ex portavoce Sabrina De Capitani – definita dai PM “l’intermediaria degli accordi illeciti” – avrebbe stretto un patto con l’imprenditrice Marcella Cannariato. Il presunto accordo prevedeva l’ottenimento di incarichi e consulenze per amici e membri del suo staff. In cambio, il presidente dell’Ars si sarebbe attivato per pilotare fondi regionali, alcuni dei quali stanziati direttamente nella manovra finanziaria, verso le fondazioni Dragotto e Bellisario, riconducibili alla stessa sfera imprenditoriale.

A questo si aggiunge l’accusa di peculato per l’utilizzo disinvolto dell’auto di servizio, una Audi A6, che sarebbe stata impiegata per scopi personali, per le esigenze del suo autista e del suo staff, e per trasportare persone non autorizzate per finalità extra-istituzionali.

I dettagli dell’inchiesta e l’intercettazione

Dalle carte dell’inchiesta emergono dettagli che imbarazzano la difesa. Su tutte, un’intercettazione ambientale del 28 gennaio scorso nella casa palermitana che Galvagno condivideva con De Capitani. Visibilmente preoccupato, il presidente chiedeva alla sua collaboratrice: “Ma siamo intercettati?”. La risposta fu un categorico “No”, clamorosamente smentito dalle microspie che stavano registrando ogni parola. Un altro filone dell’indagine, scaturito da una perquisizione a Monza, ha svelato un presunto patto corruttivo legato a una mostra del pittore Omar Hassan, che coinvolgerebbe la stessa De Capitani e l’ex direttrice della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, allargando ulteriormente il perimetro dello scandalo.

Il fronte dell’Assessore Amata e la reazione delle opposizioni

L’assessore Elvira Amata è indagata in un filone parallelo, ma connesso, sempre per ipotesi di corruzione. Le indagini sul suo conto si concentrano sulla gestione dei fondi del suo assessorato, in particolare sulla presunta concessione di contributi per grandi eventi e manifestazioni in cambio di favori e utilità.

La chiusura delle indagini ha immediatamente scatenato la reazione politica. Dai banchi dell’opposizione all’Ars, PD e Movimento 5 Stelle hanno chiesto a gran voce le dimissioni di Galvagno dalla presidenza dell’Assemblea, sollevando una questione di opportunità e di tutela del prestigio dell’istituzione.

Dal canto suo, Galvagno ha affidato la sua reazione a una nota, dichiarando di registrare “con soddisfazione che sono state escluse le presunte indebite utilità che avrei percepito a titolo personale” e dicendosi fiducioso di poter chiarire ogni dubbio. Ma la strada appare in salita.

L’audizione di oggi davanti ai probiviri non è solo un atto formale: è il primo passo con cui Fratelli d’Italia dovrà decidere come gestire una bufera che rischia di travolgere il suo gruppo dirigente in Sicilia, in un autunno che si preannuncia caldissimo sia nelle aule di tribunale che nei palazzi della politica.

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