

MESSINA – Il caso che vede indagato il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, per l’uso dell’auto di servizio, si arricchisce di un nuovo commento politico. A intervenire è la senatrice di Italia Viva, Dafne Musolino (non dimentichiamolo, è un avvocato) che attraverso i suoi canali social offre una precisa lezione di diritto e di etica pubblica, prendendo spunto proprio dalle contestazioni mosse al Presidente dell’ARS.
La vicenda, come riportato dagli organi di stampa, vede Galvagno accusato di peculato per aver utilizzato la cosiddetta “auto blu” per scopi non istituzionali. Due gli episodi principali al vaglio degli inquirenti: il trasporto di persone non autorizzate e, soprattutto, l’ormai celebre richiesta all’autista di recarsi a comprare kebab e patatine per il pranzo del Presidente.
È proprio su questo punto che si concentra l’analisi della senatrice Musolino, che mira a spiegare perché un gesto apparentemente “banale” possa assumere una rilevanza penale. “Talvolta può sfuggire la comprensione della rilevanza penale di condotte che ci appaiono banali, come chiedere al servizio scorta di andare a comprare il pranzo e portarlo in ufficio“, esordisce Musolino.
La senatrice chiarisce il principio fondamentale che regola l’utilizzo dei beni pubblici: “Basterebbe tuttavia rammentarsi che l’uso di tutto ciò che è pubblico è posto al servizio della carica politica che si ricopre e non della persona che riveste la carica”. È questa la distinzione cardine su cui si basa l’intero impianto etico e giuridico dello Stato. La macchina di servizio, il personale, gli uffici sono a disposizione della figura istituzionale per l’espletamento delle sue funzioni pubbliche, non per soddisfare le esigenze private dell’individuo che, in quel momento, ricopre quel ruolo.
Musolino articola ulteriormente il concetto, separando nettamente i due piani: “La carica politica si sposta per servizio, la persona si sposta per soddisfare le sue esigenze, di qualsiasi tipo esse siano”. Lo stesso vale per il personale, che “dipende dalla pubblica amministrazione […] e non da quella persona“.
La riflessione della senatrice si conclude con una regola chiara e inequivocabile, un monito per chiunque gestisca la cosa pubblica. “In sostanza la regola è presto detta: la carica politica è destinata a cessare allo scadere del suo mandato, mentre l’organizzazione amministrativa del personale e dei servizi rimane sempre e solo al servizio della carica e mai della persona che riveste ratione temporis quella carica”.
L’intervento di Dafne Musolino non entrando nel merito dell’indagine giudiziaria, ribadisce un principio fondamentale di correttezza e legalità, sottolineando come la gestione del potere e delle sue risorse richieda una consapevolezza e un rigore che non ammettono scorciatoie, nemmeno per un kebab.

