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ATM, sindacati all’attacco: “Dipendenti spiati da investigatori privati. Ma nulla per gli ammanchi di cassa”

- 26/07/2025
ammanco di cassa in atm

Dura nota di Orsa, Faisa Cisal e Fit Cisl. Nel mirino presunti “pedinamenti a tappeto” dentro e fuori l’orario di lavoro. L’azienda non smentirebbe, giustificando la pratica come “legittima tutela del patrimonio”.

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MESSINA – Un clima di tensione e sospetto serpeggia tra i corridoi e i mezzi di ATM S.p.A. Un gruppo di sigle sindacali – Orsa, Faisa Cisal e Fit Cisl –, dopo CGIL , UIL e UGL, accende nuovamente i riflettori su una questione che rischia di innescare un duro conflitto lavorativo: la presunta attività di controllo massivo dei dipendenti attraverso un’agenzia investigativa privata. L’accusa, formalizzata in una nota dai toni durissimi, parla di “pedinamenti” e controlli che avverrebbero sia durante il servizio sia fuori dall’ambito lavorativo, generando panico e stress tra il personale.

Secondo quanto denunciano i sindacati, la vicenda avrebbe assunto “allarmante concretezza” dopo uno scambio di note con l’azienda, in cui ATM S.p.A., invece di smentire categoricamente l’ingaggio di investigatori, ne avrebbe difeso la liceità. L’azienda, riportano le sigle, avrebbe asserito la piena legittimità di tale strumento “nel caso in cui sussista, ipoteticamente, un ragionevole dubbio che determini l’esigenza di appurare possibili condotte indebite”, potenzialmente lesive per il patrimonio o l’immagine aziendale.

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Una giustificazione che non convince affatto i sindacati, i quali ribattono che le segnalazioni ricevute dai lavoratori non descrivono indagini mirate, ma un “controllo a tappeto di tutti i dipendenti”, messo in atto da un investigatore privato “facilmente individuabile” e più volte avvistato negli ambienti di lavoro. Le organizzazioni sindacali sottolineano l’apparente contraddizione di ATM che, per casi conclamati come gli ammanchi di cassa, avrebbe scelto la via meno invasiva dell’inchiesta interna, mentre ora ricorrerebbe a metodi così drastici per “indefinite necessità aziendali”.

La questione si sposta inevitabilmente sul piano legale e della sicurezza sul lavoro. Le sigle sindacali avvertono che una simile condotta, se confermata, configurerebbe una chiara fonte di Stress Lavoro Correlato (SLC), in violazione del D.lgs. 81/2008. “Una simile pressione innescherebbe una condizione di tensione prolungata”, scrivono, ricordando che il datore di lavoro ha il dovere di “favorire un ambiente collaborativo”, non di alimentare un clima di sospetto.

Inoltre, viene richiamato l’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori, che pone limiti stringenti al controllo a distanza generalizzato, specialmente se attuato con “strumenti subdoli e senza giustificato motivo”. A questo si aggiunge un’ulteriore denuncia: la presunta presenza in azienda di impianti di videosorveglianza non concordati con i sindacati, per i quali si chiede di visionare le necessarie autorizzazioni dell’Ispettorato del Lavoro.

L’ultimatum è chiaro. In assenza di una smentita ufficiale da parte di ATM sull’utilizzo di agenzie investigative per il controllo indiscriminato dei lavoratori, Orsa, Faisa Cisal e Fit Cisl sono pronte a dichiarare lo stato di agitazione di tutto il personale. Contestualmente, la vicenda verrà segnalata formalmente al Garante per la Protezione dei Dati Personali e al competente Ispettorato del Lavoro, già messi a conoscenza della situazione. La palla passa ora all’azienda, chiamata a un chiarimento che potrebbe disinnescare o, al contrario, dare il via a una nuova, aspra vertenza.

Detective in ATM