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Impianto di Mili, aggiudicato l’appalto. Germanà (Lega): “Fermate tutto, ci sono rischi per la salute e possibili illegittimità”

- 30/07/2025
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Assegnata la gara da 28 milioni per l’umido, un passo definito storico per la gestione rifiuti a Messina. Ma il senatore, a fianco dei comitati, evoca il ricorso al Tar e l’esposto in Procura: “Troppe ombre, prima le certezze sulla salute dei cittadini, poi i contratti”.

MESSINA, 30 LUGLIO 2025 – Due notizie diametralmente opposte, nello stesso giorno, per il futuro ambientale di Messina. Da un lato, l’annuncio trionfale dell’aggiudicazione dell’appalto per il biodigestore di Mili, il primo moderno impianto per il trattamento dell’umido della provincia. Dall’altro, l’altolà durissimo del senatore della Lega Nino Germanà, che chiede di “fermarsi immediatamente” per gravi rischi sanitari e possibili profili di illegittimità.

La notizia che dovrebbe segnare una svolta è l’esito della gara d’appalto integrato: ad aggiudicarsela è stato il Raggruppamento Temporaneo di Imprese guidato dal Consorzio Stabile Energos di Biella, con un’offerta di poco superiore ai 28,3 milioni di euro. Un’opera attesa da anni, finanziata con fondi PNRR e un cofinanziamento regionale di 5 milioni, che promette di ridurre drasticamente i costi di smaltimento e, di conseguenza, la TARI per i cittadini. L’iter, dopo una prima gara andata a vuoto, sembra ora lanciato: con le autorizzazioni già acquisite, si prevede la firma del contratto a breve e l’avvio dei lavori entro la fine dell’anno, per concludere l’opera entro dicembre 2026.

Ma proprio mentre la macchina amministrativa accelera, la politica frena bruscamente. Con una nota dai toni perentori, il segretario regionale della Lega, Nino Germanà, gela gli entusiasmi. “Non sono contro l’impianto di Mili, ma è sotto gli occhi di tutti che sullo stesso gravano troppe ombre”, dichiara il senatore, facendosi portavoce delle preoccupazioni dei comitati di residenti.

Il cuore della critica di Germanà è la vicinanza del sito prescelto con il depuratore di Mili, una struttura che, a suo dire, presenta già “enormi criticità”. “Due impianti così vicini e così impattanti sull’ambiente – avverte – rischiano di azzerare per i residenti qualsiasi possibilità di continuare ad abitare le proprie case”.

Ma le obiezioni non sono solo ambientali. Il leader della Lega evoca concreti “profili di illegittimità”, ricordando che sull’opera pendono un ricorso che sarà discusso al Tar di Palermo il prossimo 4 dicembre e un esposto alla Procura della Repubblica. Un macigno giudiziario che, secondo il senatore, non può essere ignorato.

Per questo, l’appello rivolto al Sindaco e agli organi competenti è netto: fermare tutto. “Invito a fermarsi immediatamente, in modo che prima di assumere obbligazioni giuridicamente vincolanti nei confronti dell’impresa siano istruite e definite le criticità sollevate dal Comitato Amo il Mio Paese”. Germanà annuncia battaglia, assicurando che eserciterà le sue prerogative parlamentari a fianco dei cittadini “affinché l’impianto venga fermato fino a quando non ci saranno certezze rispetto ai rischi per la salute”.

La città si trova così a un bivio. Da una parte, la prospettiva di un’infrastruttura strategica che potrebbe rivoluzionare il ciclo dei rifiuti. Dall’altra, l’ombra di una battaglia legale e politica durissima, combattuta in nome della salute pubblica e del rispetto delle regole. La domanda, ora, è se la corsa alla realizzazione dell’impianto procederà spedita o se l’invito alla prudenza prevarrà.

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