
Mentre i sindacati si interrogano sulla presenza di detective privati a caccia di dipendenti “infedeli”, a Messina ci si chiede se per guidare l’autobus servirà la licenza di uccidere (la noia).
MESSINA 24 LUG – In una città dove prendere un autobus a volte è un’avventura, l’ATM, azienda trasporti del Comune, sembra voler aggiungere un tocco di suspense degno di un film di spionaggio.
Dimenticate le solite beghe sui ritardi o le corse soppresse. La nuova frontiera del trasporto pubblico messinese, a quanto pare, non è un’app più funzionale o una flotta più moderna, ma l’ingaggio di “soggetti esterni – verosimilmente detective privati”. La missione? Controllare i dipendenti, anche ben oltre il tornello dell’azienda.
Il sospetto, è così surreale da sembrare la trama di una commedia all’italiana. A lanciare l’allarme, con una nota che è un capolavoro di understatement burocratico, sono le segreterie di CGIL, UIL e UGL. I sindacati, ricevute “segnalazioni da parte di lavoratori”, hanno deciso di vederci chiaro, mettendo nero su bianco una serie di domande che suonano tanto educate quanto affilate come un rasoio.In pratica, mentre un autista timbra il cartellino e si mette alla guida, potrebbe esserci un Humprey Bogart de noantri appostato al bar di fronte, che prende appunti sul cornetto alla crema o cronometra la pausa caffè. E non solo durante l’orario di servizio.
La nota sindacale parla chiaro: i controlli avverrebbero “anche al di fuori dell’ambito strettamente lavorativo”. Una circostanza che, se confermata, trasformerebbe l’ATM in una sorta di Grande Fratello con le ruote, sollevando “evidenti perplessità in merito alla liceità, proporzionalità e trasparenza”.Le domande poste dai sindacati all’azienda sono un piccolo trattato di diritto del lavoro con un retrogusto amaro e beffardo:Perché gli 007 e non il personale interno? L’azienda non si fida dei suoi? O forse le competenze richieste – pedinamenti, travestimenti, uso di microspie – non rientrano nel contratto collettivo nazionale?Chi ha dato l’ordine? Chi è il “M” della situazione che autorizza queste missioni segrete? Esiste un “ufficio mandati speciali” nei corridoi di Via La Farina? Dove si ferma il controllo?
Il mandato di questi presunti detective scade quando il dipendente rincasa o include anche il controllo sulla corretta raccolta differenziata?
Il limite tra sorveglianza legittima e voyeurismo aziendale, sottolineano i sindacati, è sacro.
E i sindacati? L’hanno saputo per caso, come si scoprono le cose a Messina, per “sentito dire”? Nessuna comunicazione preventiva, nessun coinvolgimento. Un classico.
In attesa di un “riscontro formale e tempestivo”, la città resta col fiato sospeso. I dipendenti dell’ATM, da oggi, guarderanno con sospetto non solo i passeggeri, ma anche il passante che legge il giornale con due buchi per gli occhi e l’uomo col trench d’ordinanza, anche a 40 gradi all’ombra.
L’ATM, dal canto suo, è chiamata a chiarire se ha davvero trasformato la gestione del personale in una spy story a basso costo o se si tratta solo di un grande equivoco. Nel frattempo, un consiglio non richiesto ai lavoratori: massima attenzione. Il vostro vicino di posto potrebbe non essere un semplice pendolare, ma un agente in incognito con un solo, oscuro obiettivo: scoprire se avete timbrato il cartellino dell’onestà.










