
La Rete Civica “Partecipazione” di Michele Scurria mette in discussione l’accordo decennale tra Comune e Azienda Trasporti. Nel mirino la sostenibilità economica, la mancanza di servizi innovativi e i dubbi sulla reale destinazione dei fondi.
MESSINA – L’Amministrazione Basile celebra la firma del nuovo contratto di servizio decennale con ATM S.p.A., presentato come un traguardo di stabilità ed efficienza. Ma non è dello stesso avviso Michele Barresi che di ATM, trasporto pubblico e sindacati se ne intende. Michele Barresi, della rete civica “Partecipazione” di Marcello Scurria, propone così un’analisi puntuale mettebdo in discussione non solo la sostenibilità dell’operazione, ma la sua stessa visione strategica.
L’affondo di Barresi parte da una domanda sul passato: che fine hanno fatto i debiti della vecchia ATM, mandata in liquidazione prima dell’avvento della nuova società? “I creditori sono stati tutti saldati? Davvero?” chiede provocatoriamente, insinuando che la narrazione di una “tabula rasa” possa nascondere verità non dette.
Ma è sul concetto di efficienza che si concentra l’analisi. Per la rete civica, l’aumento del numero di bus in circolazione è solo propaganda se non si traduce in un servizio realmente efficace per i cittadini. Efficienza, secondo Barresi, significa “un servizio puntuale, utile per tutti, accessibile anche nei villaggi e, soprattutto, economicamente sostenibile per le casse comunali”. Obiettivi che “in gran parte, sono ancora molto lontani”.
Il nodo centrale è la sostenibilità di un contratto che impegna il bilancio comunale per dieci anni con cifre definite “elevatissime”. “È davvero sostenibile?” si chiede Barresi. “O forse l’efficienza sarebbe costruire un modello più virtuoso, riducendo progressivamente il peso economico dell’ATM sui conti del Comune?”.
L’investimento milionario, prosegue l’analisi, sarebbe giustificato solo da obiettivi ambiziosi e innovativi, non per garantire la semplice gestione corrente. Da qui:
- Esiste uno studio serio per una rete di linee basata sulle reali esigenze dei cittadini e non solo sulla caccia ai rimborsi chilometrici?
- È stato pianificato un sistema tariffario accessibile, con agevolazioni progressivamente estese?
- Sono previsti servizi innovativi come il trasporto a chiamata o un vero aumento della copertura nei villaggi?
Il timore è che questi ingenti fondi pubblici servano in realtà a coprire ben altro. Non un servizio d’eccellenza, ma una gestione ordinaria mascherata da rivoluzione. Non solo. Barresi teme che il contratto serva a garantire la copertura dei costi derivanti dal TRAM fermo per i prossimi 2-3 anni, ma anche a finanziare “maggiori affidamenti che esulano dal trasporto pubblico locale, consulenze ben pagate, spese per eventi, marketing e comunicazione“.
La conclusione è un appello alla trasparenza: “I cittadini hanno il diritto di sapere. E di pretendere un servizio pubblico all’altezza dei sacrifici economici che richiede“. E’ tutta una questione profondamente politica, che si basa non solo sul come si spendono i soldi pubblici oggi, ma soprattutto, su che idea di città si stia costruendo per il prossimo decennio.











